I palchettisti, che hanno permesso la nascita e la gestione del teatro fino al conflitto bellico, secondo palazzo Garampi non possono vantare alcun diritto. Eppure erano proprietari dei due terzi dei palchi e retropalchi del teatro che sarà inaugurato entro la fine dell'anno. Se ne è discusso nell'ultimo consiglio comunale fra il capogruppo di Fi, Rufo Spina, e l'assessore Pulini.
Ben due terzi dei palchi del teatro Galli erano di privati cittadini riminesi mentre il Comune di Rimini era proprietario solo di un terzo del palchi. Ora, i proprietari o gli eredi dei palchettisti dell’epoca hanno oppure no diritto ad una qualche forma di risarcimento (anche se non monetario)? Secondo l’assessore alla cultura (pardon, alle Arti) di palazzo Garampi, Massimo Pulini, chi ha permesso che il Galli mettesse in scena tante stagioni liriche, non può rivendicare nulla e l’amministrazione comunale “non ha contemplato nessuna restituzione o risarcimento ai palchettisti”. Al massimo saranno chiamati ad una festa. In buona sostanza, se è vero – come ha sostenuto carte alla mano il capogruppo di Forza Italia nell’ultimo consiglio comunale, avv. Carlo Rufo Spina – che due terzi dei palchi e dei retropalchi erano di proprietà privata, in regime di condominio col Comune, e “la proprietà è un diritto imprescrittibile ed inestinguibile, salvo gli effetti di una eventuale usucapione che però non può compiersi finché il bene si trova in uno stato di rudere e di inagibilità dovuta al cantiere, e può scattare solo nel momento in cui il bene tornerà agibile a seguito del compiuto restauro”, allora l’atteggiamento del Comune di Rimini somiglia molto ad un esproprio proletario. Anche perché, ha rivelato lo stesso Rufo Spina, nel dopoguerra, anni 50, l’amministrazione comunale “ha incamerato fondi ma non li ha mai devoluti ai privati danneggiati”.
La giunta Gnassi però non sembra voler assecondare i diritti dei palchettisti (“palchettista è un neologismo”, ha sostenuto in consiglio l’assessore Pulini; “no, il termine è presente nel regolamento del teatro”, ha replicato Spina). Pulini è stato chiaro: “Al momento le do una risposta politica, perché non ho informazioni dirette dal punto di vista giuridico, non ho avuto il tempo per poterle raccogliere, ma la risposta politica è no”. Niente risarcimento, in nessuna forma. Va segnalato che proprio nei giorni scorsi il Comune di Rimini ha lanciato la campagna di sostegno al Galli, “entra in scena”, ma in nessun modo ha previsto una sorta di valorizzazione dei palchettisti.
L’assessore Pulini è rimasto addirittura colpito dalla questione sollevata dal capogruppo di Forza Italia: “Mi fa specie, ma non mi stupisce, che all’approssimarsi di questo evento che dovrebbe essere salutato dalla città intera come una promessa portata a termine, la restituzione di un bene pubblico e comune, si possano fare vivi atteggiamenti che adducono una proprietà antica”. Questa proprietà, ha aggiunto Pulini, è storia vecchia, retaggio del passato, capitolo chiuso dalle bombe che caddero abbondanti sulla città distruggendo anche parte del teatro. A Bergamo, ha ammesso Pulini, “unico esempio in Italia”, gli antichi proprietari dei palchi hanno mantenuto i loro diritti, “ma li c’è un’attività indefessa e continuativa di cura del teatro da parte di queste figure”. Mentre per i palchettisti di Rimini, “figure che in passato avevano sostenuto, tenuto in piedi e dato il loro apporto familiare e patrimoniale alla prima costruzione del teatro”, Pulini immagina solo che “possano essere chiamati a fare una festa a favore di questo teatro e della cittadinanza intera”.
Come ha reagito Rufo Spina? Insoddisfatto dalla risposta di Pulini alla sua interrogazione, “perché apprendo che la proprietà privata sarebbe sostanzialmente superata nella idea dell’assessore, e l’oggetto di questa interrogazione non vuole essere la restituzione della proprietà dei palchi, ma forme di risarcimento (dato che il Comune è stato risarcito) nei confronti dei palchettisti. Spero che ne parliate in giunta di queste forme di ristoro, e comunque di coinvolgimento dei palchettisti, per vedere se ci possano essere delle agevolazioni nei loro confronti”. Risposta scritta entro cinque giorni, dopo di che si vedrà se palazzo Garampi abbia intenzione o meno di confermare l’esproprio proletario. Di certo ad oggi non ha convocato nessuno degli eredi dei proprietari dei palchi. Che andrebbero quanto meno ringraziati perché, come ha sottolineato Rufo Spina, “dobbiamo soprattutto ai palchettisti, che dalla inaugurazione al 1944 hanno finanziato le stagioni liriche, la nascita e la vita del teatro”.
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