Le Associazioni culturali e ambientaliste del territorio del Marecchia prendono spunto da un recente intervento dei circoli di Legambiente di Novafelt
Le Associazioni culturali e ambientaliste del territorio del Marecchia prendono spunto da un recente intervento dei circoli di Legambiente di Novafeltria e Santarcangelo su una raccolta firme in corso in Valmarecchia “per una efficace Manutenzione del fiume Marecchia”.
Oltre a recepire letteralmente l’intervento, totalmente condivisibile, di Legambiente, le Associazioni del coordinamento Marecchia-Uso ritengono opportuno un approfondimento della questione in quanto paradigmatica della capitolazione della buona politica e dell’ormai diffuso esercizio di pratiche populiste.
L’antefatto è la circolazione fra i Cittadini dell’Alta Valmarecchia di una petizione per la raccolta di firme, sotto il titolo: Per il nostro Fiume Marecchia. Si sollecita la firma dei Cittadini per chiedere che si intervenga al più presto per una efficace manutenzione del Fiume Marecchia e dei suoi affluenti.
Colpisce che nel testo non siano citati ne chi propone la raccolta firme né il destinatario della raccolta stessa.
Dal quotidiano La Voce del 7 marzo 2014 si apprende che anche presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Verucchio si firma per “il nostro fiume Marecchia”. Il giornale chiarisce anche che il testo proviene dall’Amministrazione di Pennabilli e che la petizione verrà inoltrata al Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani.
Il 12 marzo 2014 sul sito del Comune di Novafeltria è stata pubblicata una pagina con un link al testo della petizione in cui l’Amministrazione si dichiara promotrice della raccolta di firme.
Nel merito la petizione:
– parte con affermazioni del tipo “negli ultimi decenni il Fiume è stato irrazionalmente lasciato a se stesso e si trova in stato di abbandono” e “il rischio idrogeologico e idraulico sono ogni anno più incombenti” con riferimenti alle tragedie e ai “morti degli anni scorsi”;
– prosegue affermando che “è ormai indifferibile che le pubbliche amministrazioni, (Comuni, Provincia, Regione e Autorità di Bacino) affrontino seriamente il problema” rappresentato dai sedimenti in eccesso che si accumulano nel centro dell’alveo che propongono “gravi scenari di Rischio per la pubblica e privata incolumità connessi all’aumento delle aree esondabili”;
– conclude proponendo quello che “anche gli amministratori locali hanno previsto” e precisamente che in carenza di finanziamenti pubblici si possano “finanziare i lavori di manutenzione del fiume con la cosiddetta compensazione”.
Il termine compensazione usato in questo contesto appare piuttosto ermetico e il testo della petizione lascia nell’incertezza chi non parla il politichese. Solo tentativamente si può ipotizzare che significhi: l’Ente pubblico appalta dei lavori pubblici pagandoli con la ghiaia ceduta a privati non meglio precisati.
Questo documento, emblematico di una rappresentazione quantomeno deformata dei Processi Partecipati, spinge a formulare almeno quattro tipi di osservazioni.
La prima osservazione è di tipo istituzionale.
Data per scontata la buona fede, risulta evidente che gli amministratori sottopongono alla firma degli amministrati uno scritto distorsivo dei distinti ruoli e responsabilità. Sarebbe come dire che davanti alle situazioni di rischio conclamate, scritte sulla petizione, i cittadini per esercitare il loro diritto di vivere in sicurezza devono partecipare a delle raccolte di firme.
Ma l’autorità locale che per legge deve sorvegliare sulla pubblica incolumità sono i Sindaci. I Sindaci sanno a quali istanze superiori (Prefetto, Servizi Tecnici di Bacino alias Regione ecc.) devono inviare le loro istanze che immancabilmente avranno delle risposte con conseguente presa di responsabilità. Non sta in piedi che per l’esercizio delle proprie responsabilità gli amministratori si rivolgano ai cittadini per firmare una petizione. Ma non sarà forse che si vuol sollevare del polverone per cui alla fine nessuno sarà responsabile di quel che potrà succedere?
