E' una lettera di fermo richiamo e dai toni un po' minacciosi, quella che il direttore generale di banca Carim, Giampaolo Scardone, a fine gennaio ha
E’ una lettera di fermo richiamo e dai toni un po’ minacciosi, quella che il direttore generale di banca Carim, Giampaolo Scardone, a fine gennaio ha inviato ai dipendenti in servizio e in pensione. La prende alla larga, come si suol dire, partendo dall’aria che tira non proprio favorevole alle banche e per le ragioni ben note. Quindi evidenzia che l’istituto di piazza Ferrari è ben solido, vigilato e ispezionato in lungo in largo, con un nuovo piano industriale, e che continuerà ad essere la banca numero uno del territorio. Ma poi comincia la ramanzina. Perché ci sono ex dipendenti e familiari di dipendenti che si sono rivolti alla concorrenza, ovvero ad altre banche, voltando le spalle a Carim. E qui il direttore generale di Carim attribuisce colpe alla campagna di stampa che avrebbe preso di mira la banca. E poi, aggiunge, perché rivolgersi a istituti che, ben che vada, si trovano nelle stesse condizioni di Carim?
Non digerisce proprio che sia dalle fila di che dovrebbe fare proseliti a favore della banca, che arrivano le defezioni. E qui il richiamo si fa duro perché Scardone rinfresca la memoria ai dipendenti, alle rispettive famiglie e agli ex… della serie: la banca vi ha garantito il benessere e ci trattate così? Con un messaggio finale che suona minaccioso, appunto: cari dipendenti e pensionati – è il senso – voi beneficiate di un trattamento di favore nelle condizioni che Carim vi riserva. Ma attenzione: queste condizioni potrebbero essere messe in discussione di fronte al venir meno della fedeltà. Un cartellino giallo, quasi virante al rosso, sventolato davanti al naso, insomma. Ma sarà la politica giusta per motivare a rimanere, anche col proprio portafoglio, nella famiglia di appartenenza chi ha lavorato e lavora in Carim? D’altra parte nel mercato del credito ognuno si muove come crede e in base a scelte libere. E se bussa ad altre banche forse qualche ragione ce l’avrà. Oppure in Carim vige l’indissolubilità del matrimonio bancario ed è vietato cambiare moglie, pardon, banca?
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