I civatiani a Rimini affilano le armi: il Pd? Un partito di lacchè

I civatiani a Rimini affilano le armi: il Pd? Un partito di lacchè

Intervista a Giovanni Benaglia (nella foto di Marco Montanari), il punto di riferimento in città del nuovo movimento fondato da Pippo Civati, di cui è praticamente coetaneo. Che spiega i terreni di battaglia di “Possibile”: dal lavoro nero nel turismo alla legalità, soprattutto negli appalti pubblici. E poi il sociale, il riordino istituzionale, l’evasione fiscale, il diritto al lavoro e alla casa. Alleanze? Solo con chi ha dimostrato di volere contrastare il sistema di potere che governa l'economia riminese. Il voto del 2016? Evitare che si arrivi al ballottaggio tra Pd e Lega. A casa Gnassi & C.! Il Pd ha bisogno di un bagno di umiltà.

Perché ha aderito a “Possibile” e non teme possa trattarsi dell’ennesimo movimento politico da percentuali irrilevanti?
“Possibile” non è nato per essere l’ennesima lista elettorale. Abbiamo un altro scopo: riportare il dibattito sui temi che riguardano i valori della Sinistra Italiana. Io e i miei coetanei abbiamo ereditato un Paese, scassato quanto vuole, ma libero e democratico. Nella stessa condizione lo dobbiamo trasmettere ai nostri figli. Il partito democratico, assieme alla destra, sta facendo di tutto per impedirlo. Le dico di più: anche se “Possibile” fosse l’ennesimo partito da prefisso telefonico, perlomeno non avrebbe il peso morale e la colpa storica di avere scassato un Paese nato dalla Resistenza.

Pd e Possibile: sono note le ragioni dello “strappo” di Civati dal Pd, quali sono le sue? Quali limiti vede nel Pd di Rimini?
Il Pd riminese ultimamente è popolato da piantatori di margherite, tutti contrari alla cementificazione. Peccato che siano gli stessi che fino all’altro giorno hanno cementificato il nostro territorio. Giusto per dire: il più grande sacerdote della speculazione edilizia riminese, fino all’altro ieri era assessore regionale e adesso fa il “maître à penser” della sinistra locale. Per la cronaca, vorrei ricordare che se non era per me e Fabio Pazzaglia, guarda caso entrambi fuoriusciti dal Pd, oggi a Rimini avremmo uno stadio da 20 mila posti sostanzialmente vuoto e 4.500 appartamenti spalmati sull’intero comune, il tutto coperto con la foglia di fico del Rimini in serie B. Sarà vero che la coerenza è la virtù dei cretini. Mi sia permesso, però, di infastidirmi per il velo di ipocrisia che contraddistingue chi cambia idea per fini di convenienza elettorale. Non solo…

Cos’altro?
Il Pd vuole un Paese governato da una oligarchia. Non per niente abolisce il metodo democratico di elezione del Consiglio Provinciale, sostituendolo con uno più adatto al Medioevo dei vassalli e valvassori che ad una democrazia moderna. Abolisce l’elezione democratica del Senato e la sostituisce con un’assemblea di consiglieri regionali che notoriamente non brillano per moralità pubblica. Infine, introduce l’Italicum, cosicchè il Principe potrà scegliersi in autonomia i propri lacchè. Non ci dimentichiamo che a Rimini il Pd ha eliminato i Quartieri, considerati troppo costosi. Se fosse stato in buonafede avrebbe trasformato le cariche a titolo gratuito, come in altri Comuni della provincia. E questo sarebbe un Partito che nasce dai valori della Resistenza?

Immagino non gradisca nemmeno la riforma della scuola targata Renzi…
Siamo arrivati al paradosso che la buona scuola è quella che non ti cade addosso quando sei in classe. Su questo vorrei sottolineare un punto: io sono figlio di un operaio e di una casalinga. Il sistema di welfare dell’epoca permetteva a quelli come me di poter studiare, formarsi e migliorare attraverso l’istruzione, la propria condizione di vita. Per i giovani di oggi vale la stessa cosa? Io dico di no.

Si è letto che Possibile non sarà organizzato come un partito tradizionale ma attraverso comitati che porteranno avanti campagne su singoli temi: è così? Quali pensa possano essere i temi di maggiore interesse per Possibile a Rimini? Da cosa partirete?
Parleremo finalmente di cose, e non di posti da assegnare. Ad esempio, lo sfruttamento del lavoro nero nel settore turistico: quando ero segretario della Sinistra Giovanile facemmo una campagna stampa proprio su questa tematica. Il partito, ovviamente, non gradì affatto, perché compromesso con le lobby del settore. Sono passati 10 anni, nulla è cambiato anzi è diventato anche più aggressivo. Altro che Rimining! Poi affronteremo i temi della legalità, soprattutto negli appalti pubblici, del sociale, del riordino istituzionale, dell’evasione fiscale, del diritto al lavoro e alla casa.

