Fatta la squadra di Bonaccini che aumenta la sua distanza da Rimini e dalla Romagna e premia solo il ravennate Corsini, appesantito di una nuova delega. Il clima diventa la priorità, in linea con la svolta ideologica impressa dal governatore. Che giustifica anche la vicepresidenza "coraggiosa, ecologista e progressista".
A Rimini la nuova giunta regionale ci verrà in trasferta, il 30 marzo. La prima uscita sarà a Parma il 9 marzo, perché è la capitale della cultura. Rimini è la capitale senza assessore regionale e il tour di Bonaccini e dei dieci che compongono la sua squadra farà tappa in un secondo momento.
Presentando questa mattina la formazione il presidente ha fatto un accenno a Rimini: “Intendiamo rafforzare l’impegno di riqualificazione del waterfront di tutta la costa ma abbiamo scelto la città simbolo, dove peraltro c’è la celebrazione di Fellini 100 e andremo anche in qualche altro comune riminese”. Stile statua della madonna pellegrina di Lourdes. E’ stato l’unico riferimento a Rimini e alla Romagna. Le grandi escluse dalla neocostituita giunta. Rimane in sella Andrea Corsini che si vede premiato, non si sa bene per quali meriti, anche con la delega a mobilità, trasporti e infrastrutture. Avrebbe avuto già il suo bel daffare per lavorare pancia a terra solo sul turismo, invece è stato appesantito anche da altre notevoli incombenze. Vedremo.
Bonaccini dà l’impressione di credere troppo nel ruolo di salvatore della patria dem che gli è stato cucito addosso in occasione di un voto, quello del 26 gennaio, che grazie a Salvini ha assunto contorni nazionali. Ma terminata la guerra e ritirati gli eserciti dal campo di battaglia, Bonaccini indossa ancora i galloni. Non capendo che la ribalta nazionale gliel’ha offerta il suo nemico ma farebbe bene a togliersi certi grilli dalla testa. Che questo sia il tema lo si è capito anche oggi. Davanti ai giornalisti Bonaccini ha fornito i suoi consigli interessati a Zingaretti e compagnia: “Il Pd dovrà darsi un profilo più preciso, identitario, con una nuova classe dirigente a guidarlo che sappia prendere di più e meglio dai territori”. Fino ad arrivare a dire: “Voglio un partito i cui dirigenti, se entrano in un bar, sappiano ascoltare e rispondere a chiunque incontrano”. E anche: “Non so se potremo essere anche un laboratorio da sprone e da esempio per quello che dovrà accadere nel centrosinistra nazionale, ma penso serva un centrosinistra molto più largo e molto più civico; di certo abbiamo dato un bel contributo: dopo 10 regioni perse noi siamo l’unico caso negli ultimi due anni in cui si è vinto molto bene. In una cosa siamo stati bravi, dare respiro e dimostrare che la destra si può battere anche quando sembra invincibile”.
In questo modo, però, Bonaccini – pur ripetendo che vorrà essere giudicato per quel che farà insieme alla sua giunta – dimostra di essere già entrato con entrambi i piedi in un meccanismo pericoloso. Rischia di guidare l’automobile Regione in un rally azzardato, più ideologico che pragmatico, non per tagliare traguardi di cui l’Emilia Romagna ha bisogno, ma per gareggiare misurandosi con altri piloti del panorama politico nazionale.
Spinge in questa direzione (rimanere sotto i riflettori della politica nazionale) anche la composizione della giunta. La casella del vicepresidente è il caso più eclatante. Bonaccini passa da Elisabetta Gualmini a Elly Schlein. Difficile anche metterle sui due piatti della stessa bilancia perché rischierebbe di rompersi. Della prima (qui) si conoscono la carriera accademica, la presidenza dell’Istituto Cattaneo e i volumi di scienza politica che ha dato alle stampe. Della seconda si sa che è laureata in giurisprudenza, che ha collaborato alla realizzazione di un documentario, che ha partecipato come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama, che è stata eletta come esponente della corrente “civatiana” alla direzione nazionale del Pd, che nel 2014 è entrata all’Europarlamento con un bel bottino di preferenze (qui). Questa giovane “coraggiosa, ecologista e progressista”, etichetta che le ha consentito di intercettare i voti della sinistra-sinistra e del popolo delle sardine, sarà vicepresidente della Regione Emilia Romagna. Si occuperà di contrasto alle diseguaglianze e all’emergenza climatica: patto per il clima, welfare, politiche abitative, politiche giovanili, cooperazione internazionale allo sviluppo, rapporti con l’Ue. Bonaccini l’ha elogiata come “una ottima parlamentare europea, quando andavo a Bruxelles era sempre presente alle riunioni ogni volta che ci vedevamo per discutere di questioni relative all’Emilia Romagna; ci conosciamo da tanti anni e c’è una stima reciproca fortissima”. Poi c’è la “sensibilità di Elly su alcune tematiche sulle quali abbiamo fatto troppo poco in passato, a partire da quella della emergenza climatica“.
