“Fra lumescuro”

“Fra lumescuro”

E allora l'aspettavi...

La vita è strana, imprevedibile, assurda e bellissima. Passa il tempo e lo senti scorrere tra le dita, come la sabbia dell’estate che non vorresti finisse mai. Ma le foglie cambiano colore, e il vento suggerisce il tempo della vendemmia. La terra è lavorata per preparare la nuova semina, e l’olio novello segnerà ancora la fetta di pane sciapo.
La ruralità non è una moda, semplicemente è osservare quello che accade attorno a noi senza l’assillo quotidiano della frenesia, indotta dalla stupidità dell’uomo. Torniamo al ritmo delle stagioni, allo scorrere inevitabile della vita, al piacere di leggere, alle piccole gioie del quotidiano seguendo le ballate, inseguendo le nuvole, avendo sete e fame di conoscenza.
Nella colonna sonora della vita, il Maestro di Pavana, è stato per me riferimento importante. In Paese, dopo la lezione di latino nello studio di Don Michele, lo ascoltavo rapito con Paolo, il mio amico fragile, sognando la via Emilia e il mito americano. Tutto era possibile: andare al cinema in cinque nella 500, le sigarette nelle bustine, ballare la domenica pomeriggio, perché la sera non poteva uscire, ma tu giocavi a pallone e il mago Helenio Herrera allenava il Rimini. E allora l’aspettavi fra lumescuro tra la luce e la notte, all’imbrunire. Quell’ora di mezzo dove il giorno non è più giorno, ma la notte deve ancora arrivare.
Rurali sempre.

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