C'è un'asta fallimentare sull'area ex Da.Ma., ma ci sono anche un ricorso in Cassazione presentato dalla ex Banca delle Marche, e un’ipoteca della stessa Banca sulla nuova Questura. Come può l’amministrazione comunale immaginare un progetto su un bene che versa in questo stato? Esiste una sola strada percorribile per uscire dal vicolo cieco. Intervista a Guerrino Mosconi, già liquidatore della società di Damerini.
“Ho due domande da fare a chi ha confezionato la pensata delle case popolari nell’area della nuova Questura: al di là delle parole che si ascoltano, anche con pretesti elettorali, a qualcuno interessa davvero che finalmente trovi una soluzione quel problema gigantesco rappresentato da una struttura di quelle dimensioni e che si trova in quelle condizioni? Chi immagina adesso un rimedio di quel tipo, dopo che non ha dato ascolto alle proposte da me avanzate e che un esito positivo l’avrebbero consentito, sa che la nuova Questura si trova in una procedura fallimentare ed è gravata da ipoteca della ex Banca delle Marche. Chi parla è Guerrino Mosconi (nella foto), in passato Liquidatore della Da.Ma., e il riferimento è al progetto delle case popolari (in realtà l’intervento annunciato dal Comune di Rimini è più ampio e coinvolge anche lo stadio) nell’area della nuova Questura attraverso la partecipazione ad un bando regionale. Critiche su questa operazione le ha espresse anche un esponente di spicco del PD, nonché consigliere comunale Juri Magrini. Le argomentazioni di Mosconi sono però di altra natura
Allora Mosconi, cosa pensa della sorpresa uscita dal cilindro di palazzo Garampi sulla nuova Questura?
La prima cosa che ho pensato quando ho letto la notizia è stata… ma di cosa stanno parlando? O, meglio, sanno di quel che parlano a proposito della nuova Questura?
Perché?
C’è un fallimento, c’è un ricorso che si trova in Cassazione presentato dalla ex Banca delle Marche (la quale ha finanziato la costruzione della nuova Questura), che ovviamente non avrà tempi brevi, c’è un’ipoteca della stessa Banca sull’area della “Nuova Questura”. Come può l’amministrazione comunale immaginare una progettazione su un bene che versa in questo stato, pensando poi di acquisirlo “tramite esproprio o accordo bonario”? Mi sembra di sognare… Per la legge fallimentare c’è l’obbligo di procedere con evidenza pubblica (asta) su quel bene. L’ha ripetuto in passato anche l’attuale curatore fallimentare: “E’ chiaro che nessuna querelle politica può modificare un percorso giuridico, nell’ottica del perseguimento dell’interesse della massa dei creditori, mediante procedure competitive”.
Un piccolo passo indietro: dal Comune si continua a dire che è tutta colpa del ministero dell’Interno se la nuova Questura non è mai entrata in funzione e sta cadendo a pezzi…
A mio parere, ma non solo mio, il Comune ha evidenti responsabilità: la convenzione con tutti gli aspetti tecnici, autorizzatori relativi al programma integrato l’ha sottoscritta l’amministrazione comunale, non il ministero. Così come anche lo stesso Comune, ha avuto un ruolo nella trattativa sul come doveva essere progettata e in qualche modo, sul canone di locazione, che il ministero avrebbe dovuto riconoscere al privato. Ha poi deciso di ricorrere al Tar per la risoluzione della convenzione, anziché chiederne l’adempimento mediante una causa civile al Tribunale Ordinario, che gli avrebbe consentito di poter entrare in possesso della struttura nella quale avrebbe potuto insediarsi la Polizia di Stato, quando l’immobile era perfettamente integro e non saremmo dunque al punto in cui ci troviamo adesso. Quindi è stato un grosso errore. Non ha senso nemmeno continuare ad insistere sul fatto che il ministero avrebbe abdicato all’impegno preso, perché dal momento in cui è intervenuto il fallimento nel 2016 si è bloccata ogni possibilità di “manovra” per il ministero. Rimane un’unica strada, come ho ripetuto fino alla noia in tutte le sedi…
Quale?
L’amministrazione comunale potrebbe presentare una proposta concordataria al Tribunale per acquisire i beni oggetto del fallimento. Con circa 7 o 8 milioni di euro sarebbe possibile acquisire l’intero compendio immobiliare. Il programma integrato di Edilizia residenziale Sociale con il quale l’amministrazione comunale pensa di costruire 36 alloggi, comporterebbe una spesa di 6,6 milioni di euro, di cui il 20 per cento in quota Comune di Rimini e Acer, e il restante dal bando regionale. Non ho nulla in contrario sulle case popolari e sugli uffici comunali da trasferire nella nuova Questura, magari! Ci sono 29mila mq a disposizione e c’è posto per tutti. Il Comune di Rimini spende ogni anno somme ingenti in canoni di locazione, per di più per uffici senza parcheggi o con parcheggi insufficienti e conseguenti disagi per i cittadini che quegli uffici frequentano per necessità. Invece nella nuova Questura nemmeno i parcheggi mancano. Ma, ripeto, bisogna passare attraverso una procedura concorsuale.
Poi il Comune su quell’area aveva previsto in convenzione 14.800 mq di edificabilità fra commerciale, residenziale e direzionale…
Con questa risorsa urbanistica non sarebbe un grosso problema trovare i soldi per ristrutturare l’immobile già edificato per la Questura (circa 10 milioni di euro), un intervento che può essere fatto gradualmente, rendendo fruibili prima gli uffici e poi i tre corpi separati che ospitano la sala convegni, la mensa e la palestra.
Quindi l’investimento complessivo tra acquisizione e ristrutturazione potrebbe comportare un investimento di 17/18 milioni di euro, che il Comune o chi per esso (Acer) per interventi di pubblica utilità potrebbe in parte reperire, con un progetto complessivo, mediante la Cassa Depositi e Prestiti.
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