Lettera: “Siamo un territorio d’occupazione, anche dal punto di vista politico”

Lettera: “Siamo un territorio d’occupazione, anche dal punto di vista politico”

Gli ultimi avvenimenti seguiti alle elezioni regionali dicono che Rimini è sotto scacco, in una Romagna che conta sempre meno. Con un Pd che certifica la sua debolezza di "colonia territoriale".

Vogliamo essere considerati eredi di Giulio Cesare e dell’impero Romano (e magnifichiamo l’Arco D’Augusto, il Ponte di Tiberio, l’Anfiteatro), di Sigismondo Malatesta (Castello e Tempio Malatestiano), di Fellini (la dolce vita, i Vitelloni, Amarcord), gli eredi anarchici e un po’ briganti alla Stefano Pelloni, sotto lo stato Pontificio.

Rimini è stata, ed ora lo è ancora di più, terra di conquista o, meglio, territorio d’occupazione, prima Roma, poi dai Malatesta, dai Papi e non è eretico dire … dai turisti, sì dai turisti.

E’ finita? No. Leggiamo gli ultimi avvenimenti seguiti alle elezioni regionali e troviamo ulteriori dati di fatto per affermare che Rimini è sotto scacco. Esterno o, meglio, non è governata e controllata come si vuol fare credere. Apriamo gli occhi!

Bonaccini ha festeggiato anche a Rimini, ex Pescheria, la sua vittoria, ribadendo per la felicità giornalistica che l’ha riportata come endorsement al PD locale, che il risultato riminese era quello più significativo a livello regionale in termini di crescita percentuale ma anche per le preferenze che la candidata Petitti ha ottenuto.

Fin qui, si dirà, tutto bene. Questi sono gli atti, ora arriviamo ai fatti.

La Regione Emilia Romagna si è dotata di una legge in base alla quale la rappresentanza nella assemblea legislativa è così ripartita: Emilia 41 consiglieri, Romagna 9 consiglieri. Certo, la popolazione emiliana è circa il triplo di quella romagnola ma la proporzione non c’è comunque, per cui siamo in credito di circa 4 consiglieri.

Ora veniamo alla rappresentatività in Giunta, dove si nota l’assenza di una rappresentanza del territorio riminese dopo le passate due legislature.

Ma Bonaccini non aveva detto che a Rimini si era vinto e che i consiglieri avevano avuto un ottimo risultato? Alla faccia! Viene da chiedersi se fosse andata male cosa sarebbe successo. Peggio di così è difficile da immaginare. Ma, come si dice, al peggio non c’è mai fine.

Torniamo agli eredi, o meglio al territorio occupato. Questi ultimi fatti dovrebbero fare aprire gli occhi a chi crede di essere governato dagli eletti locali. I burattinai, o meglio chi tira le fila nelle decisioni che contano sono altri, che bene si mimetizzano, ma il “sacco” a cui Rimini è soggetta viene ratificato anche dalla composizione della nuova giunta regionale.

Ma come fa Bologna, sì proprio Bologna, a “occupare”  il territorio? Tramite alcune rappresentanze, esempio la Fiera, Hera, Romagna Acque, Ausl, Start Romagna, alcuni “sponsor” e rappresentanti a scuole private e manifestazioni d’interesse non solo nazionale, aeroporto, associazioni di categoria eccetera.

Questi sono i capitani di ventura occulti che non hanno partecipato alle elezioni regionali ma che si posizionano a condizionare o, meglio, a far sì che si ubbidisca agli input di Bologna (intesa non come città ma come entità di una regia costituita).

Si può dire che il 26 gennaio percentualmente ha perso la Lega, ma politicamente ha perso il PD locale che certifica la sua debolezza divenendo una colonia territoriale con una reggente (Petitti) che forse sarà utile per il dopo Gnassi.

Roberta T. Pascale

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