Il 24 giugno scade il mandato della giunta Vitali, che rimarrà in carica, al massimo, fino al 31 dicembre ma a titolo gratuito. Restano a fare volont
Il 24 giugno scade il mandato della giunta Vitali, che rimarrà in carica, al massimo, fino al 31 dicembre ma a titolo gratuito. Restano a fare volontariato tutti gli assessori attuali, esclusa Meris Soldati, che dovrebbe tornare alla Cgil. Nel frattempo si prepara il passaggio al nuovo ente (prima della totale cancellazione delle Province), elaborando un nuovo statuto e predisponendo le elezioni che porteranno all’insediamento di 12 consiglieri più il presidente scelti fra i sindaci e gli eletti nei consigli comunali dei 26 comuni riminesi. Ma il vero punto interrogativo per il futuro è quello delle risorse che non ci sono. Come saranno garantiti gli interventi sull’edilizia scolastica e la manutenzione delle strade? Sembra di essere tornati indietro agli organi intermedi della Regione, i Circondari. Ecco cosa accadrà e la tempistica delle principali scadenze.
Bye Bye Provincia. Ci ha messo più di un secolo Rimini ad ottenere la sua, partendo da una proposta di legge del senatore Giuseppe Saracco che nel 1907 chiese l’autonomia da Forlì, anche se poi si dovette attendere fino ai primi anni 90 per il decreto istitutivo. Ora si torna indietro, ad una sorta di Circondario, che a Rimini cominciò ad operare nel 1974 come organo intermedio della Regione. Pochissimi soldi, funzioni di area vasta, compiti di programmazione e indirizzo. Il futuro di quel che resta delle Province, grazie alla cosiddetta riforma Delrio, sarà più o meno percorso con questa marcia. Spogliate di quasi tutto, praticamente ectoplasmi, in attesa della cancellazione vera e propria che arriverà con la revisione costituzionale. Il nuovo presidente dell’era “post Vitali” durerà in carica due anni, infatti, il tempo necessario per modificare l’architettura della Costituzione e mettere una pietra tombale sulle Province.
Il 24 giugno scade il mandato della giunta Vitali, che rimarrà in carica, al massimo, fino al 31 dicembre ma a titolo gratuito, niente più compensi a partire dal 25. Quel che si sa è che sia Vitali che pressoché tutti gli assessori (compresa Stefania Sabbia che nel frattempo è diventata sindaco di Verucchio) tranne Meris Soldati (che dovrebbe tornare alla Cgil), resteranno al proprio posto con spirito di volontariato. Ma i volontari con ogni probabilità non dedicheranno tanto tempo alla cosa pubblica, essendo impegnati a titolo gratuito.
Ma attenzione perché, come accade spesso in Italia, i complicatori delle cose semplici si sono dati parecchio daffare. L’iter verso la nascita del nuovo organismo prevede che debba essere elaborato un nuovo statuto e poi si metterà mano alle altrettanto nuove cariche elettive che saranno tutte a titolo gratuito. Già, cariche elettive. Si dovrà procedere alle elezioni, sia del presidente e sia del nuovo consiglio, che conterà 13 membri (12 più il presidente). Il corpo elettorale sarà formato dai consiglieri eletti e dai sindaci dei 26 comuni riminesi. Si formeranno delle liste e il meccanismo elettorale prevede anche la ponderazione del voto, tenendo conto della popolazione e della distribuzione dei resti, giusto per complicarsi ulteriormente la vita. Elezioni vere, insomma, che vedranno molto probabilmente trasferire in questo ambito istituzionale i ben noti “conflitti” di schieramento. Sarà tutto da vedere come si concilieranno le posizioni di destra, sinistra, centro, liste civiche e grillini. Il presidente dovrà scatutire da uno dei sindaci in carica da Bellaria a San Giovanni in Marignano passando per l’entroterra e l’Alta Valmarecchia. Il tutto entro dicembre. Il presidente Vitali ha convocato per il 24 giugno tutti i sindaci della provincia per cominciare a spiegare loro il quadro dei cambiamenti in vista di una auspicabile concertazione.
Fin qui la forma, ma la sostanza fa rizzare i capelli non di meno. Il nuovo ente sarà pressoché in bolletta, con un bilancio di pura sussistenza, e c’è da chiedersi dove troverà le risorse per gestire servizi fondamentali. Non solo dovrà fare i conti con trasferimenti dello Stato pari a zero, ma alle Province, compresa quella di Rimini, Roma chiede soldi, anziché darne. All’ente di corso d’Augusto, all’interno dei tagli decisi dal governo per Regioni, Province e Comuni, è stato chiesto di versare 2 milioni di euro allo Stato e com’è facile immaginare non è stato un giochetto concludere la manovra economica, ma alla fine la somma è saltata fuori tagliando qua e la.
Circa le funzioni che rimangono all’ente ce ne sono alcune fondamentali per la vita dei territori interessati, come la manutenzione delle strade provinciali, delle scuole superiori, gli interventi in casi di maltempo e neve in particolare. Tanto, anzi tantissimo, ma senza “euri”. Le “funzioni fondamentali” elencate nella legge 56 del 7 aprile scorso sono infatti le seguenti: “Pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente; pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale (…) nonché costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente; programmazione provinciale della rete scolastica; raccolta ed elaborazione di dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali; gestione dell’edilizia scolastica; controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale”. In altre province, come Ferrara, gli amministratori hanno minacciato di chiudere centinaia di chilometri di strade in mancanza delle risorse statali. Ma non è finita, perché le Regioni potranno assegnare nuove competenze che potrebbero portare con sé anche del personale ad hoc.
E veniamo al personale. Una quarantina le unità che si prevedono in uscita, fra personale a tempo determinato (compreso il portavoce del presidente che viene dato in partenza per lo stesso ruolo ma a Palazzo Garampi) ed altro.
A proposito di sfoltimenti, come se la passano le partecipazioni della Provincia? Ad oggi figura in ben 17 fra spa, srl e consorzi. Non tutte in attivo visto che fra le partecipate c’è anche la Società del Palazzo dei Congressi, ad esempio.
COMMENTI