In Tribunale Camporesi mette “ko” Cagnoni: non ha diffamato la Fiera

In Tribunale Camporesi mette “ko” Cagnoni: non ha diffamato la Fiera

I fatti si riferiscono al 2016, quando il candidato sindaco Luigi Camporesi mandò agli albergatori una lettera che la Fiera valutò diffamatoria. Ma il Tribunale di Rimini ha dato ragione all'esponente di Obiettivo civico.

In nome del popolo italiano, Luigi Camporesi non ha diffamato Rimini Fiera né Società del Palazzo dei Congressi, che anziché ottenere il risarcimento richiesto (500mila euro per la Fiera e 500mila per SPC), devono pagare 20mila euro (spese di liti) all’esponente politico riminese.

Vittoria su tutta la linea per Luigi Camporesi, difeso dall’avvocato Marco Bertozzi. I fatti sono noti perché l’eco mediatica fu notevole. In occasione delle elezioni amministrative del 2016, quando era candidato sindaco per Obiettivo civico, inviò agli albergatori (esattamente ai soci di A.I.A. Capital S.P.A. e A.I.A Palas Società Consortile a r.l.) e poi diffuse sulla stampa e sui social, una lettera che prendeva di mira la quotazione in borsa annunciata dalla Fiera. Scriveva fra l’altro: “La quotazione in borsa di Rimini Fiera non è attuabile, in quanto: 1) la maggioranza delle azioni è in pegno a Unicredit ed alla Banca Popolare di Vicenza e: 2) la Società del Palazzo dei Congressi ha presentato per l’esercizio 2014 un bilancio irregolare che non rispetta le norme dettate dalla L. 69/2015 sulle false comunicazioni sociali”. Aggiungeva che “per quanto sopra esposto, il management di Rimini Fiera, conformemente alla volontà del Comune di Rimini e in presenza di un debito bancario del gruppo non sostenibile, sembra accettare la volontà bolognese già espressa dalla Regione e da Bologna Fiere. L’attuale amministrazione comunale è costretta, anche per ragioni politiche, a subire la costituzione di Bologna Holding, per cui la gestione dell’indotto economico sul territorio, dipenderà dal potere economico bolognese (Comune e Camera di Commercio di Bologna)”.

Fu un terremoto. Cagnoni replicò, recapitò attraverso i suoi legali prima una diffida, poi passò alla querela per diffamazione, perché Camporesi avrebbe leso la reputazione commerciale del Gruppo Fiera. Si arrivò in Tribunale e l’esito si può leggere nella sentenza che Camporesi ha inviato alla stampa.
Dopo aver citato tutta la giurisprudenza in materia di “critica politica”, il Tribunale di Rimini sentenzia che “dato per scontato l’interesse sia dei diretti destinatari della missiva, sia dei cittadini riminesi in generale a conoscere l’opinione di un candidato sindaco su temi aventi sicura rilevanza per lo sviluppo economico del territorio e concernenti la gestione di società partecipate dal Comune mediante la sua controllata Rimini Holding S.p.a., anche il presupposto della continenza formale appare sostanzialmente rispettato, mantenendosi la vis polemica dell’autore congruente con la sfera pubblico-istituzionale dell’operato dei vertici delle società attrici, e non venendo utilizzate frasi offensive traducentisi in “attacchi gratuiti”.

Invece “quanto al presupposto della corrispondenza al vero dei fatti oggetto di critica, occorre osservare che, effettivamente, il tema relativo all’indebitamento di Rimini Fiera e del Palacongressi in passato era stato portato all’attenzione della pubblica opinione da alcune testate giornalistiche, come dimostrato dagli articoli di stampa apparsi su Il Fatto Quotidiano in data 05.12.2013, dal titolo “Crisi Rimini: fallito l’aeroporto, ora conti in rosso per Fiera e Palacongressi”, e in data 16.01.2014, dal titolo “Rimini Fiera nella bufera, la Procura indaga sul nuovo palacongressi”, nonché su Il Sole 24 Ore in data 17.01.2014, dal titolo “La Procura indaga sul Palacongressi di Rimini Fiera. Oltre 107 milioni di debiti per le società del gruppo”.”
Non solo. Critiche politiche sulla gestione finanziaria dei sistemi fieristico e congressuale erano state espresse anche da altri, come l’ex deputato Sergio Gambini (fra l’altro su Rimini 2.0.: Vi spiego perché su fieristico e congressuale rischiamo un “Aeradria 2”, e la consigliera Carla Franchini del M5S.
A propria difesa, Camporesi ha portato anche la Relazione illustrativa del 30.11.2015 firmata dall’Amministratore Unico di Rimini Congressi S.r.l., Marino Gabellini.

Morale. “Per quanto riguarda la situazione di indebitamento bancario del gruppo Rimini Fiera, la critica espressa dal Camporesi si fonda su fatti corrispondenti al vero, almeno nel loro nucleo essenziale – come dimostrato dalla necessità della società Rimini Congressi di ricorrere ad un “prestito ponte” da parte della Banca Popolare di Vicenza per il pagamento del mutuo contratto con Unicredit, soggetto a favore del quale era stata concessa in pegno l’intera partecipazione azionaria detenuta in Rimini Fiera S.p.a. – rappresentando invece opinabili, ma legittime, valutazioni da parte dell’autore dello scritto le affermazioni relative alla presunta insostenibilità finanziaria di tali debiti e alla conseguente inattuabilità della quotazione in borsa.
Quanto, invece, all’affermazione che “la Società del Palazzo dei Congressi ha presentato per l’esercizio 2014 un bilancio irregolare che non rispetta le norme dettate dalla L. 69/2015 sulle false comunicazioni sociali” appare dirimente la considerazione che la diffamazione, anche ove ritenuta sussistente, non avrebbe come destinataria la società in questione – che anzi, risulterebbe danneggiata dal reato di false comunicazioni sociali – ma i soggetti autori del bilancio, che nella missiva non sono nemmeno individuati personalmente”.

Niente diffamazione, dunque, perché “le affermazioni contestate devono essere ritenute, in parte, come legittima espressione del diritto di critica politica da parte del convenuto e, per la parte relativa alla (presunta) configurabilità del reato di false comunicazioni sociali, comunque non lesive dell’onore e della reputazione delle società attrici”.

COMMENTI

DISQUS: 0