Quando a Rimini nessuno poteva uscire di casa a Borgo Marina apriva il ritrovo degli extracomunitari

Quando a Rimini nessuno poteva uscire di casa a Borgo Marina apriva il ritrovo degli extracomunitari

Quando Bonaccini ci aveva confinati nella zona arancione e praticamente non si poteva fare nulla, quando palazzo Garampi ci controllava con i droni, ed erano rimaste in funzione solo poche e selezionate attività, in corso Giovanni XXIII alzava la saracinesca un distributore automatico di alimenti e bevande di cui in pochi sentivano l'esigenza. "Sta diventando un punto di riferimento di “spacciatori di droga”, luogo di assembramento di extracomunitari e ritrovo di "sbandati" dell’area stazione", denuncia Gioenzo Renzi. Secondo l'assessore Jamil Sadegholvaad il Comune non poteva non autorizzarlo. Ma è smentito dalla decisione di una amministrazione "amica", quella di Ravenna. Che ha superato anche l'esame del Tar.

Il caso del distributore automatico di alimenti e bevande piazzato nel cuore di Borgo Marina nel bel mezzo del lockdown, svela un concentrato di paradossi, contraddizioni e ignoranza (nel senso etimologico di non conoscere, non sapere) rispetto a decisioni amministrative che hanno già inciso in questa materia (fra l’altro in un Comune della Romagna) ma che, chi di dovere, appunto, ignora.
E’ bastata una interrogazione del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Gioenzo Renzi, che ha portato a galla la questione, per spiegare come funziona il nostro piccolo mondo antico.

Il fatto. “Nell’aprile scorso, durante la chiusura forzata di quasi tutte le attività produttive e commerciali con DCPM e Ordinanze Regionali causa l’emergenza sanitaria COVID 19, è stato realizzato e aperto nel Borgo Marina, in un negozio all’inizio di Corso Giovanni XXIII, un distributore automatico H24, per la vendita e la somministrazione di alimenti (snack), caffè, acqua, birre fresche in lattina e altre bevande”. Così Gioenzo Renzi.
Dunque, mentre bar, ristoranti, alberghi, aziende…. praticamente quasi tutti, erano costretti a tenere abbassate le saracinesche, nel quartiere che spesso è stato definito “casba”, è stato autorizzato un “punto vendita” che anche solo il buon senso avrebbe dovuto suggerire di tenere quanto meno “in sospeso” in attesa di compiere tutti i dovuti approfondimenti. Perché? Lo spiega Gioenzo Renzi: “nel Borgo Marina e nell’adiacente zona della Stazione sono perduranti i problemi di ordine pubblico, dovuti allo spaccio della droga, alla prostituzione, agli “irregolari” di ogni genere”, e quindi “non era certo opportuna l’apertura di tale attività, giorno e notte, priva della presenza di responsabili”.

Non ci sarebbe voluto molto a capirlo, ma l’osservazione – stando a quanto riferisce lo stesso Renzi – ha poi convalidato i sospetti. “Tale distributore automatico sta diventando un punto di riferimento di “spacciatori di droga”, luogo di assembramento di extracomunitari e ritrovo di “sbandati” dell’area stazione, che non rispettano il “distanziamento” e privi di “mascherine” bivaccano sui marciapiedi antistanti. L’insediamento di questa attività causa l’aggravio del degrado e dei problemi di ordine pubblico”. Non solo. “La stessa vendita pubblicizzata nel suddetto distributore automatico di birre fresche in lattina non può ignorare le leggi dello Stato in materia di bevande alcoliche, riguardo il divieto di vendita ai minori di 16 anni (Cod. Penale art.689 comma 1bis), ai soggetti tra i 16-18 anni (Legge 125/2001 art.14 ter) e il divieto di vendita nell’orario notturno dalle ore 24 alle ore 7 (Legge 2125/2001 art.14 bis)”.

Con la sua interrogazione Gioenzo Renzi ha chiesto anche di verificare “la regolare comunicazione SCIA per l’avvio di tale attività, di controllare i requisiti soggettivi (morali) e oggettivi come la conformità urbanistico-edilizia del locale alla destinazione d’uso e quelli igienico sanitari con l’autorizzazione della ASL”. Ed ha chiesto, per prevenire l’insorgenza di problemi di degrado e di ordine pubblico già riscontrati nel centro storico, che l’Amministrazione comunale si doti di un Regolamento per l’insediamento dei distributori automatici per la vendita al pubblico di alimenti e bevande, in locali privi della presenza di responsabili. Palazzo Garampi, ha concluso, “prenda esempio dall’Ordinanza emessa dal Sindaco di Ravenna del 4.2.2019, (la cui legittimità è stata confermata dal Tar dell’Emilia Romagna), sul divieto di installazione di un distributore automatico di alimenti e bevande nella zona della Stazione di Ravenna”.

