La lettera: “Perché la Commissione d’inchiesta sulle banche non si è occupata anche delle Casse?”

La lettera: “Perché la Commissione d’inchiesta sulle banche non si è occupata anche delle Casse?”

"Come mai una banca che al 31 dicembre 2009 presenta agli azionisti conti “eccellenti”, nel giro di pochi mesi precipita in una situazione tanto pesante? Come mai i crediti deteriorati, che alla fine del commissariamento della Banca d’Italia ammontavano a 641 milioni di euro, invece di diminuire sono diventati 950? Con il risultato che il valore delle azioni, investimenti frutto di risparmio per 7.000 piccoli azionisti, dai 22 euro del 2010 si è azzerato".

Alla fine di gennaio si sono conclusi i lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario costituita per verificare la gestione delle banche in crisi e dissesto. La Commissione si è occupata di Mps, Banca popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Mi sfugge il motivo per cui non si sia occupata anche di altri istituti in sofferenza. Ad esempio delle Casse di Risparmio di Cesena, San Miniato e Rimini (Carim), recentemente acquistate da Credit Agricole; per un tozzo di pane, data la critica situazione patrimoniale in cui sono state ridotte.
La Commissione ha sollevato il grave fenomeno delle “porte girevoli”, cioè il fatto che i medesimi soggetti, anche se ovviamente in periodi diversi, rivestano ora il ruolo di controllori ora di controllati.
Le porte girevoli alla Carim non difettavano di certo; porte girevoli risulta siano state varcate da chi ha ricoperto ruoli non di secondo piano sia nella Fondazione Carim, sia in Banca Carim, sia nel Credito Industriale Sammarinese (CIS), acquistato nel 2005 dalla Carim. Dato che un ex-consigliere della Fondazione Carim, di fatto proprietaria e controllore di Banca Carim, visto che ne possedeva il 70% delle azioni, ha dichiarato che era fra coloro che “dovevano” approvare i bilanci senza leggerli e discuterli, ritengo sia lecito sapere da chi e in che modo sia stata amministrata questa banca.
Come mai una banca, che al 31 dicembre 2009 presenta agli azionisti conti “eccellenti”, nel giro di pochi mesi precipita in una situazione tanto pesante da azzerare 18 milioni di utili e maturare una perdita di 30 milioni di euro? Come mai i crediti deteriorati, che nel 2012, alla fine del commissariamento della Banca d’Italia, ammontavano a 641 milioni di euro, invece di diminuire sono diventati 950? Con il risultato che il valore delle azioni, investimenti frutto di risparmio per 7.000 piccoli azionisti, dai 22 euro del 2010 si sia azzerato.
Io non so se l’avere concesso crediti per 950.000.000 di euro senza pretendere adeguate garanzie, la svendita di beni immobiliari, la sciagurata operazione CIS, il riacquisto nel settembre 2010, in periodo di commissariamento, di 85.000 azioni possedute da 34 “fortunati” soci a 21 euro, per un totale di 1,8 milioni (quando la normale attività di compra-vendita era di circa 10.000 azioni al mese) siano attribuibili a dolo. Oppure all’incapacità ed alla leggerezza con le quali è stata amministrata la Carim sia prima che dopo l’ispezione della Banca d’Italia. In ogni modo i responsabili non dovrebbero rispondere del proprio operato?
Emblematiche le dichiarazioni del Procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli del 02.12.17. Riguardo le banche del riminese afferma: “I casi in cui la forzatura delle norme è stata più evidente sono legati all’aeroporto e al sistema bancario. Certe cose, anche se non punibili penalmente, non andavano fatte”.

Onide Venturelli
Socio e cliente di Banca Carim

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