I veri protagonisti della rinascita del Galli: le rivelazioni esplosive di Massimo Totti

I veri protagonisti della rinascita del Galli: le rivelazioni esplosive di Massimo Totti

Il ruolo dei sindaci che si sono succeduti, quello di Vittorio Sgarbi, ma soprattutto l'altro Poletti di questa storia, che avrebbe avuto un ruolo rimasto fino ad oggi sconosciuto, ovvero l'ex ministro del Lavoro nonché potente uomo della cooperazione rossa. Davanti alla platea del Lions Rimini Riccione Host il dirigente del Comune di Rimini che si è occupato di seguire passo a passo il complesso progetto di recupero (filologico?) del teatro, ha svelato retroscena incredibili.

Dai un progetto all’ingegner Massimo Totti e farà miracoli. Dagli un microfono e… Nel caso in questione di microfoni gliene avevano dati ben due e lui li ha tenuti in pugno entrambi senza deludere la platea. Chiuso il cantiere delle impalcature si apre quello dei retroscena.

Hotel Imperiale, 11 ottobre, meeting del Lions Rimini Riccione Host e San Marino. Relatore d’eccezione, il custode dei segreti del Galli. Il dirigente del Comune di Rimini che nel 2008 è diventato project manager per la ricostruzione del teatro e dunque uno dei principali artefici del risultato finale. Uno sgobbone l’ingegnere, professionista indiscusso, che ha saputo districarsi nel cantiere dei cantieri, fra mille ostacoli e imprevisti, e ne è uscito a testa alta. Titolo della sua conferenza: “La sala del teatro Amintore Galli, meraviglioso strumento musicale”. Fra i numerosi presenti anche Davide Frisoni, Patto civico, presidente della commissione cultura.

“Mi hanno costretto”, ha esordito Totti con grande sincerità e col sorriso sulle labbra (mantenuto durante tutta la conferenza), “perché non avevo assolutamente intenzione di fare il teatro… non ero in quel mondo e si veniva dal confronto guelfi-ghibellini, “com’era dov’era” o teatro wagneriano, poi diversi progetti che giravano…”. Una immagine quasi plastica della confusione che avvolgeva la materia ma anche delle tensioni che correvano sotterranee e in superficie. “Dopo di che sono stato preso… a distanza di 10 anni posso raccontare che sono stati anni esaltanti, pieni di emozioni che non si possono raccontare (bisogna viverle), io sono entrato in un mondo magico, quello dei teatri, e anche voi vi sarete accorti oggi visitandolo che semplicemente entrandoci dentro si avverte una energia che non trovate da nessun’altra parte”.
La versione Totti (“mi hanno costretto”) combacia con quella fornita dall’ex sindaco Ravaioli, che in un intervento della scorsa estate su Chiamamicitta.it ricostruì così gli inizi: “Ricordo ancora quando in Comune arrivò via corriere uno scatolone di una certa dimensione con all’interno numerose tavole progettuali, in particolare per la parte retrostante il foyer. Presentai lo scatolone all’Ing. Massimo Totti, Direttore dei Lavori Pubblici, che lo guardò con una certa ‘sufficienza’ e mi disse di lasciarlo presso la segreteria, che lo avrebbe poi ritirato. Ci rimase almeno due mesi, intonso, senza che nessuno lo degnasse di uno sguardo.
Poi mi decisi e un ben giorno, presi Totti e lo misi alle strette: queste sono le tavole, mettiti al lavoro perché fare il teatro è nostra ferma intenzione, mia e della Giunta”.

Avanti. Totti parlava e scorrevano le slide. Una delle prime a passare è stata quella della antica volta, colpita e affondata dalle bombe del conflitto mondiale. Praticamente un’altra rispetto a quella del “nuovo” Galli, come confermato dall’ingegnere: “vediamo che la volta era diversa”, ha detto. Com’era dov’era? Un’altra volta.

Ancora avanti. Totti si sofferma sulla solenne inaugurazione del 1857, l’Aroldo, dice “è stato un mese a Rimini, ma non è andato bene, non è piaciuta l’opera e Verdi l’ha passata un po’ in secondo piano”. Poi la storia del teatro nel 900, la distruzione, quindi un salto alla contemporaneità: “In due anni, luglio 2016-luglio 2018, sono stati fatti 25 milioni di lavori. Sono partito con un portafoglio di 32 milioni e 400 mila euro, finisco con una spesa di 31 milioni e 700 mila euro, un’economia di 700 mila euro (applausi dalla signorile e garbata platea seduta a tavola) e chi fa il mio mestiere sa cosa vuol dire per un’opera di questa complessità che nessuno aveva mai fatto e nessuno rifarà”. Lui sì, però, perché ci ha messo “una sana incoscienza e una lucida pazzia”.
Il risparmio di 700mila euro, ha aggiunto, andrà “nel restauro del sipario storico … che non me l’hanno finanziato in questa fase ma è pronto per la gara e mi auguro che nel 2020 sarà la seconda inaugurazione…, l’opera del Coghetti è meravigliosa”.