La reazione del Comune. In consiglio comunale è toccato all’assessore Jamil Sadegholvaad fornire una prima scarica di risposte. Pur dicendo, rivolto a Renzi, che “con me sfonda una porta aperta su questo tema dei distributori di alimenti e bevande h24”, in quanto “certe attività non mi piacciono per nulla”, però l’amministrazione comunale non poteva non autorizzare.
Quindi l’assessore ha ammesso la confusione che ha regnato sovrana nel pieno della emergenza: “L’ordinanza non prevedeva l’obbligo di chiusura per i distributori automatici mentre le faq lo prevedevano”. Stanno così le cose? Raccapezzarsi fra Dpcm e ordinanze del periodo emergenziale non è impresa semplice perché ne sono circolati più dei turisti che si vedranno a giugno in riviera. Ma di certo il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 10 marzo, mentre sigillava gli italiani in casa e chiudeva chiese, teatri, cinema, scuole, asili, università, la gran parte delle aziende, e così via, consentiva il “commercio effettuato per mezzo di distributori automatici”. Ma le faq, le risposte ufficiali alle domande frequenti che dovrebbero aiutare a destreggiarsi fra la selva di divieti, precisavano:

DISTRIBUTORI AUTOMATICI
Le attività di vendita tramite distributori automatici di alimenti e bevande sono consentite? I distributori automatici aperti h24 che vendono cibi e bevande sia calde che fredde in locali dedicati debbono chiudere?
Il commercio effettuato tramite distributori automatici è contemplato tra le attività di vendita di beni di prima necessità elencate nell’Allegato 1 al DPCM 10 aprile e, pertanto, è in via generale consentito, fatte salve eventuali limitazioni derivanti da misure più restrittive nelle aree oggetto di specifiche ordinanze regionali o comunali.
È consentita l’attività di vendita di alimenti e bevande mediante distributori automatici all’aperto, all’interno di ospedali, uffici pubblici, imprese etc. e nelle aree di servizio dei distributori di carburante, fermo restando il mantenimento della distanza interpersonale e il divieto di assembramenti.
Non è consentita la vendita e la somministrazione di alimenti e bevande mediante distributori automatici in locali esclusivamente adibiti a tale attività“.

Ci vorrebbe l’interpretazione autentica di Dpcm e faq, ma parrebbe che un distributore automatico come quello di Borgo Marina non dovesse essere aperto quanto meno fino a tutto aprile, perché se le faq hanno bene interpretato il Dpcm, avrebbero potuto aprire solo i distributori automatici “all’aperto, all’interno di ospedali, uffici pubblici, imprese etc. e nelle aree di servizio dei distributori di carburante”, e non “in locali esclusivamente adibiti a tale attività”, come sembrerebbe essere il caso di Borgo Marina. Questo è dunque il primo aspetto da chiarire, appurando se alla luce dei provvedimenti in vigore al momento dell’entrata in servizio del distributore automatico di corso Giovanni XXIII, decreti e ordinanze consentissero l’apertura alla luce della situazione di emergenza da coronavirus.

Non bisogna dimenticare che la provincia di Rimini (insieme a Piacenza) dal 20 marzo è stata eletta “zona arancione” dal governatore Bonaccini. Le forze dell’ordine hanno controllato migliaia di riminesi, sanzionavano i futili motivi di coloro che venivano sorpresi fuori casa senza adeguata giustificazione, il 17 aprile la polizia municipale compiva il famoso blitz in spiaggia con drone al seguito (che forse avrebbe avuto maggior senso in zona stazione).
A questo punto diventa fondamentale sapere il giorno esatto in cui è stato aperto il distributore automatico, perché se ciò fosse avvenuto nell’interregno del lockdown stretto, quando Rimini era zona quasi rossa, compreso fra il 20 marzo e il 27 aprile, sarebbe da verificarne attentamente la regolarità dell’apertura. L’ordinanza regionale che istituiva la zona arancione escludeva dall’obbligo di chiusura solo “le attività di produzione di servizi urgenti per le abitazioni (idraulici, elettricisti, ecc.) e quelle indispensabili per consentire la mobilità mediante uso degli automezzi di automazione (meccanici, elettrauti, gommisti ecc.), quelle strumentali all’erogazione dei servizi pubblici e all’attività delle pubbliche amministrazioni”. Ammetteva “l’esercizio di: negozi di generi alimentari, farmacie e parafarmacie, fornai, rivenditori di mangimi per animali, edicole, distributori di carburante per autotrazione ad uso pubblico, commercio al dettaglio di materiale per ottica, produzione agricola e allevamento, servizi di rifornimento dei distributori automatici di sigarette, servizi di rifornimento delle banconote agli sportelli dei Bancomat e Postamat, attività di trasporto connesse al rifornimento di beni essenziali”. Consentiva la spesa ad un solo componente per nucleo familiare, sospendeva tutti i cantieri tranne quelli per la messa in sicurezza del territorio, chiudeva i cimiteri, i parchi, gli arenili… Praticamente tutto. Il distributore automatico di Borgo Marina no?
Ma, ha aggiunto l’assessore, “adesso siamo in una fase ordinaria e per questi distributori non è prevista limitazione oraria né chiusura, anche se sono attività che certamente in varie occasioni hanno creato dei problemi, a Rimini come in molte altre città”. Ma conta poco ammetterlo se poi non si fa nulla.

