Il sequestro fallito e quello riuscito del sindaco di Riccione

Il sequestro fallito e quello riuscito del sindaco di Riccione

Il colpo riuscito, ieri, di cui è rimasta vittima Renata Tosi. Un po' di anni fa invece...

Oggi. Tredici rivoltosi hanno preso la via del notaio per regolare i conti. Il sindaco di Riccione, Renata Tosi, è stato sfiduciato e con ogni probabilità si voterà a primavera. Che fosse sotto “sequestro” da tempo, Renata Tosi, era noto. Vittima di faide tutte interne alla propria maggioranza. Sequestro riuscito. Il riscatto dovranno pagarlo i riccionesi, che di molte cose avevano bisogno tranne che di una lunga e devastante campagna elettorale che rischierà di non aprire nemmeno prospettive solide di governabilità.

Ieri. Marzo 1975. Biagio Cenni, sindaco comunista di Riccione (e anche vicepresidente dell’Azienda di soggiorno) è uno degli uomini più ricchi della riviera: possiede alberghi, una cantina vinicola, un deposito di acque minerali. Una banda formata da riccionesi progetta, e quasi mette a segno, il sequestro del sindaco. Le cronache la definiscono una “armata Brancaleone del crimine in miniatura”. Costoro hanno messo in conto di chiedere un riscatto di 300 milioni di lire e, così, di “svoltare”. Sta di fatto che i carabinieri li anticipano e li sorprendono sulla Fiat 500 con tutto l’occorrente per entrare in azione: passamontagna, un grosso sasso avvolto nella stoffa e altro. Avevano pianificato il sequestro del sindaco e la sua “reclusione”, in attesa del bottino, in una casa abbandonata sul colle di Covignano. Avevano anche già scritto la lettera con la richiesta di riscatto, che custodivano, da veri geni, nell’auto di uno dei sequestratori, con tutto l’armamentario del rapitore provetto.
Il colpo lo dovevano mettere a segno mentre Biagio Cenni tornava a casa, il 26 marzo 1975, da una riunione con degli operatori turistici. Invece il colpaccio lo fecero i carabinieri, che per fermare uno dei malviventi esplosero anche qualche colpo di pistola nel cortile dell’ospedale Ceccarini, dove il fuggitivo si era infilato per sottrarsi all’arresto. Il sindaco nel frattempo se ne stava tranquillamente a casa con la moglie e i figli, e fu informato del misfatto ad operazione compiuta.

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