Lo schema di gioco di Matteo Renzi è più spostato sul centro e di conseguenza gli alleati da tutelare sono questi. Ovvero i candidati di provenienza berlusconiana. Gli elettori di centrosinistra che giudicano con la propria testa se si ritrovano un candidato che non apprezzano e che è lontano dalle loro posizioni, non lo votano. La logica che ha portato alla formazione delle liste? Avere truppe il più possibile fedeli da muovere con gli accordi che saranno praticabili dopo il voto. In alcune zone il Pd rischia un ridimensionamento.
Gli ex berlusconiani piazzati in Emilia Romagna a raccogliere i voti degli elettori del Pd? “E’ lo schema di gioco di Matteo Renzi, uno schema più spostato sul centro e di conseguenza gli alleati da tutelare sono questi”. Chi parla è Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, in passato anche nella direzione nazionale del Pd, docente di storia contemporanea all’Università di Bologna.
Ma queste scelte non rischiano di creare dei problemi al Pd? La base sta facendo fatica a digerire certi personaggi…
Più che la base, che segue in maniera abbastanza fedele i dettami del partito, io direi gli elettori liberi del Pd, coloro che non si sentono vincolati da una tessera che li spinge ad essere coerenti. Gli elettori di centrosinistra che giudicano con la propria testa è chiaro che se si ritrovano un candidato che non apprezzano e che è lontano dalle loro posizioni, non lo votano. Io mi preoccuperei più di questi che dei militanti, a parte il fatto che ormai sono rimasti pochissimi e che votano per il partito a prescindere.
Enrico Letta ha detto che con queste candidature per il Pd sarà una corsa verso l’abisso… Troppo tragico o realistico?
Non credo che sia una corsa verso l’abisso. L’obiettivo del segretario Matteo Renzi è quello di costruire un partito più personalizzato, su una taglia che può essere poco superiore al 20%: con questa quota di deputati sarà l’ago della bilancia di una coalizione che si potrebbe chiamare europea, occidentale, liberale … come vogliono in Europa. Penso che lui sia molto meno preoccupato di come possano immaginare in tanti, anche perché in fondo lui ci sarà.
Certi confronti in regione, come quello fra Errani e Casini a Bologna, o fra l’ex sindaco di Rimini Giuseppe Chicchi e l’ex alfaniano Sergio Pizzolante faranno danni al Pd?
Un po’ si, certo. In alcune zone il Pd rischia un ridimensionamento, poi va tenuto conto che la campagna elettorale è breve e molto dipenderà anche da come si muoveranno queste persone sul territorio. Certamente per un elettore di centrosinistra classico a Rimini sarà più naturale votare Chicchi piuttosto che Pizzolante.
Ampliamo l’orizzonte: cosa pensa in generale della logica che ha portato alla scelta delle candidature?
Quello che ormai è confermato da tutti i commentatori, e cioè che le candidature col nuovo sistema proporzionale, e soprattutto nella previsione di uno stallo politico dopo il 4 marzo, sono militarizzate dai capi partito, i quali vogliono assicurarsi truppe il più possibile fedeli da muovere con gli accordi che saranno praticabili dopo il voto, qualunque essi siano. Da questo punto di vista, candidati che potrebbero avere dubbi oppure una propria personalità politica, non vanno bene.
E delle candidature del Pd?
Quello che ho appena detto vale anche per il Pd, che ha paracadutato nei territori più sicuri quanti più “big” (o politici da tutelare che dir si voglia) possibili e questo ha generato malumori e proteste. Però è un processo abbastanza tipico, non è la prima volta che capita, certamente è un metodo completamente diverso dal sistema delle primarie.
Il leader del movimento 5 stelle, Luigi Di Maio, nel suo tour elettorale in Emilia Romagna, lo scorso weekend, ha fatto leva sull’orgoglio identitario degli elettori del Pd dicendo: vi hanno rifilato candidati di destra… riferendosi a Casini e altri. Quale risultato è lecito attendersi per il movimento nei nostri territori?
Difficile dirlo, non conosco i candidati e come si muovono nelle varie realtà. Di certo l’argomento che ha sollevato è abbastanza classico, anche se direi che tutto sommato Casini è un cattolico adulto, visto e considerato che sicuramente è a favore del divorzio.
Pensa che certi argomenti di scontento che emergono dai territori della Romagna (area vasta, Emilia “matrigna”, aeroporti, ecc.) possano penalizzare il Pd?
La Romagna la vedo spenta in questa fase, non mi pare ci sia nessun movimento significativo reale all’interno della società civile. E dubito che possa esserci una trasposizione così meccanica dallo scontento alla penalizzazione. Non credo che chi andrà a votare abbia in mente un ragionamento così razionale.
Su cosa si dovrebbe puntare, dal punto di vista dei contenuti, per non rendere inutile e vuota questa campagna elettorale?
Una emergenza riguarda sicuramente l’inverno demografico in un duplice aspetto: l’enorme aumento dei costi delle famiglie per conservare in vita i grandi anziani, e l’erosione delle risorse per i giovani. Due aspetti che spesso si verificano contemporaneamente nella stessa famiglia e nello stesso momento. Questo è il più grande problema sociale dell’Italia di oggi, che naturalmente non si risolve con il bonus da 80 euro: è una questione culturale, che ha a che fare coi diritti, con le tecnologie sanitarie e molto altro, di cui non si parla in senso propositivo. La seconda cosa è il riorientamento delle politiche dell’innovazione: a livello europeo l’innovazione viene stimolata dal pubblico, in molti Paesi questo sta avvenendo e si traduce anche in processi politici. In Italia no, e questo deve preoccupare.
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