«Segnali di novità e di confronto in questa campagna elettorale»

«Segnali di novità e di confronto in questa campagna elettorale»

"Ho visto in Ceccarelli un modo nuovo di affrontare la politica, nel suo significato più alto e nobile. Il ritorno del concetto di “Polis” come partecipazione, dialogo tra persone che pur con idee diverse si ascoltano e rendono il loro apporto solo ed esclusivamente per la ricerca del bene della città». Lettera.

È ormai fuori dubbio e discussione che il candidato alla carica di sindaco di Rimini, Enzo Ceccarelli, conosca a fondo i problemi che affliggono la città, e che abbia idee molto chiare riguardo la Rimini del futuro.
Ha incontrato associazioni economiche, i commercianti del Centro Storico e semplici cittadini, ma non solo, per dialogare e capire le esigenze ascoltando i loro punti di vista sui temi nevralgici, trascurati e irrisolti.
A tal proposito, in settimana, tra l’altro, ha richiesto e ritenuto opportuno tenere due incontri per approfondire importanti annosi argomenti insoluti dalla cessata amministrazione, nonostante “regnante” da ben dieci anni.
Il primo riguardante la pedonalizzazione del Ponte Tiberio senza un’alternativa, e il pastrocchio della viabilità riminese conseguente a quella chiusura, già affetta da annosi problemi mai affrontati nel suo insieme. Una tela consunta accanitamente rattoppata, infine lacerata e inefficace per la sua funzione.
Ascoltando qualificati tecnici che operano anche nel settore urbanistico e della mobilità, ha preso atto delle varie soluzioni che si sarebbero potute e dovute preventivamente adottare per pedonalizzare il bimillenario monumento, e di come si sarebbe dovuto operare per non mettere in crisi la viabilità, specie non dirottando il traffico in Via Ducale e nelle strade circostanti. Progetti peraltro non recenti o usi alla contingenza, ma di assai datato concepimento.
Il secondo riguardante la cultura, incontrando alcuni personaggi di quell’importante mondo riminese, che gli hanno significato la loro visione della città e la conseguente valorizzazione del patrimonio storico e culturale, tesa ad attrarre un tipo di turismo alto, colto e di qualità. Oltre all’incremento che questo tipo di visitatore potrebbe significare per le attività ricettive specie nei periodi invernali.
È importante sottolineare che le persone incontrate non appartengono politicamente agli schieramenti che sostengono Ceccarelli, e lo posso personalmente garantire in quanto ben conosco le stesse, e presente in entrambe le occasioni.
Un’iniziativa politica – attenzione! non partitica – che sgombra il campo dalle strumentalizzazioni e dalle polemiche, avulsa quindi da certe logiche elettorali. Non a caso è stata attuata una scelta di basso profilo ma di sostanza, lontano dai riflettori mediatici, senza enfatizzazioni preliminari, e avulse quindi dalla solita abitudine elettorale tesa a creare specchietti per le allodole e a cavalcare le situazioni del momento.
Proprio per tale motivo ho visto quindi un modo nuovo di affrontare la politica, nel suo significato più alto e nobile. Il ritorno del concetto della “Polis” come partecipazione, confronto, dialogo tra persone che pur con idee diverse si ascoltano e rendono il loro apporto solo ed esclusivamente per la ricerca del bene della città; lontano dall’imperante concetto fin qui in voga, che ha sempre tacciato la diversità d’opinione come ostilità o faziosità, quando non addirittura inimicizia, senza volerla cogliere come una risorsa.
Dall’altra parte assistiamo invece al solito scontato teatrino elettorale. Altri candidati alla carica di primo cittadino, sono stati a tutti gli effetti principali protagonisti della spirata amministrazione. Oggi costoro, oltre ad inserire nel loro programma “tutto a tutti” e cose che non sono stati capaci di compiere in un decennio, si riempiono la bocca di parole d’effetto come “dialogo” e “confronto”.
In realtà cercano di far dimenticare che quegli importanti valori assenti da un decennio, sostituiti da una sordità e da una spavalda, inconcepibile e dannosa autoreferenzialità, proprio per il loro importante ruolo, sono stati da essi stessi colpevolmente e pervicacemente negati, soprattutto esaltati e approvati in colui che ha fatto di ciò un modo personale di governare.
Queste peculiarità sono innate, e non si materializzano certo forzatamente o furbescamente in occasione di un periodo elettorale e a tempo scaduto. Un passato da archiviare quindi, anche se questo per qualcuno “è già [il] domani”.
Oggi assistiamo al declino di certi ripetitivi ed obsoleti modelli gnassiani imposti accanitamente, con il loro incondizionato “placet”. È solo un tentativo di difendere un fortino fatto di legami e relazioni perpetuate nel tempo, e meramente finalizzato al mantenimento del potere fine a sé stesso.
Ma quel nuovo spacciato per tale appare sempre più imbellettato come un’auto di seconda mano alla quale, dopo i ritocchi di rito alla carrozzeria, si sottraggono pure i chilometri di percorrenza dal tachimetro.
C’è invece chi adesso si presenta senza quei lacciuoli, libero da vincoli, e per questo riesce ad avere una visione migliore della città e delle sue problematiche, senza preconcetti e distinzioni.
Facciamo sì che dopo un periodo di “monarchia assolutistica” Rimini ritorni Polis, che i cittadini ritrovino la passione di partecipare alla vita politica della città, che abbiano ascolto e non siano strumentalmente divisi per strategie di bottega.
E che per la città si riappropri della sua vivibilità che non sia quella solo notturna. Crediamoci quindi, è un’occasione per restituire il decoro e la dignità che merita una città a vocazione turistica e culturale, persa per scelte insensate.

Salvatore de Vita

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