Ho ereditato impegni già presi dal mio predecessore ed ho firmato lettere preparate dal dirigente. Non avevo nessuna competenza in ambito tecnico, contabile e amministrativo. E' stato questo un passaggio centrale della difesa dell'ex presidente della Provincia in aula. Dove ha anche disconosciuto una lettera a lui attribuita. Per il prosieguo del processo è emerso ieri che probabilmente né il sindaco di Rimini e né il presidente della Fiera renderanno l'esame. Mentre Maggioli e Ravaioli faranno dichiarazioni spontanee.
“Questa firma non è mia”. Ieri è stato il turno dell’ex presidente della Provincia Stefano Vitali (oltre che di Mario Formica) al processo Aeradria. E ad un certo punto del pomeriggio, sotto l’incalzante controesame del pubblico ministero che mostrava e leggeva all’imputato brani di lettere uscite dalla Provincia e finalizzate a “rassicurare” ad esempio Banca Carim in merito ai finanziamenti a favore della società di gestione del Fellini, Vitali ha disconosciuto di essere il firmatario della missiva. Che fra l’altro pare risultare agli atti in due versioni: stesso contenuto ma in un caso a firma del funzionario della Provincia con tanto di timbri. Ma l’allora presidente e in quanto tale socio di maggioranza di Aeradria si è chiamato fuori. “Non ha idea di chi all’interno degli uffici si sia permesso di firmare e protocollare una lettera così?”, ha domandato il pubblico ministero. “No, e non certo le persone della Provincia che si riferivano a me”, ha risposto Vitali.
Dal punto di vista della notizia ne va data subito un’altra: al termine dell’udienza il pubblico ministero ha dichiarato di voler rinunciare all’esame degli imputati rimanenti tranne Santo Pansica, Andrea Gnassi e Lorenzo Cagnoni. Ma a quel punto i legali degli ultimi due hanno fatto sapere che probabilmente né il sindaco di Rimini e né il presidente di Ieg renderanno l’esame. Una rinuncia che rientra fra i diritti degli imputati, ma soprattutto nel caso del sindaco in carica sarebbe stato interessante ascoltare la sua versione sulla complessa e discussa vicenda, che presenta ancora molti aspetti da chiarire. Manlio Maggioli (ex presidente della Camera di commercio), e Alberto Ravaioli, ex sindaco di Rimini, renderanno invece dichiarazioni spontanee.
La difesa di Vitali è stata improntata soprattutto su questi aspetti: il fatto di avere ereditato impegni già presi dal suo predecessore Ferdinando Fabbri, che le lettere da lui firmate venivano preparate dagli uffici competenti, che nessuno gli ha mai rappresentato problematiche che potessero farlo anche solo sospettare del disastroso epilogo, e che comunque i soldi a bilancio erano stati previsti. Vitali, insomma, da una parte si fidò (anche perché non disponeva delle competenze adeguate) dei funzionari e dirigenti della Provincia e delle diverse figure deputate al controllo dei bilanci di Aeradria, e dall’altra tenne relazioni “politiche” con gli altri soci per cercare di concretizzare l’arrivo dei finanziamenti.
Il pubblico ministero ha però dato battaglia sul ruolo svolto da Vitali. Ma il primo a dire che Vitali avrebbe potuto anche non attenersi a decisioni già prese da altri, era stato il suo collega Nando Fabbri nella precedente udienza. Sostanzialmente affermando che Vitali avrebbe anche potuto non dare seguito all’impegno di continuare a corrispondere a Riviera di Rimini Promotion le somme stabilite attraverso cinque versamenti rateizzati (fra 2008 e 2012). Interpellato sul punto dal suo difensore, l’avvocato Moreno Maresi, Vitali ha smentito l’ex presidente Fabbri: “Quando sono arrivato in Provincia, qualche mese dopo mi è stata portata dagli uffici una lettera da firmare sulla terza rata di questo impegno e i soldi a bilancio – che però non avevo fatto io – c’erano…, il dirigente mi disse che si trattava di un impegno preso e che andava rispettato“, aggiungendo che era “una cosa assolutamente normale e che doveva essere fatta”.
