“La Rimini turistica è all’insegna dell’immobilismo: 8 alberghi su 10 sono obsoleti”

“La Rimini turistica è all’insegna dell’immobilismo: 8 alberghi su 10 sono obsoleti”

Il presidente di Teamwork, Mauro Santinato, ieri ha preso la parola alla presentazione del libro di Primo Silvestri dedicato al sistema Rimini nella competizione globale. E se ha riconosciuto un miglioramento nel centro storico, nella viabilità ed altro, ha tracciato una fotografia impietosa sulla offerta turistica, ovvero il core business di Rimini. Dove il ritardo da colmare si è fatto gigantesco e i tempi di reazione sono biblici.

E’ stata una bella occasione di riflessione la presentazione di Turismo 2013, il sistema Rimini nella competizione globale, di Primo Silvestri, avvenuta ieri pomeriggio nel corso di un dibattito che ha visto gli interventi di Paolo Audino, Francesco Maria Barbini, iovannino Montanari, Bonfiglio Mariotti e Mauro Santinato, mentre l’assessore regionale Emma Petitti ha inviato un testo scritto.

Particolarmente frizzante Mauro Santinato, presidente di Teamwork, con una indubbia competenza in ambito turistico. La sua tesi è la seguente: negli ultimi cinque anni Rimini è notevolmente migliorata. A supporto ha citato gli interventi su viabilità, arredi urbani, iniziative culturali. E’ aumentata anche la percezione positiva di Rimini come città storica, in generale il clima che si respira è quello di una vitalità e positività, il centro storico grazie agli interventi messi in cantiere è turisticamente più interessante. Mentre parlava scorrevano le slide di Castelsismondo e piazza Malatesta, la “piazza sull’acqua” del ponte di Tiberio, il sovrappasso di viale Roma (opere che pure sono al centro di critiche demolitorie), le rotatorie, fino a Fiera e Palacongressi, che pure appartengono ad una stagione che non ha nulla a che vedere con gli ultimi cinque anni.

Molto sta cambiando, insomma, tranne che per il core business di Rimini: la città turistica. Qui Santinato è stato tranchant. “A Rimini negli ultimi 30 anni sono stati costruiti solo due alberghi completamente nuovi, dalle fondamenta. Nel frattempo ne sono stati chiusi 800. La nostra quota di turismo internazionale è modestissima (-20%) rispetto a quella di altre destinazioni dell’Adriatico. A Jesolo ci sono un terzo degli alberghi di Rimini ma fanno quasi le stesse presenze di Rimini e la quota del turismo internazionale è del 70%”.

Non è finita. “Negli ultimi 10 anni i valori degli alberghi si sono dimezzati e oggi a Rimini ci sono 100 alberghi in vendita ma non li vuole nessuno. E decine di ex strutture alberghiere chiuse e abbandonate (e noi ne sappiamo qualcosa, come stiamo documentando in “occhi sulla città”, ndr). Tutto è bloccato: ci sono colonie fallite, progetti fermi, piani mai decollati. Non ci sono investimenti e riqualificazioni significative delle strutture turistiche”.

La classe politica locale, ma anche regionale, gongola quando può sparare i numeri della riviera di Rimini (e lo ha fatto anche ieri l’assessore Petitti). E per spararli più grossi ha escogitato di mettere in circolazione i numeri dell’Osservatorio turistico regionale. Presenze, presenze, presenze. “Che cosa è più importante, le presenze o il fatturato?”, ha chiesto Santinato. Di certo “quello che si porta in banca”. E anche a questo riguardo i confronti con altre destinazioni sono impietosi. Mille camere alberghiere a giugno fatturano a Sorrento 197 mila euro, a Jesolo 125 mila, a Lignano Sabbiadoro 113 mila, a Gallipoli 103 mila, a Riccione 112 mila. E a Rimini? 78 mila.

Avanti. Anche il commercio se la passa male e l’aeroporto non aiuta. E che ne è stato del progetto Murri? “Avrebbe dovuto essere inaugurato nel 1995”. E la Bolognese? “Nessun segnale in vista per i prossimi 15 anni”. E così via. “A Rimini 8 alberghi su 10 sono obsoleti e abbiamo le stesse attrazioni turistiche di 50 anni fa, la stessa spiaggia e gli stessi venditori di cocco”. Pure lo stesso shopping fatto di abusivi in riva al mare e lungo i viali. Ed ha ironizzato mostrando la foto di due belle biondine: “L’unica cosa che non abbiamo più sono le svedesi… Forse perché lui non lavora”. Il lui che è comparso sullo schermo è il mitico Zanza. “Un tempo avevamo anche le più belle discoteche d’Europa”.

Secondo Santinato “la burocrazia uccide ogni buona volontà e i tempi per avere un permesso a costruire sono biblici”, ma la sua conclusione è ancora più pessimistica: nella città turistica “non ci sono segni di miglioramento”. In futuro, forse. Era il 2006 quando l’allora assessore al turismo Maurizio Melucci sosteneva che sarebbe stato “un anno strategico per l’innovazione turistica” e il riferimento era al progetto pilota (che coinvolgeva Sviluppo Italia) per l’innovazione delle strutture ricettive.

Ce la possiamo fare, ha concluso Santinato. Ad alcune condizioni: “Che gli operatori tornino a crederci, ad investire e ad innovare! Partano i lavori di riqualificazione del lungomare, si investa nell’innovazione di prodotto (alberghi, ristoranti, locali, bar, stabilimenti balneari, negozi, attrazioni, pubblici esercizi, etc.), nella formazione, nell’aggiornamento manageriale e nella tecnologia, ci sia un ricambio generazionale, si favoriscano gli investimenti e si premino gli operatori che credono ancora in
questo business, si creino le condizioni urbanistiche per una forte riqualificazione dell’offerta turistico-alberghiera, si torni ad essere pionieri e innovativi come lo eravamo negli anni ’70-’80”. Detto fatto? Magari. “Se si vuole giocare in Champions League, bisogna prima vincere la serie A, ma ancora prima la serie D”.

Nella fotografia (Riccardo Gallini) i relatori al dibattito sul turismo promosso da Primo Silvestri

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