A livello nazionale si stanno facendo diverse ipotesi sul consenso e anche sui potenziali iscritti di Possibile, a Rimini quale radicamento immagina e con quali numeri?
Non siamo interessati a schierare le divisioni. “Possibile” va concepito come uno strumento per creare partecipazione, elaborazione e proposte alternative. Prendo solo atto che tutti i “civatiani” storici di Rimini sono rimasti nel Pd. Probabilmente pesano le imminenti elezioni amministrative.

A Rimini a quali forze politiche guardate in una prospettiva di alleanze?
Le alchimie delle alleanze tra i partiti le lasciamo agli altri. Noi parliamo di alleanze con le forze sociali. In particolare quelle che hanno dimostrato di volere contrastare, sul serio, il sistema di potere che governa l’economia riminese. Penso, quindi, ai lavoratori, ai disoccupati, agli imprenditori sani ed onesti, a chi non ha la casa o un reddito dignitoso. Tutte categorie che il Pd ha dimenticato da un pezzo. Le rivoluzioni ormai le fa solo dopo l’aperitivo.

Cosa pensa dell’operato della giunta Gnassi?
La sua amministrazione considera Rimini quella città che sta attorno a piazza Cavour. Non vi è un disegno strategico che riguarda le periferie. Tutte le energie sono concentrate sul centro storico e su Marina centro. Non c’è uno progetto sullo sviluppo turistico di Rimini Nord e Rimini Sud come, ad esempio, invece esiste per la zona del porto. Ovviamente il mio è un giudizio politico: umanamente non ho nulla contro Andrea, che conosco da 15 anni. Però, politicamente, io e lui siamo stati sempre distanti, da tempi non sospetti. Ricordo che nel 2007 fui il suo avversario congressuale alla guida dei Ds. Solo per dirne una.

Il prossimo anno Rimini andrà al voto: Possibile ci sarà e con quali obiettivi? Quali sono a suo parere le priorità che Rimini deve affrontare e risolvere?
A Rimini è arrivato il tempo di cambiare. Mi piacerebbe fossimo in grado di ripetere il modello “Livorno”, dove è nata l’esperienza di “Buongiorno Livorno”, che ha sfiorato il ballottaggio al primo turno e al secondo turno ha appoggiato il candidato del M5S. Ad oggi, Rimini è più vicina a Faenza, con un ballottaggio triste tra Pd e Lega. Noi vogliamo evitare questo e siamo pronti per un reale cambiamento, elaborando una proposta diversa e partecipata nella città. Noi siamo l’unica alternativa possibile, in questa città: la destra fino all’altro giorno è stata consociativa nella gestione del potere. Finiti i luoghi di spartizione del potere consociativo (Aeroporto, il ridimensionamento della Carim e della Fondazione, la crisi delle associazioni di categoria), oggi è di fatto irrilevante. Cambiare colore all’amministrazione di questa città sarebbe salutare per tutti: un bagno di umiltà può servire a rigenerare una classe dirigente ormai ripiegata su se stessa.

A proposito di banche e categorie economiche, che aria tira secondo lei?
Il Pd nazionale è più attento ai desideri di banchieri e di alcuni pochi e selezionati imprenditori. A livello riminese è più o meno uguale: non può sfuggire che preferisce parlare con imprenditori che tollerano lo spaccio e la violenza nei propri locali piuttosto che ascoltare le istanze degli altri imprenditori. Mi viene in mente una recente polemica tra la giunta e gli imprenditori edili i quali, nel caso, avevano qualche ragione: il nostro Comune è da 5 anni che non ha uno strumento urbanistico idoneo, bloccando di fatto tutta l’attività edilizia sul territorio, compresa quella che mira al recupero e riuso degli immobili.

L’opera pubblica archetipica della sinistra al comando in questa provincia, che ha già fatto perdere il Comune di Riccione al Pd, è il Trc. Cosa ne pensa?
Se ci va bene sarà inutile. Stiamo realizzando un’opera pensata 30 anni fa. Questo in sé non sarebbe neppure un problema, se non fosse che nel frattempo abbiamo sviluppato la città non tenendone conto. L’Iper lo abbiamo fatto a due chilometri dal tracciato, il Palacongressi, la Fiera, l’Ikea, gli uffici pubblici, il Tribunale, sono lontani e per niente serviti. A questo punto tanto valeva usare il tracciato per farci una bellissima pista ciclabile.

Ritiene che l’amministrazione Gnassi farà aumentare o quanto meno confermare i consensi del Pd a Rimini oppure farà scappare elettori?
L’amministrazione Gnassi può piacere o non piacere ma il punto è un altro. Da quando è salita al governo della città l’attuale compagine di giunta, la maggioranza delle cittadine e dei cittadini riminesi sta meglio o peggio? La risposta è scontata, almeno per noi.

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