E arriviamo al precedente di Ravenna. “L’ordinanza del Comune di Ravenna in realtà non prevedeva la chiusura dell’attività ma l’obbligo di avere la vigilanza di una persona sull’attività per un periodo limitato”, ha chiarito in consiglio l’assessore due giorni fa. E ti pare poco avere la vigilanza oppure il nulla? “Domani ci faremo dare il provvedimento di Ravenna, se ci sono margini per applicarlo anche su Rimini sono disponibilissimo a prendere esempio da altri comuni”, ha detto Jamil Sadegholvaad.
“Sulla chiusura o sospensione possiamo verificare, in base al decreto Minniti, la possibilità di limitare gli orari per fenomeni di degrado urbano, però devono essere comprovati da un’attività di vigilanza, monitorata delle forze dell’ordine. Non è possibile per un sindaco limitare un’attività se non per motivi gravi comprovati. Monitoreremo la situazione e verificheremo se a livello di Scia, requisiti soggettivi e oggettivi, sono stati adeguatamente verificati”. Faremo.

Dunque, l’ordinanza del sindaco di Ravenna risale al 4 febbraio 2019. Il distributore automatico di Borgo Marina è stato autorizzato oltre un anno dopo. Non sapevano in Comune che il primo cittadino di una amministrazione di sinistra come quella a guida Gnassi aveva assunto una decisione sensata e motivata che cadeva a fagiolo anche per Rimini? Non hanno fatto un minimo di ricerca sulla materia per capire se ci fossero precedenti? Non hanno fatto, prima di autorizzare il distributore automatico a due passi dalla stazione di Rimini, una ricerca della giurisprudenza? Sì, perché il 27 febbraio 2019, è stata pubblicata la sentenza del Tar dell’Emilia Romagna che si esprime proprio sulla ordinanza del sindaco di Ravenna, respingendo il ricorso presentato dal titolare del distributore automatico di alimenti e bevande. Interessanti le motivazioni dei giudici amministrativi: “l’impugnata ordinanza sindacale è analiticamente e congruamente motivata, anche per relationem, sia alla situazione di degrado esistente nell’area vicina alla stazione ferroviaria di Ravenna ove è situato il locale, sia al nesso di causalità tra parte rilevante di tale degrado e l’esistenza di esercizi di distribuzione di bevande e alimenti privi della presenza di personale durante l’orario di esercizio“. Sostituite Ravenna con Rimini e tutto calza a pennello.
Ancora. “Sono documentati vari esposti della vicinanza contenenti lamentele e preoccupazioni per la sicurezza dei luoghi; risulta che vi sia un servizio di vigilanza e pattugliamento di polizia nella zona per tutelare la sicurezza pubblica, ma non sarebbe logico pretendere che tale servizio di polizia debba surrogare anche il servizio di custodia delle apparecchiature private di distribuzione di alimenti e bevande, che contribuiscono provatamente a mettere a repentaglio tale sicurezza pubblica”. Quindi il Tar conclude che l’impresa che ha deciso di installare il distributore non è costretta a rinunciare, ma deve provvedere alla “presenza di personale nell’orario di esercizio” (e quindi l’ordinanza è perfetta anche “sotto il profilo della proporzionalità”).
Morale, non serve ricorrere al decreto Minniti. Non serve perdere tempo per “monitorare”. Il Comune di Rimini aveva già tutte le cartucce in canna da sparare per evitare di accendere un altro “focolaio” nel già problematico Borgo Marina. Ma ha sparato a salve.

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