Accusato di truffa aggravata continuata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, Vitali si è descritto come una sorta di presidente nelle mani della macchina amministrativa provinciale e inserito in un “meccanismo” di accordi pregressi azionati in precedenza da altri: è questa l’idea che ci si è potuti fare ascoltando le sue parole. Diventato presidente nel giugno del 2009 e dunque non ancora al comando quando nell’anno 2007 partì il contratto di web marketing con l’irlandese Ams per 1 milione 300mila euro, un aspetto questo fatto emergere con forza dai difensori dell’ex presidente della Provincia. Quando venivano pagate le prime due rate (nel 2008), Vitali era ancora assessore ai servizi sociali del Comune di Rimini e come tale aveva al massimo approvato la delibera di indirizzo uscita da palazzo Garampi il 6 marzo 2007 “sul piano di marketing territoriale di Riviera di Rimini Promotion srl e della società del Palazzo dei Congressi spa” (firmata fra l’altro dal vicesindaco Melucci e dal segretario generale Chiodarelli, assente Ravaioli). Ma anche in questo caso i difensori hanno fatto emergere la partecipazione in veste di assessore ai servizi sociali di Vitali. Della serie: si occupava d’altro, la sua competenza era circoscritta a tematiche sociali (“vivo in una casa famiglia della Papa Giovani XXIII e mi occupo di sociale da quando avevo 20 anni”, ha detto Vitali), che insieme alla maturità scientifica e a nessun tipo di preparazione in ambito tecnico, contabile e amministrativo, forniscono dell’ex presidente una immagine abbastanza chiara. Resta da chiedersi in che modo, date queste competenze, un politico possa gestire la cosa pubblica, visto che poi deve assumere decisioni in merito a questioni come quella di Aeradria. Sempre rispondendo alle domande dei suoi legali, Vitali ha anche posto l’accento sul fatto che il primo anno da presidente l’ha trascorso (“all’80 per cento”) occupandosi della impegnativa partita dell’ingresso dei nuovi sette Comuni nella provincia di Rimini, “una problematica che ci ha sconvolto completamente”.
Il pubblico ministero ha però “tallonato” Vitali mettendogli davanti agli occhi gli atti che ha firmato in qualità di presidente della Provincia, coi quali avrebbe fornito “garanzie” che invece la Provincia non poteva fornire, cioè si sapeva già in partenza che non si sarebbero potuti erogare contributi all’aeroporto in base alle norme vigenti (“aiuti di stato”). “Io non garantivo nulla, il mio non è stato un ruolo di garante”, ha ribattuto Vitali, “ma solo l’impegno di socio di maggioranza, così come era prassi fare, di mettere attorno ad un tavolo tutti i soci…”
Sul termine “garanzie” si è a lungo disquisito in udienza per definire il tenore delle comunicazioni inviate dalla Provincia (e non solo). Intese quanto meno come rassicurazioni, però “non giuridicamente vincolanti per la Provincia”, ha sottolineato Vitali. “Che non fossero vincolanti per l’Ente risulta evidente visto che poi non è stato deliberato alcunché, ma lei è imputato di ricorso abusivo al credito: come ha potuto garantire qualcosa che giuridicamente non vincola e non può essere neppure fatto?”, ha ribattuto il pubblico ministero.
Ma Vitali ha ribadito più volte che quelle da lui fornite non erano garanzie e di essersi limitato a mettere la sua firma (in un caso no, quello di cui sopra) sotto lettere “che il dirigente preparava”, all’interno di “impegni ereditati e già a bilancio, che non potevo mettere in discussione: ci sono tante cose che un amministratore eredita e se sono a bilancio e il dirigente ti assicura che non ci sono problemi…”. Si firma.
Si prosegue il 10 marzo, mentre l’udienza del 7 luglio sarà dedicata solo per fare il punto sui reati prescritti.
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