Ad ottobre s'inaugura il teatro polettiano, creatura nata in laboratorio partendo dal sogno del Galli "com'era dov'era" che, mettiamoci il cuore in pace, sarà comunque un'altra cosa. E "l'altro" teatro? Quello che pur essendo stato promosso a pieni voti e fatto proprio dalla giunta Chicchi, con tutti i "visti" per poter essere cantierabile, fu accantonato? Ce lo racconta uno degli artefici del progetto Natalini, e le sorprese non mancano. Forse nemmeno i rimpianti.
1000 posti più altri 210. Praticamente con la stessa spesa del teatro che “com’era dov’era” non sarà mai. Mettiamoci il cuore in pace. Il primo a non imprimere sul “nuovo” Galli il marchio della ricostruzione filologica è stato l’architetto Cervellati proprio in una intervista a Riminiduepuntozero. E “l’altro” teatro? Quello che pur essendo stato promosso a pieni voti e fatto proprio dalla giunta Chicchi, con tutti i “visti” per poter passare dalla potenza all’atto, avrebbe detto Aristotele, è invece rimasto solo in potenza? Abbiamo chiesto all’architetto Marino Bonizzato, che si occupa del teatro polettiano dagli anni 80, e che vinse insieme al gruppo di progettisti “capitanato” da Adolfo Natalini il concorso nazionale di idee per il teatro “A. Galli” e piazza Malatesta voluto dalla giunta Conti, di raccontarci il teatro che non avremo. E le sorprese sono tante. E in qualche caso c’è da saltare sulla sedia.
Allora, il cosiddetto progetto Natalini è stato cantierabile senza mai diventare un cantiere, vuoi dirci in sintesi come sono andate le cose?
Nel 1999, quando la Giunta Chicchi a fine legislatura approvò il progetto Natalini, il Computo Metrico Estimativo delle opere era di circa 50 miliardi di lire (non so come siano venute fuori altre cifre!), attualizzati ad oggi circa 35 milioni di euro.
Tieni presenti che il progetto non solo era cantierabile (avevamo tutte le autorizzazioni e, già pronte, le lettere d’invito alle imprese costruttrici per la gara d’appalto), ma dotato di un’enorme quantità di particolari costruttivi che avrebbero consentito di limitare notevolmente le sorprese in fase di realizzazione. Tieni altresì presente che le offerte delle imprese sarebbero state probabilmente al ribasso.
Pertanto stessa spesa del teatro ormai terminato, ma con caratteristiche molto diverse, giusto?
Sì, tutto sommato, si può presumere un sostanziale pareggio tra il costo del nostro progetto e quello com’erista. Solo che il nostro prevedeva una platea e due gallerie inclinate per un totale sala di 1000 comode poltrone, tutti posti perfettamente vedenti e udenti, più, sotto la gradonata, una sala piccola, pure inclinata, di 210 poltrone, con le stesse caratteristiche, sotto la gradonata, per un totale teatro di 1210 posti … mentre quello che ci ritroviamo oggi, ben che vada, mettendoci dentro anche i posti ricavati sul golfo mistico (66), offrirà 650 posti vedenti e udenti (?) compresi quelli su sgabelli alti, quelli con torcicollo garantito e i 150 in loggione … cioè sostanzialmente la metà! È facile fare i conti … il posto gnassiano costa il doppio di quello nataliniano!
1000 posti? Addio doppi turni, quindi.
Con 1000 posti avresti potuto fare un turno per i tradizionali 4 o 5 concerti della Sagra, mentre ora nel teatro rifatto pare si propongano due turni per soli 3 concerti, e due turni per la stagione di prosa (ora nel teatro rifatto si ripropongono i tre turni del teatro Novelli). Se poi ci metti che il nostro Teatro era bifronte, che cioè la torre scenica si poteva aprire anche su di una Arena all’aperto (tra due bellissime ali porticate) di circa 1500/2000 posti, dove si sarebbero potuti fare spettacoli per tutta l’estate e incassare di conseguenza; se poi ci metti che il Teatro come si deve lo avremmo potuto avere – calcolando in 4 anni i tempi di costruzione – già da 15 anni; se poi … Insomma, un disastro che ha precisi responsabili e non so davvero come i nostri amministratori e tecnici comunali possano, non solo far quadrare spese e ricavi, ma dire che hanno fatto un’opera nell’interesse dei Cittadini!
Però la réclame che è già partita dice che è bello.
Perché quello di Natalini no? Era brutto il Teatro scelto tra 142 progetti da una Giuria (astenuti i politici) di massimi esperti in materia? Quello “bello” e stato imposto ad amministratori politicamente inadeguati e a presunti saggi, da due o tre personaggi con la testa rivolta al passato che non ho mai visto a uno spettacolo e hanno raccolto firme e consensi in modo furbesco, facendo credere che il Teatro fosse ancora restaurabile (sala e palcoscenico) e non completamente distrutto, soprattutto, dopo la bomba, dai cittadini.
Era brutto realizzare un Teatro al passo con i tempi, sia per la visibilità che per l’acustica e sostenibile dal punto di vista gestionale?
Era brutto un Teatro con una seconda sala da 210 posti (accessibile dallo stesso foyer della prima) progettata assieme ai massimi esperti mondiali di acustica teatrale (studio Müller di Monaco di Baviera) per renderla accordabile come uno strumento musicale, a seconda dell’uso e relativi generi: concerti, canto, parola, …?
Però cozzava col capolavoro del Poletti, direbbero i com’eristi.
E allora io rispondo: era brutto il Teatro che, rispettando totalmente i resti e lo spirito di quello polettiano e in continuità con le classiche figure architettoniche Riminesi (Arco d’Augusto e Tempio Malatestiano), aveva tutti gli spazi (camerini, cameroni, sale e salette di prova, sale stampa, uffici, servizi, apparati tecnici, torre scenica, ecc.) necessari per una struttura tesa a entrare nel novero dei grandi Teatri internazionali?
Era brutto il Teatro che, firmato da un capogruppo universalmente stimato come uno dei migliori architetti dei nostri tempi, è stato pubblicato su tutte le più grandi riviste di architettura mondiali, creando ovunque, in particolare negli ambienti culturali e negli amanti delle arti sceniche, attese per vederlo realizzato in tutta la sua originalità, bellezza e attualità?
Era brutto nobilitare la Rocca mettendola su di un prestigioso fronte? Mentre ora torna ad essere relegata dietro l’orribile culone polettiano…
Erano brutti i palazzi (a coronamento di un sistema integrato di quattro piazze) che, oltre a dare la misura di quello che sarebbe potuta diventare Rimini come capitale europea degli incontri, avrebbero apportato un notevole contributo al finanziamento del Teatro?
Era brutta l’idea della rinascita di Rimini a partire dal luogo dove era stata fondata?
Era brutto il sistema di linee di forza e nodi strutturali che anticipavano l’impianto urbanistico della nuova città e giustificavano le scelte progettuali per piazza Malatesta e Teatro?
Era brutto il Teatro che nella sua dimensione invernale (Sala interna) e in quella estiva (Arena) sintetizzava le due anime della Città?
Era brutto il nuovo cardo che collegava questo nodo, ovvero il vero nuovo centro storico della Città, con il centro storico della Marina, realizzando una linea di forza capace di saldare le parti separate e di indurre innovazioni all’intorno?
Basta: fai tu il conto! … io mi fermo qui.
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