Oggi, 4 ottobre, è la festa del dialogo interreligioso. Il Miur invia a tutte le scuole un Calendario con le festività di 23 confessioni. Esempio: domani si onora Marvelli? Macché, comincia Sukkot per gli ebrei e per i buddisti è Pavarana. E' l'ennesima idiozia del politicamente corretto. In questo caso anche bastarda, perché in questo modo subdolo – didatticamente parlando – rottamano il cattolicesimo.
Morale: buone feste all’istruzione. Svolgimento: che giorno è oggi? Mercoledì 4 ottobre, San Francesco, patrono d’Italia. Ti piacerebbe, fesso retrogrado. Oggi è Zhongquie Jie, la Festa della Luna, onorata dai taoisti. E domani? Domani è il 5 ottobre, a Rimini si rammemora il Beato Alberto Marvelli. Deficiente, sta zitto che rischi la lapidazione. Domani comincia Sukkot, la Festa delle Capanne, che ricorda l’esodo degli ebrei nel deserto prima di approdare alla Terra Promessa. Che bello… Sta zitto, figlio di un dio bestia. Domani, 5 ottobre, i buddisti festeggiano Pavarana, cioè la “Confessione collettiva alla fine dei tre mesi di ritiro estivo”. Ma che cavolo significa? Che cavolo te ne frega, l’importante è dialogare, mica capire. E non scordarti il 19 ottobre. Che diavolo succede il 19 ottobre? Per gli induisti è Diwali, la Festa della Luce, mentre per i Sikh è Bandi Chhor Divas, il Giorno della Liberazione. Che non c’entra con la nostra Liberazione, non si sa proprio cosa c’entri e c’importi, ma interessa tanto al Miur, l’illuminato e interreligioso Ministero di Istruzione, Università, Ricerca e storia delle religioni.
Oggi, 4 ottobre, il Miur ha deciso che è la “giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse”. Per festeggiare, il Miur ha inviato alle scuole italiane un nuovo calendario. No, non è un calendario ‘scolastico’. Si chiama “Calendario del Dialogo”, ed è l’apoteosi del politicamente corretto, i dieci comandamenti della stupidità patria. Trattasi, parole del Miur, di “un calendario in cui sono state annotate le feste delle comunità di fede presenti nel paese – grandi e piccole, antiche e recenti – che compongono il variegato paesaggio religioso delle scuole italiane”. Naturalmente, è implicito che le scuole lo usino a dovere, gettando nel cesto santi, santini, agiografie e crocefissi annessi, nonostante la didascalica formalità (“Ciascuna comunità educativa potrà decidere se farne uso e come usarlo, nella logica della autonomia che ispira il nostro sistema di istruzione”). Il calendario, così, recepisce insieme alle feste cattoliche, quelle induiste e scintoiste, quelle anglicane e copte, quelle confuciane e zoroastriane e musulmane; ci sono anche le feste dei Sikh – lo conoscono il panettone? – e pure le “feste astronomiche”. Cosa sono le “feste astronomiche”? E che ne so, forse le feste atee ed ecologiste, visto che c’è la festa del solstizio d’inverno e quella del solstizio d’estate e stop. Il risultato è un vero delirio teologico: a ottobre dobbiamo fare slalom tra l’Ascensione di Guru (Sikh) e il capodanno jainista, è lo stesso giorno (il 20), il giorno dopo tocca festeggiare la nascita del Bàb, figura chiave del Baha’i, mentre il 31 ottobre scocca la celebrazione dei Santi e Martiri della Riforma (anglicani) e il matrimonio tra il basilico sacro indiano e Vishnu, la divinità induista, e io che pensavo che la morte del basilico è il pesto alla genovese… Mi domando perché non si dia spazio ai neopagani, allora, ricordando la nascita di Atena, il ratto di Europa, il giorno in cui Crono segò i coglioni a Urano e quello in cui Achille vinse Ettore, almeno sono storielle che conosciamo meglio. L’idea del Miur di adottare questo calendario arlecchinesco per “farne il supporto fisico o immateriale di percorsi di approfondimento e dialogo, esplorarne i fondamenti dottrinali e le mutazioni, studiarne la declinazione culturale o artistica, ricavarne spunti per percorsi didattici o iniziative di confronto”, è fragorosamente pacchiana. Anzi, idiota. Anzi, bastarda, perché in questo modo, in modo subdolo – didatticamente parlando – rottamano il cattolicesimo. Gli studenti non sanno chi è Giovanni il Battista, non leggono le lettere di San Paolo (un incendio di folgorazioni), guai a sfogliare il libro di Giobbe, e dobbiamo iniziarli ai riti induisti e spiegar loro lo Zoroastrismo e le speculazioni di Maometto? Una scemenza destinata a partorir cretini. Partiamo dai dati di fatto e dal mondo reale, non dal mondo delle idee. Usciamo per strada. A destra c’è una basilica, l’ha fatta erigere il papa tal dei tali una manciata di secoli fa, al suo interno c’è una Pietà veneziana di commovente bellezza. A sinistra c’è un convento francescano adornato da affreschi superbi. Davanti c’è il palazzo del principe che ha reclutato i massimi architetti e pittori del Rinascimento, decorando le stanze con opere tratte dall’Odissea e dall’Orlando furioso. Nella biblioteca di casa c’è, pur impolverata dal tedio, una edizione della Divina commedia, ci sono I promessi sposi, magari c’è pure Dostoevskij che nei Fratelli Karamazov ci fa una testa così sulla colpa e sul perdono e sulla pietà. Qualcuno avrà anche i Canti di Leopardi, che ha passato la vita a convincere Dio che non c’è altro che il nulla. Al posto della statua di Zoroastro qualcun altro avrà lo Zarathustra di Nietzsche, che libro stupendo. Partiamo da qui, da quello che siamo e che non sappiamo più di essere. Al resto, pensiamoci dopo. Non si chiama integralismo, questo; questo è buon senso. Non è fondamentalismo spicciolo, sono i fondamenti dell’Occidente. Altrimenti, i figli nostri ce li educhiamo noi, come Dio comanda.
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