Risulta anche fastidioso leggere che chi ricopre un ruolo istituzionale tratti la materia lagnandosi di inadempienze vecchie e nuove come se non esistessero tanti uffici preposti, ciascuno con diversificato personale specialistico, uffici che i Comuni devono essere in grado di mettere all’opera nell’interesse dei propri cittadini.
La seconda osservazione riguarda i contenuti.
E’ macroscopica la sproporzione fra il quadro dei problemi delineato nella petizione e la richiesta-proposta formulata nella stessa. La medicina prescritta per curare lo “stato di abbandono” del fiume assomiglia tanto a una cura-fai-da-te, la soluzione pensata per contrastare il livello del dissesto idrogeologico in atto appare un palliativo grottesco.
Colpisce molto lo strabismo del Comune di Verucchio che si impegna nella raccolta firme perché qualcuno intervenga sui sovralluvionamenti dell’alveo mentre il canyon che devasta il Marecchia sul suo territorio ha pericolosamente arretrato la testata verso la strettoia di Ponte Verucchio.
Per effettivamente curare il Marecchia malato occorre anche mettere fra le priorità interventi per l’inversione della tendenza erosiva in atto nel canyon che oltretutto rappresenta un rischio idrogeologico per la conoide. Su questo tema molti cittadini avrebbero sicuramente piacere essere coinvolti e documentati da parte dei comuni e del Servizio Tecnico di Bacino su quando e come si pensa di intervenire.
La terza osservazione è in materia di coerenza.
Se si accetta il principio che alla base di ogni iniziativa per il contrasto del degrado del Marecchia debba inevitabilmente esserci l’inserimento di un’area protetta lungo il fiume, occorre dire che i ripetuti tentativi di istituire una minima forma di protezione dell’asta del fiume sono stati snobbati se non osteggiati dalla Provincia di Rimini che si è sempre nascosta dietro una presunta indisponibilità dei Sindaci. Nell’ultimo decennio in occasione della consultazione per la revisione del sistema delle Aree Protette fatta dalla Regione Emilia Romagna per ben due volte le associazioni culturali e ambientaliste del territorio, rappresentative di tanta parte della società civile, hanno proposto di inserire fra le Aree Protette regionali l’alveo del Marecchia e le sue fasce spondali di ricarica della falda ma nessuna amministrazione ha sostenuto tali richieste. La seconda bocciatura si è verificata a inizio 2013 ed ha riguardato la proposta di istituire un corridoio ecologico (in gergo una ZPS) che comprendesse l’alveo e le strette fasce riparie del fondovalle. Si tratta chiaramente di una avversione preconcetta da parte dei decisori dal momento che tale corridoio avrebbe sostanzialmente riguardato aree già sottoposte a limitazioni d’uso sul Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP).
La quarta osservazione riguarda il coinvolgimento vero dei Cittadini.
Si tratta della necessità indifferibile che la Pubblica Amministrazione attivi un reale dialogo con la cittadinanza sulla formazione dei Piani territoriali. Ad oggi, gli obblighi previsti dalle ormai copiose direttive europee e norme regionali sui Processi Partecipativi sono sostanzialmente regolarmente disattesi. Per rimanere sul tema della pianificazione recente dello spazio fluviale è sotto gli occhi di tutti che i cittadini:
– non sono stati coinvolti sulle scelte fatte nella stesura del PTCP dell’alta Valmarecchia quale estensione del Piano pre-unificazione e non appare troppo chiedersi come mai in tale occasione le amministrazioni non abbiano formalizzato norme appropriate per affrontare i problemi del Marecchia sbandierati nella petizione;
– non conoscono se l’Autorità di Bacino ha realizzato il dovuto Piano di Gestione dei Sedimenti, un Piano sotteso a quello di Bacino, volto a indicare le soluzioni concrete ai problemi citati nella petizione;
– non sono informati sul Piano Acque e sul Piano Alluvioni che per legge deve aver predisposto l’Autorità di Bacino nel 2013 e su come questi Piani tocchino la materia della petizione.
Valmarecchia 11 Aprile 2014
Coordinamento della Associazioni Culturali e Ambientaliste del Territorio del Marecchia – MARUS
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