Il clima, argomento molto giocato in chiave ideologica, è il caposaldo programmatico del governo Bonaccini II. L’emergenza climatica insieme al nuovo patto per il lavoro e la legalità sarà il primo cavallo di battaglia. Bene per il lavoro, perché c’è tanto da fare, ma la “svolta ecologista”, che passa anche per “l’acquisto del primo mezzo milione di alberi” da piantare “entro l’estate per arrivare a 4,5 milioni nella legislatura, uno per ogni emiliano-romagnolo”, appare un po’ come il cuneo per andare ad occupare la scena politica nazionale e per “educare” la sinistra italiana.
I commenti. E’ doveroso partire da quello che Emma Petitti ha da poco postato: “In bocca al lupo alla nuova Giunta della Regione Emilia-Romagna. Una grande responsabilità unita al privilegio di essere al servizio di una comunità bellissima come la nostra, che in questi anni ha fatto della crescita e coesione sociale i suoi pilastri. Ora tutti al lavoro per raggiungere i nuovi obiettivi che ci siamo posti per migliorare sempre di più la qualità di vita dei cittadini. C’è grande fiducia”. Per lei dovrebbe esserci la presidenza della assemblea legislativa.
Esulta Andrea Gnassi che formula i migliori auguri a Stefano Bonaccini e alla nuova giunta regionale “per questa avventura, carica di fiducia e aspettative ben riposte, perché il lavoro, la concretezza e l’attenzione verso i territori dimostrata dal Presidente nei 5 anni di governo regionale sono il migliore viatico per l’attività di questo inedito esecutivo che ha davanti sfide decisive da affrontare e vincere”. Evidentemente al sindaco di Rimini non interessa che Rimini sia rappresentata in Regione, e non piange per l’assenza di Emma Petitti. Ci pensa lui a quel che serve: “Rimini si relazionerà con la Regione con il suo presidente, in ordine alla qualità e il merito dei progetti e dei programmi che la città sarà in grado di proporre. Niente di più, niente di meno. Lo abbiamo fatto nei 5 anni precedenti, trovando grande attenzione e disponibilità nel Presidente e nella sua giunta. Lo faremo ancora di più nei prossimi mesi, considerando Rimini un laboratorio di rigenerazione urbana e pratiche innovative, certamente in linea con gli orizzonti che si è dato il Presidente Bonaccini alla guida della Regione Emilia Romagna”.
E’ contento anche Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna, che esprime “grande soddisfazione e plauso per la conferma dell’assessore Andrea Corsini nella giunta della Regione Emilia-Romagna, in particolare per la delega alle infrastrutture e ai trasporti che si aggiunge a quella del turismo”. Perché? “Abbiamo molto apprezzato l’operato dell’assessore nel precedente mandato, e siamo certi che saprà dare un contributo importante anche nel nuovo incarico, che riguarda un aspetto cruciale per imprese e cittadini come quello delle infrastrutture e dei trasporti: oggi la mobilità è il tema dei temi, che abbraccia in modo trasversale industria, turismo, cultura, studio e tempo libero. L’attrattività di un territorio si misura sempre più anche in base alla qualità delle sue connessioni, e per noi è particolarmente significativo che questa delega sia stata affidata a un assessore romagnolo, a cui vanno le nostre vive congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro. Nella nostra associazione troverà sempre un interlocutore aperto al confronto e alla collaborazione”.
Fuori dal coro la Lega. “Stefano Bonaccini salda i debiti contratti durante la campagna elettorale e conserva i ‘fedelissimi’. Una Giunta molto debole, quindi, e spostata verso la sinistra radicale, dove i moderati hanno un ruolo marginale. Come c’era da aspettarsi la Romagna è stata penalizzata, con il solo ravennate Andrea Corsini. Sorprende poi il nome dell’outsider Paola Salomoni, nominata assessore a Scuola e Università, bolognese residente a Cesena, di fatto estranea alle logiche politiche romagnole. Nei fatti, amministratori, politici e noti candidati della Romagna sono stati esclusi dalla rosa dei prescelti. Un esempio per tutti Claudio Vicini, l’affermato medico dell’area di Italia Viva, il più votato della Lista Bonaccini in Romagna, che, anche a nostro avviso, avrebbe potuto essere un valente assessore alle Politiche per salute. Purtroppo anche in questo caso la scelta è stata quella di premiare un usato sicuro come Raffaele Donini, già criticato assessore ai Trasporti. Sul resto per ora stendiamo un velo pietoso, con l’unica eccezione della ‘sardina coraggiosa’ Elly Schlein, un nome che fa discutere e non in termini positivi. Certamente sponsorizzata ad alti livelli, Schlein è stata la più votata di una lista di varie anime della sinistra che è arrivata al solo 3,77 per cento. Certo un dato importante per la vittoria risicata di Bonaccini, ma irrilevante dal punto di vista politico. Eppure Bonaccini le ha affidato un ruolo di primo piano, nonostante le note posizioni di Schlein su tante materie non possano trovare spazio e consenso anche nelle aree più moderate e di matrice cattolica del Pd”. Così Jacopo Morrone e i consiglieri eletti in Romagna Massimiliano Pompignoli, Andrea Liverani, Daniele Marchetti e Matteo Montevecchi.
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