Ibc allo sbando. Ma non bastano i ‘grillini’

Ibc allo sbando. Ma non bastano i ‘grillini’

Poltrone ben pagate, una truppa di dipendenti, solo la metà circa del budget complessivo speso per la mission dell'Istituto. Ma la strada indicata dai 5 stelle per il dopo Varni non è la soluzione.

Quanto costa la macchina della cultura regionale?
Inchiniamoci al cospetto di cotanto istituto. L’Ibc, che per esteso è Istituto per i beni artistici culturali e naturali dell’Emilia-Romagna, è una benemerita istituzione che tutela – e, per lo più, archivia – i tesori della nostra Regione. Diciamo che è il ‘braccia armato’ culturale della Regione: finanzia le biblioteche e i progetti bibliografici, dà una mano ai musei, tutela pure gli alberi se li ritiene al pari dei monumenti. Tra gli ultimi atti, a puro titolo di esempio, l’Ibc ha finanziato il progetto “Leggere in Biblioteca” promosso dalla Biblioteca civica di Riccione (7mila euro); il ciclo “Cosa fanno oggi i filosofi?” promosso dal Comune di Cattolica (5mila euro); “l’evoluzione dei sistemi informatici a supporto di biblioteche e archivi” della Provincia di Ravenna (92.814,54 euro). I documenti sono datati 27 marzo 2017. Da allora, ogni azione dell’Ibc, istituto aureo, guidato, fino al 2011, da quel superprof di generoso genio che fu Ezio Raimondi, è atrofizzata. Come mai? Perché dopo il servizio televisivo di Striscia la Notizia, che accusa di assenteismo selvaggio alcuni dipendenti dell’Ibc, Angelo Varni, presidente dell’Istituto, ha lasciato la carica – nonostante dal sito specifico, ibc.regione.emilia-romagna.it, Varni risulti ancora “il presidente dell’Ibc”. Per carità, la giustizia farà il suo corso, come si dice. La cosa certa è che una poltrona all’Ibc è succulenta: il direttore Alessandro Zucchini – che non ha lasciato, è tra color che son sospesi, in attesa dello svolgimento delle indagini – stando all’incarico confermato dalla Giunta regionale, piglia una “retribuzione annua fissata complessivamente in Euro 105.000 al lordo degli oneri e ritenute di legge (…) comprensiva del servizio di mensa”. Ottima anche la posizione dei dirigenti, Marco Calzolari (43.310,90 euro di stipendio, più 45.102,87 euro di “retribuzione di posizione” e 18.858,30 come “retribuzione di risultato 2015”), Isabella Fabbri (43.310,90 euro di stipendio, più 34.589,40 euro di “retribuzione di posizione” e 14.583,75 come “retribuzione di risultato 2015”), Mario Musiani (43.310,90 euro di stipendio, più 34.589,40 euro di “retribuzione di posizione” e 15.086,64 come “retribuzione di risultato 2015”) e Roberto Tommasi (43.310,90 euro di stipendio, più 40.089,40 euro di “retribuzione di posizione” e 18.858,30 come “retribuzione di risultato 2015”). A questi vanno sommate le 20 “posizioni organizzative” e i dipendenti regionali in servizio (un centinaio). Insomma, una piccola falange per la cultura regionale. Mi fa orrore il giacobinismo politico, per quanto mi riguarda se uno è capace deve guadagnare tantissimo – almeno in modo commisurato a quanto fa guadagnare all’istituto per cui lavora. Stando al Bilancio di previsione 2017, varato il 13 dicembre 2016, vien fuori, nel “Riepilogo spese per missioni”, che di 11 milioni e 512.652,39 euro di spesa totale prevista quest’anno, 6 milioni e 349.215,51 euro andranno per ciò che devono andare, in “Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali”, 44.407,67 euro in “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”, mentre 3 milioni e 682.029,21 euro servono per la macchina e per la benzina, cioè i “Servizi istituzionali, generali e di gestione”. I commenti a voi.

Basta ‘aiutini’: vince chi è più intelligente
Il commento del Movimento 5 Stelle, per voce dei consiglieri regionali Andrea Bertani e Raffaella Sensoli, è chiaro come il sole. Bisogna scegliere il prossimo presidente dell’Ibc “tra i nomi più autorevoli della cultura, della scienza e del mondo accademico”, cioè “fuori dalle dinamiche politiche e dal risiko delle poltrone orchestrate dal PD”. Per questo, quelli del M5S propongono “di predisporre una procedura pubblica per la raccolta di candidature, aperta a istituzioni culturali e scientifiche, al mondo accademico, alle associazioni, agli enti locali alle Università e agli istituti di ricerca che potranno avanzare delle proposte di nomi, ovviamente accompagnate dalla disponibilità dei diretti interessati”. Tutto buono&giusto? Forse. I ‘grillini’, infatti, rischiano di cadere nel trappolone di cristallo della cultura italiana. I “nomi più autorevoli della cultura, della scienza e del mondo accademico”, infatti, spesso e volentieri sono impaniati nella politica. L’esempio l’hanno sotto gli occhi: Angelo Varni. Che è stato professore ordinario presso l’Università di Bologna. Insomma, di per sé la politica non è il peggiore dei mali. E la cultura, soprattutto, non è aliena alla corruzione come alla cretineria. Ci si chiede, poi, chi sia in grado di giudicare l’autorevolezza di un uomo di cultura: è sufficiente un curriculum sontuoso costruito attraverso un cursus honorum di favori, favorini, favoretti? Fuor di metafora: Claudio Magris si è impegnato in politica – è stato senatore dal 1994 al 1996 – e ha scritto libri memorabili (il più bello è Illazioni su una sciabola), Michela Marzano ha un curriculum lungo così, è Parlamentare PD e ha scritto dei libri dimenticabili. Non si capisce, poi, perché restringere la chiamata pubblica a “istituzioni culturali e scientifiche, al mondo accademico, alle associazioni, agli enti locali alle Università e agli istituti di ricerca”, ricadendo nel baratro da cui si cerca di uscire, cioè dal mercimonio dei cultori del nulla. Piuttosto, apriamo le dighe della cultura – meglio se non istituzionalizzata – spalanchiamo la chiamata pubblica a tutti i cittadini di buona volontà. Scopriamo il genio nei luoghi insoliti, sburocratizziamo la cultura regionale, facciamo ululare di gioia gli archivi e facciamo tremare di eccitazione le biblioteche. Crediamoci. La cultura non è affare per colti, per intellettuali di platino. Vince chi è più intelligente, non c’è curriculum o red carpet di ‘aiutini’ che tenga.

COMMENTI

DISQUS: 0