A questo punto Totti si è dedicato ad una dotta illustrazione del teatro in tutte le sue componenti (foyer, palcoscenico, sala, palchi e così via), lanciando un altro messaggio (“dire che era migliore il teatro del progetto wagneriano o quello all’italiana secondo me non ha senso, a parte che il 28 sono finite le chiacchiere, ma è una scelta culturale perché il teatro storico è la città, l’identità, piaccia o no si ricuce una pagina della storia“) e ad un excursus sulle radici del teatro all’italiana.

Ma andiamo a bomba sul passaggio più esplosivo della lectio di Totti.
“Non c’è opera pubblica di una certa rilevanza in Italia che non impieghi almeno 10 anni per essere realizzata, come accaduto per il Galli: 2008-2018. Dieci anni sono due legislature… Bene, questo teatro è il risultato di due sindaci, anzi tre…”. In cima ai politici da ringraziare Totti ci ha messo Vittorio Sgarbi, “che ha fatto la scelta del com’era dov’era, e ha spazzato via tutte le chiacchiere. Ravaioli, forte di questo, nel suo mandato ha messo la ricostruzione perché stava dominando nella città il com’era dov’era”, ma all’origine della svolta c’è stata la “scelta ministeriale, altrimenti eravamo ancora li a discutere”.

Veniamo ai meriti da ripartire fra Ravaioli e Gnassi. Le frasi di Totti sono spesso spezzate e bisogna completarle a intuito, ma non è difficile farlo. “Ravaioli ha finanziato l’opera, 32 milioni sono in quella legislatura lì. Quindi cominciamo a dare un merito a Ravaioli. Però cosa fa il sindaco Gnassi? Al di la che si è trovato una macchina e Totti che facevano… non sapeva neanche… c’è stata la vicenda della messa in liquidazione di Cesi, il primo appaltatore, e contemporaneamente c’era il ministro Poletti, al dicastero dove passano tutte le messe in liquidazione e i fallimenti. Va in crisi Cesi e il sindaco Gnassi è andato dal curatore fallimentare e gli ha imposto, probabilmente in accordo col ministro, che il cantiere non venisse all’interno…, sennò noi avevamo ancora una Pompei a cielo aperto, ve lo dico io. A quel punto la combinazione col ministro Poletti, che è stato d’accordo a non inserirlo nel percorso di liquidazione, e Poletti è andato a prendere la CMB di Carpi (una potenza…), che non voleva fare sto teatro eh… quindi ci sono state una serie di combinazioni ma in questo caso se non ci fosse stato il sindaco Gnassi… Quindi diamo 50 a 50, poi vabbé ce la giochiamo… 70, 30, però non possiamo dimenticare un passato perché non c’è opera pubblica (e questo potremmo dirlo anche per il Fulgor e via Roma) che supera i 5-10 milioni che si faccia in una legislatura. Ma il teatro Galli è della città di Rimini”.

Da un altro passaggio dell’intervento di Totti si è capito che lui è stato il deus ex machina sempre “sul pezzo”, mentre gli amministratori cambiavano: “l’amministrazione per tre anni non sapeva cosa facevo…”. Lui si è messo a “girare tutti i teatri” per andare “a imparare”, “poi ho costruito una architettura di appalti…, l’amministrazione quando si è accorta cosa stavo facendo era tardi…”, ha detto sorridendo. “Io non ho fatto il teatro, ci ho messo il pensiero, il teatro è frutto di un lavoro di squadra tra cui anche quello fatto in precedenza”. E qui un altro passaggio non banale: “se noi non avevamo il progetto di Natalini nessuno dei miei ragazzi o io, con un foglio bianco avremmo fatto un teatro, nessuno s’inventa niente, nessuno è un fenomeno. Io sono partito da uno scatolone e siamo arrivati al teatro ma è stato un lavoro collettivo”.
Domanda dal pubblico: quanto la città ti è risconoscente per questo? Risposta di Totti: “Chi svolge un ruolo pubblico dà un servizio al cittadino e quindi io l’ho vissuta come una funzione, ho fatto il mio mestiere e perciò non devo aspettarmi assolutamente niente. Il grazie lo ricevo dalle persone; ho una foto dove ci sono i sette che hanno fatto il teatro Amintore Galli, c’è anche il gruista… C’è un momento in cui le coscienze si devono unire e quest’opera qui ha visto il contributo di tutti”. Il ringraziamento più bello, ha concluso, è quello di “avere lavorato per la città e per il bene di tutti”.

Le fotografie dell’incontro con Totti (di Daniele Bacchi) sono tratte dalla pagina Facebook del Lions Club Rimini-Riccione Host (dove si può vedere anche il video con l’intervento dell’ingegnere)

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