Su Mario Draghi e il palco d’onore che Cl gli ha offerto al Meeting

Su Mario Draghi e il palco d’onore che Cl gli ha offerto al Meeting

Dei Prodi, dei Monti, dei Letta, dei Renzi e dei Giuseppi non ne avete avuto abbastanza? Dovremo sorbirci anche un Draghi venuto su dalla stessa covata? E di fronte alla mostruosità d’un Nuovo Ordine Mondiale che tutto omologa e subordina ai propri interessi, può bastare, per dialogare a tono, il “brillio degli occhi”?

Non c’è niente di peggio della risposta a una domanda che non si pone, non c’è niente di peggio che censurare la realtà.
Parlo del sottaciuto da tutti ma a tutti noto Patto del Diavolo che il Pci stipulò coi poteri forti internazionali, politici e finanziari, il 2 giugno 1992 a bordo del panfilo Britannia ormeggiato al largo di Civitavecchia.
Cosa documentata da un servizio con relative interviste fatte da un noto giornalista che a suo tempo ho visto coi miei occhi e ascoltato con le mie orecchie su Rete 5.
Servizio che lo stesso giornalista oggi nega d’aver mai realizzato, la cui registrazione è addirittura scomparsa dagli archivi del Tg tanto è pericoloso perfino parlarne.
Patto in cui i poteri forti del tempo, gli stessi di oggi, dissero a un Pci ormai ridotto al lumicino: “Ok, noi vi facciamo andare al governo, voi però fate quel che vi diciamo.”
Ne sono seguiti trent’anni di governi fantoccio (fatta eccezione per le parentesi Berlusconiane, più velleitarie che incidenti però) che hanno distrutto il tessuto finanziario, economico produttivo, politico e civile del nostro paese coi risultati oggi sotto gli occhi di tutti.
Oggi che la vicenda Covid, ingigantita ad arte dal governicchio Conte (l’ultimo della repubblica di Vichy), ha sublimato il tutto.
Come documentato dal bel libro di Nicola Bizzi, “La crisi della repubblica dei partiti”, che personalmente mi ha confermato in quel che già sapevo o sospettavo.
Ora, accertato che Mario Draghi faceva parte degli invitati sul Britannia in qualità di Civil Servant, poi ricompensato con la Presidenza BCE, io non è che mi strappi le vesti per questo, però la realtà è realtà e bisogna partire di lì piuttosto che continuare a baloccarsi nella casa di bambole in cui vivono i cicisbei d’oggi: politici, giornalisti, direttori di rete e festival, magistrati, docenti universitari, intellettuali un tanto al chilo ecc.
Ma esultare da beoti al discorsino di Draghi al Meeting , questo proprio no.
Della serie: dei Prodi, dei Monti, dei Letta, dei Renzi e dei Giuseppi non ne avete avuto abbastanza?
Dovremo sorbirci anche un Draghi venuto su dalla stessa covata?
Sorbiamocelo pure, ma senza sdilinquirci a ogni sillaba che pronuncia: un po’ di dignità, per favore.
Un’ultima osservazione sul Meeting (cioè sulla spregiudicatezza “politica” di Cl) che non ha avuto problemi a offrire il palco d’onore a un personaggio come appunto Mario Draghi.
Cl infatti, in quanto realtà di Chiesa, è giusto che eviti di identificarsi con questo o con quell’asset politico pur dialogando con tutti, in base a una connotazione per dir così “umanistica” che può e deve svolgere una funzione critica a 360 gradi.
Il problema è: di fronte alla mostruosità d’un Nuovo Ordine Mondiale che tutto omologa e subordina ai propri interessi, può bastare, per dialogare a tono, quel flebile “brillio degli occhi” che sembra esser diventata la cifra dell’attuale dirigenza ciellina?
All’insegna d’una “scelta religiosa” che cerca il contatto ravvicinato inteso come strofinio da anima ad anima, una volta rottamato il rigore culturale e intellettuale in cui consisteva il carisma del fondatore.
Perché è vero che i tempi sono cambiati, ma siamo sicuri che basti il trasalimento dei sensi quando si ha a che fare con personaggi dello spessore politico, intellettuale, ma soprattutto monetario, alla Mario Draghi?
L’interrogativo, oltre che pertinente, sembra essere oggi drammatico.

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