Rimini 2021: ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi

Rimini 2021: ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi

Sindaci non più targati Pd nemmeno a Santarcangelo e a Misano Marittima. L'assalto alla diligenza di palazzo Garampi era stato lanciato da una formazione giallo-verde al grido "Rimini first". Il teatro Galli accumulava perdite, il Trc cercava passeggeri. La Curia non aveva nel cilindro un nuovo Ravaioli e nemmeno una tonaca Lisi. E Matteo Salvini, al 40% dei consensi in Italia, stavolta Rimini non ce l'aveva solo sulla felpa.

«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi» (Roy Batty, “Blade Runner”)

Sindaci non più targati Pd nemmeno a Santarcangelo (Alice non abitava più nel paese delle meraviglie) e Misano, naturalmente Marittima, (nella stanza dei bottoni si era insediato gioca jouer Cecchetto). Oltre che a Bellaria, Cattolica, Morciano, Coriano e Riccione per rimanere ai principali. Rimini 2021.

L’assalto alla diligenza di palazzo Garampi era stato lanciato da una formazione giallo-verde al grido “Rimini first”. La roccaforte accerchiata, anzi assediata. I viveri ormai finiti. Una amministrazione comunale alle prese coi debiti, impegnata a tassare e a multare più di quanto non avesse già fatto in precedenza, era assillata dalla quadratura dei conti. Scontento popolare diffuso. Una classe dirigente piddì divisa da lotte intestine, non vedeva l’ora di dare una lezione al sindaco in scadenza e al suo “modello”.

Il teatro Galli accumulava perdite, quelle sì ben vedenti, perché mantenerlo aperto e con una programmazione dignitosa si era dimostrata una mission impossible, e ci sarebbe voluto un mago per chiudere i bilanci senza voragini.
Il Trc si era messo in movimento sbuffando con mezzi diesel, ma doveva vedersela con una sfida ardua: trasportare almeno 1500 passeggeri all’ora per onorare i costi di esercizio.

Il turismo, core business della destinazione, con alti e bassi continuava a rinviare (come negli ultimi 30 anni) la rivoluzione, mantenendosi abbarbicato a un’offerta standardizzata al ribasso. Per il resto erano presenze e arrivi in crescita con percentuali da prefisso telefonico e relative flessioni dei fatturati delle aziende turistiche. I 20 milioni di euro che Corsini aveva messo sul piatto della innovazione e valorizzazione del patrimonio strutturale del turismo balneare della costa si stavano dimostrando il solito fumo senza arrosto e un pannicello caldo per le oltre 3mila strutture ricettive della Riviera romagnola.

La situazione del commercio nel centro cittadino segnata dalla marginalizzazione. In compenso si era visto il parchetto del mare fra Torre Pedrera e Viserbella. Ma la “cartolina” che un tempo tentarono di spedire le archistar, era ancora la stessa. Le periferie sempre più periferiche, fino a diventare grandi sacche di un voto di protesta, pronte a premiare maggioranze alternative e più attente ai bisogni della gente. Una economia nel suo insieme contrassegnata da un impoverimento generalizzato.

Nella sicurezza ci contendevamo il primato dei reati con Milano. Le forze dell’ordine reclamavano la nuova questura.
Nelle categorie economiche, alle prese con conflitti interni di rappresentanza, stavano soccombendo quelle figure che da vent’anni andavano a braccetto col potere costituito, rinunciando ad essere grilli parlanti e motori di innovazione.
L’arenile ingessato dallo spettro della Bolkestein.

I pressoché unici (fatto salvo il piano della balneazione che era riuscito a separare le acque nere da quelle bianche) progetti nati nei dieci anni precedenti – sovrappassi, passerelle, arredi, Castel Sismondo riempito di “ciaffi felliniani” (copyright Rimondini), contenitori vari – rapidamente ingrigiti o in piena senilità.

La Curia non aveva nel cilindro un nuovo Ravaioli e nemmeno una tonaca Lisi, e non poteva esercitare nessun potere di veto, considerato che nel fronte del cambiamento il leader non era un cattolico doc. Le cooperative sociali boccheggiavano in astinenza da migranti, ormai ridotti al lumicino.

Matteo Salvini, al 40% dei consensi in Italia, stavolta Rimini non ce l’aveva solo sulla felpa e in piazza Cavour teneva a battesimo un candidato da urlo. Chi? Ne ho viste cose, ma non tutte.

Ah, sì, all’aeroporto atterravano le tigri asiatiche.

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