Ora Vicenza vuole la presidenza di IEG: dietro le dimissioni di Cagnoni & C.

Ora Vicenza vuole la presidenza di IEG: dietro le dimissioni di Cagnoni & C.

Lorenzo Cagnoni pensava di relegare i vicentini ad una condizione di minorità, invece si sono messi in testa di dare la scalata a IEG. Ecco cosa bolle dietro le dimissioni di sei dei nove componenti il CdA.

Matteo Marzotto si sta dimostrando un osso duro per il navigato Lorenzo Cagnoni. L’indiscusso comandante supremo della Fiera di Rimini, convolata a nozze con quella di Vicenza nell’ottobre del 2016, non riesce a tenergli testa. Pensava di relegare i vicentini ad una condizione di minorità, invece si sono messi in testa di dare la scalata a IEG.

Il clamoroso annuncio delle dimissioni di massa dei riminesi dal cda di Italian Exhibition Group è la conferma di un tentativo di “accerchiamento” e del plateale rifiuto di farsi accerchiare. Cominciamo dai dati oggettivi. In anticipo sulla scadenza naturale del mandato, prevista all’inizio del prossimo anno, cioè dopo l’approvazione del bilancio 2018, il timoniere Lorenzo Cagnoni, e la sua squadra (Barbara Bonfiglioli, Daniela Della Rosa, Maurizio Renzo Ermeti, Lucio Gobbi, Catia Guerrini) ha rassegnato le dimissioni “facendo decadere il CdA con efficacia dalla data della prossima assemblea convocata per fine aprile”. Restano fuori dalla decisione improvvisa di andarsene solo i componenti non “in orbita” Cagnoni: naturalmente il vicepresidente Marzotto, Simona Sandrini (Gl Events) e Luigi Dalla Via. Tre su nove.

IEG motiva il terremoto come un “atto di responsabilità da parte dei Consiglieri di IEG”, perché “apprestandosi a intraprendere il percorso verso il Mercato dei capitali e azionario, IEG intende assicurare agli attuali e futuri azionisti e investitori l’opportuna continuità e stabilità di governance. Il nuovo Consiglio di Amministrazione di IEG sarà nominato nel corso dell’Assemblea del 27 aprile 2018”. I termini chiave sono “opportuna continuità e stabilità di governance“. Al momento la stabilità non è garantita? Parrebbe una deduzione conseguente.

“Se la coppia scoppia, come avete scritto voi, allora è naturale che arrivino anche i dispetti, come ogni coppia che si lascia alle spalle un amore idilliaco”, commenta un addetto ai lavori che però preferisce mantenere l’anonimato. Matteo Marzotto non ha nessuna intenzione di continuare a fare il secondo di Cagnoni. Il suo muoversi, anche quando appare innocuo e in linea con quello di Cagnoni, viene interpretato come una fuga in avanti. Due giorni fa ha partecipato alla iniziativa finalizzata a raccontare le eccellenze del Veneto ed ha tirato in ballo IEG, fra l’altro su un tema sul quale Cagnoni non è solito spingere sull’acceleratore: “Italian Exhibition Group ha iniziato il cammino per la quotazione in borsa. Entro metà mese completeremo la selezione degli advisor, i cui nomi saranno presto resi pubblici, e sono convinto che questa operazione porterà a creare valore per gli azionisti. È stata un’operazione possibile, in Italia, in pochi mesi, contro ogni previsione, visto che ci siamo integrati da un anno e mezzo e che in sette-otto mesi, entro l’autunno, credo che potremo essere quotati”.

Marzotto aveva già messo i puntini sulle “i” lo scorso gennaio in merito alla quotazione in Borsa, sottolineando di avere lui la delega per seguire il processo di quotazione e aggiungendo che non avrebbe accettato percorsi diversi da quelli decisi, stoppando anche l’ipotesi di una integrazione con Bologna.

Ora lo scontro potrebbe farsi duro. Saranno le tre settimane che separano dall’assemblea di IEG a decidere i prossimi passi, ma sul tavolo resta la questione della “stabilità di governance” e le precise richieste dei vicentini a Cagnoni: la presidenza di IEG e la tabella di marcia delle priorità: quotazione in Borsa e alleanze.

Quella che si sta giocando in IEG è una partita che potrebbe avere ripercussioni anche sugli equilibri politici a Rimini. E’ ben noto quale sia il potere del “sistema Fiera”, governato da “Tutankagnon”, ormai l’unico baluardo di quel più ampio sistema che ha retto le sorti della sinistra in città. Se Cagnoni dovesse scendere dal trono, i contraccolpi alla sua corte li sentirebbero in parecchi.

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