“Vincolo Turistico”: la piccola rivoluzione urbanistica di cui (quasi) nessuno parla

“Vincolo Turistico”: la piccola rivoluzione urbanistica di cui (quasi) nessuno parla

Al Turismo bisogna crederci, senza continuare a dire che tutto va bene

Ma il potere, come il fanatismo, non ama i dubbi. Il potere, in Italia come qui da noi, è anche lento e burocratico. In più, se a tutto questo aggiungi che neppure noi sappiamo bene quello che vogliamo… abbiamo esattamente il quadro della situazione; cioè, di una Rimini che avrebbe tutte le possibilità per costruire un futuro che la rilanci nel panorama della città in grado di “ospitare il mondo”, di rinnovare lo spirito di accoglienza, di produrre innovazione nell’ambito dell’ospitalità turistica: queste possibilità sarebbero a portata di mano se tutti noi non affondassimo nella pigrizia del “tirare a campare”, nella scelta di non scegliere rinviando ad un futuro (non misurabile) il toccasana di tutti i nostri attuali problemi e, soprattutto, se fossimo più sinceri con noi stessi ammettendo di essere ‘umanamente inferiori’, in tante cose, ai nostri nonni e genitori, costruttori (in tutti sensi) di una grande economia dell’ospitalità: più forti, più modesti, più cordiali…
Si può uscire dall’impasse
Ma veniamo al dunque. Quali sono queste possibilità? Oggi, e la cosa è ampiamente accertata, esistono le condizioni per trasformare – nella fascia marina, ben perimetrata, ben delimitata – gli alberghi chiusi da tempo (centinaia e centinaia in fase di degrado, e i tanti altri privi di una indispensabile riqualificazione), oltre alle colonie inattive da decenni, in qualcosa di utile alla città turistica del futuro: grazie, soprattutto,  ad una sorta di “rivoluzione urbanistica”, che permetterebbe di trasformare il “vincolo alberghiero“ in “vincolo turistico”. Si tratterebbe, nella fascia marina, strettamente turistica, di eliminare la regola che impedisce ad un albergo di diventare qualcosa di diverso da se stesso, consentendo, però, solo conversioni valide a migliorare l’ambiente (niente condomini!), per renderlo più accogliente per gli ospiti e per i residenti (esempio, l’ex Colonia Enel che a Marebello sta per diventare una moderna piazza, vista mare).
Ciò consentirebbe, con grande facilità, la conversione delle strutture abbandonate, o in via di abbandono, in centri benessere (spa), in strutture per la ristorazione collettiva, piscine e impianti sportivi, in condhotel, in aree verdi ed attrezzate, in silos multipiano, in foresterie per lavoratori stagionali, studenti, personale sanitario, ma soprattutto adottare la soluzione per la quale l’albergatore cedendo l’immobile riceve in cambio volumetrie residenziali in altre zone della città o la possibilità di aggiungere volumetrie in verticale ad altro albergo, oltre  a favorire il sorgere di alcuni grandi e moderni alberghi grazie al recupero degli spazi occupati dalle strutture abbandonate, con la politica degli accorpamenti; ma anche  incentivando la ‘creatività’: pensiamo a spazi culturali, poli turistici innovativi o luoghi dedicati a servizi ed eventi…
Ma possiamo aspettare cinque, sei, sette anni?
Tutto questo, ed altro, sarebbe possibile, con il nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG), già in cantiere, fondamentale per la definizione di quale avvenire assegnare all’antica vocazione della nostra città. Negli incontri preliminari (con il Comune, con il Piano Strategico) è sembrato che tutti volessero imboccare questa strada. Salvo poi scoprire – ma non ci voleva molto – che per avere un Piano Urbanistico che permetta e consenta tali trasformazioni ci vorranno diversi anni (inoltre, di mezzo ci sono anche le elezioni del 2027 per il rinnovo del Consiglio Comunale).
E allora? Aspettiamo il 2035 per vedere la realizzazione dei primi risultati di questa rigenerazione turistica? Vogliamo battere il record della Murri?
Una scorciatoia per il futuro
Colpo di scena: esiste una legislazione regionale (21 dicembre 2017, n. 24) che permette di anticipare nettamente i tempi, attraverso quello che si chiama “accordo di programma”. Si tratta di uno strumento tra enti territoriali (Regione, Provincia e Comune) mediante il quale le parti si coordinano per la realizzazione di opere e programmi di intervento che comportano varianti agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica esistenti, nel nostro caso la sostituzione del vincolo alberghiero con un vincolo turistico, che potrebbe aprire la strada alla grande trasformazione. Il Presidente della Regione, o il Sindaco che intendono promuovere un accordo di programma provvedono a convocare una conferenza preliminare dei soggetti partecipanti.
Se il Comune di Rimini, assiema al “cerchio magico” che dirige il nostro Turismo, imboccasse questa strada è molto probabile che entro il 2027 la città potrebbe iniziare a dar vita ad una grande rigenerazione. L’accordo di programma viene suggerito anche da chi, tra i riminesi, ha fatto grande esperienza amministrativa sia in Comune che in Regione. Un’iniziativa che dovrebbe coinvolgere tutte le forze della città.
Ma da solo l’accordo di programma basterebbe a far decollare la situazione, una situazione stagnante non poco?
Ma dove trovare le risorse economiche per queste soluzioni? Non basta redigere un nuovo assetto urbanistico (PUG o accordo di programma, naturalmente indispensabili), unitamente alla volontà di non mettere più “i bastoni tra le ruote”:  è essenziale, indispensabile, dar vita ad uno staff di professionisti capace di impegnarsi nella ricerca di investitori esterni ed interni, rendendo attraenti gli investimenti a Rimini, in Riviera:  fondi comuni d’investimento, capitali esteri  pronti ad arrivare in Italia (che finora hanno preferito altre località), catene alberghiere, grossi tour operator, finanziamenti europei, statali e regionali…
POST SCRIPTUM
Possibilmente bisogna essere onesti e, nel mio caso, ammettere che quello che avevo scritto dieci giorni fa (nell’articolo che riporto integralmente) è contraddetto dai fatti: dalle decisioni (per ora verbali) dell’Amministrazione riminese, per bocca di Jamil. Avevo scritto che il Comune rinviava alle calende greche le scelte – delicate e gravose – riguardanti il destino dei 300 alberghi chiusi da tempo. E invece no. Tutto si farà presto, anticipando il Piano Urbanistico Generale, con lo strumento denominato “accordo di programma”, volto ad impedire che quelle strutture abbandonate diventino condomini: al loro posto ci saranno tante soluzioni utili al rilancio del nostro turismo. Ma, purtroppo, non sarà una battaglia facile, non sarà una passeggiata (già sono in movimento avvocati e TAR). Ecco perché tutti dovrebbero concorrere (opposizioni incluse) a creare un fronte capace di resistere. È indispensabile! Agli inizi degli anni ’90, a fronte di una crisi del nostro turismo (una delle tante dopo i successi degli anni ’50 e ’60), nacque l’associazione RIMINIDAMARE; avrebbe dovuto chiamarsi diversamente, l’idea di partenza era quella di UN TURISMODAMARE… Dopo più di 30 anni, UN TURISMODAMARE è l’associazione che ci vorrebbe, visto che arrivato il momento di difendere e promuovere il Turismo proprio qui da noi, tra i riminesi.

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