Dimmi cosa leggi e ti dirò se puoi governare: il nostro cinico sfoglia le candidate riccionesi

Dimmi cosa leggi e ti dirò se puoi governare: il nostro cinico sfoglia le candidate riccionesi

Che libro hanno sul comodino? Ce n'è uno in particolare che ha cambiato la loro vita? E che libro regalerebbero ai riccionesi? Sabrina Vescovi e Renata Tosi hanno accettato di rivelarlo a Davide Brullo. Forse non sapendo a cosa sarebbero andate incontro.

Se non leggi non puoi governare.
Se non hai letto Dostoevskij, Flaubert, Rainer Maria Rilke e Thomas Mann, se non conosci Alessandro Manzoni e non consulti continuamente Giacomo Leopardi non puoi governare. Sei incapace a costruire la vita degli uomini. Il concetto, chiarificato da Iosif Brodskij nell’aula svedese dove ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura (“credo che a un potenziale padrone dei nostri destini si dovrebbe domandare, prima di ogni altra cosa, non già quali siano le sue idee in fatto di politica interna o estera, bensì cosa pensi di Stendhal, Dickens, Dostoevskij”) è ineccepibile, per ragion di logica – non certo di estetica. I grandi scrittori e i poeti ci aiutano a capire cos’è l’uomo e qual è il suo destino. Se non leggi puoi diventare un grande imprenditore – i soldi, di solito, si fanno con le ‘trovate’ o con le cazzate – ma sarai un pessimo governante.

Le regole del gioco.
Dato per ovvio quanto scritto sopra, abbiamo inviato tre domande secche ai candidati a Sindaco di Riccione. Il candidato ‘a 5 Stelle’ non ci ha risposto – forse avevo il cellulare sbagliato, forse è concentrato a compulsare il decalogo elettorale di Grillo, si sa, comunque, che tra le 5 stelle che orientano il Movimento la cultura non c’è, è detto tutto. Carlo Conti, che gareggia per Patto Civico, non pare interessato al tema, quanto a Morena Ripa, attendiamo riscontri. Hanno risposto, invece, le due Lady di Ferro, le Signorine Rambo della campagna elettorale riccionese, Renata Tosi (candidata di Noi Riccionesi e parterre di liste di centrodestra al seguito) e Sabrina Vescovi (l’Amazzone del PD). Ecco le domande inviate:

1. Che libro ha sul comodino?
2. Qual è il libro – o i libri – che le ha cambiato la vita?
3. Che libro regalerebbe ai riccionesi?

Le risposte di Renata (e commento).
1. “Il libro sul comodino, che mi ha consigliato e dato in prestito un amico, si intitola Enzo. Un’avventura di amicizia di Emilio Bonicelli. È la storia vera di un medico chirurgo, morto per un incidente d’auto, che amava profondamente la sua professione. Un esempio di guida e d’aiuto per le persone che avevano bisogno della sua professionalità e soprattutto della sua umanità”.
2. “Non c’è in particolare un libro che possa dire mi abbia cambiato la vita. In generale però la lettura rappresenta per me un momento di condivisione e di intimità con me stessa, oltre che di crescita. Preferisco la carta ai libri digitali”.
3. “Il libro che regalerei ai riccionesi è Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Un romanzo storico che merita di essere letto poco per volta per poi esserne del tutto catturati. Un viaggio che ognuno di noi penso dovrebbe compiere dentro di sé come grande arricchimento di vita”.
Il commento cinico. Renata Tosi, afflitta dall’egida del proprio ego, preferisce leggere le biografie. Sperando, forse, che qualcuno, prima o poi, rediga la sua, “Le memorie di Renata”. Indubbiamente buonista – vedi il commento, non richiesto, sul significato della lettura – Renata strizza l’occhio ai fan ciellini – il libro ‘sul comodino’ è quello dedicato a Enzo Piccinini, che è stato uno dei responsabili nazionali di Comunione e Liberazione – d’altronde anche la lettura è una pratica elettorale. Ovviamente indiscutibile il libro da regalare ai riccionesi: la Yourcenar è un genio. Marguerite riteneva, politicamente, che “il progresso a getto continuo è un sogno che appartiene al passato. Bisogna imparare di nuovo ad amare la condizione umana qual è, accettare i suoi limiti e i suoi rischi, avere un rapporto diretto con le cose, rinunciare ai nostri dogmi di partito, di patria, di classe, di religione, tutti intransigenti e dunque forieri di morte”. E stigmatizzava il proliferare di ignoranti che provoca una democrazia. Ma questo, Renata non lo sa.

Le risposte di Sabrina (e commento).
1. “Sul comodino ho Io sono con te. Storia di Brigitte di Melania Mazzucco”.
2. “Il libro che mi ha cambiato ‘la prospettiva’, non la vita, è Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo”.
3. “Il cammino della Comunità di Adriano Olivetti. Che penso essere una guida per i cittadini e un faro per gli amministratori. Avrei potuto scegliere anche saggi storici, ma credo che Riccione abbia bisogno di ‘contemporaneità’. Una città con una storia così breve può contare solo sulle sue ‘anime’ e sulla loro proiezione nel ‘futuro’”.
Il commento cinico. La Vescovi non si muove di un grammo dagli ordini di partito. La Mazzucco è quella che con Sei come sei ha sdoganato la norma – mica la ‘normalità’ – della famiglia gay, quella di Brigitte è una storia politicamente corretta di integrazione. Scritta male. Francesco Piccolo è il profeta della sinistra all’italiana, lo sceneggiatore di Nanni Moretti, di Paolo Virzì, di Francesca Archibugi, quello che con il libro tanto amato dalla Compagna Sabrina – cito dalla quarta – ha scritto “il romanzo della sinistra italiana”, hasta siempre. Per carità, Olivetti è un intoccabile, il simbolo dell’imprenditore-mecenate, dell’imprenditore illuminato – un monito per la Vescovi? – che ha edificato case editrici, riviste – ha messo i soldi pure per fondare “L’Espresso” di Eugenio Scalfari, salvo poi scansarsi – e partiti politici. Certo, auguriamo a Sabrina un maggior successo del Movimento Comunità, che partorì un solo seggio alla Camera. A sedervi fu Olivetti. Che dovette dimettersi per ‘conflitto d’interessi’ dopo una manciata di mesi. Il Movimento, infine, svanì con la sua morte. Meglio, ticchettando sulla Olivetti, diventare un Montanelli.

La morale dell’inchiesta.
Renata non si schioda dal proprio ego; Sabrina non smonta dalle ragioni – ideologiche – di partito. Entrambe leggono per dovere patrio, per buon costume civico, perché va fatto. A nessuna delle due importa troppo, insomma. Nessuna delle due cita un ‘classico’, nessuna si sogna di citare un poeta. Peccato. Ci toccherà anche a questo giro un governo impoetico.

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