Summer Pride: “forti riserve” della Diocesi, che prende le distanze dalla processione di riparazione

Summer Pride: “forti riserve” della Diocesi, che prende le distanze dalla processione di riparazione

Sbagliato far passare il messaggio che ogni tendenza sessuale è uguale all’altra e che ogni desiderio è fonte di diritti, dice Lambiasi. Ma la "processione" alimenta uno stile di contrapposizione.

Sul “Summer Pride” la Diocesi di Rimini non risparmia critiche: non aiuta, dice, “ad affrontare in modo costruttivo la rivendicazione di legittimi diritti delle persone omosessuali”. La Chiesa riminese “esprime una forte riserva critica nei confronti di un raduno che tende a usare e ridurre la situazione, spesso travagliata, delle persone con tendenza omosessuale ad una ostentazione fin troppo esibita che vuole far passare il messaggio che ogni tendenza sessuale è uguale all’altra e che ogni desiderio è fonte di diritti (ad esempio cavalcando lo slogan: “stesso amore, stessi diritti”)”. Ma tutto questo non giustifica, secondo il vescovo, la prevista “processione di pubblica riparazione” promossa dal Comitato “Beata Giovanna Scopelli”, in programma il 29 luglio a Rimini. Il vicario don Maurizio Fabbri precisa che “quanto espresso da don Cristian Squadrani, parroco di San Giuliano borgo (“Non abbiamo nulla a che fare con la processione religiosa che si svolgerà il 29 luglio… sia la nostra parrocchia sia la Diocesi prendono le distanze da questa iniziativa”), è stato condiviso in piena sintonia con l’Ordinariato Diocesano”. Il vescovo non può ovviamente impedirla la processione, “rispetta la libera iniziativa dei cristiani di porre in atto espressioni pubbliche di preghiera, ma non può condividere il senso della “processione” in programma che, al di là delle intenzioni personali, finisce di fatto per alimentare uno stile di contrapposizione e di polemica con il triste effetto di far sentire le persone con tendenze omosessuali giudicate a priori e allontanate dalla Comunità Cristiana. Questo rischio va contro quanto già espresso da Papa Francesco: “ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza” (Amoris Laetitia, 2016, n. 250)”. Si tratta però di capire se in questo caso, trattandosi di una pubblica manifestazione dell’orgoglio gay, che tende ad affermare (con modalità di forte impatto) non solo diritti ma anche una visione della vita e della società, non si addicano di più le parole che lo stesso papa Francesco ha espresso sulla “teoria del gender quale «colonizzazione ideologica»”, parole che il vescovo di Rimini ricorda, esprimendo però allo stesso tempo “la disponibilità all’accompagnamento di omosessuali e trans. Va sempre affermato quanto più volte espresso, cioè che la condizione delle persone omosessuali interpella le nostre Comunità Cristiane e le sollecita a porre in atto concreti percorsi di fraterna accoglienza e di evangelico accompagnamento”.

Dice la sua anche Marina Mascioni, in veste di coordinatrice del “Movimento Nazionale”. “Anche quest’anno la nostra città ospiterà la “parata”  dell’orgoglio omosessuale, e per voce del Presidente del  Comitato Arcigay “Alan Turing” Marco Tonti, la data scelta ormai già  calendarizzata ed  istituzionalizzata,  si inserisce  “a pieno titolo tra le manifestazioni estive della Riviera Romagnola”. Premesso che gli organizzatori  propongono tale evento come una manifestazione con valenze politica e sociale al fine di rivendicare valori di uguaglianza di ogni persona, legami affettivi e familiari, ci permettiamo di essere fortemente critici e scettici in merito alla valorialità dei contenuti del medesimo evento. Noi crediamo fortemente che la Persona nella sua Dignità, indipendentemente dalle tendenze sessuali ed affettive che vive nel quotidiano, debba essere al primo posto e al centro di qualsiasi visione  civile e civica di comunità”.

“Del tutto superfluo quando non fuori luogo – prosegue Marina Mascioni – ostentare la propria “diversità” a favore di un egualitarismo che mescola diritti della persona inalienabili con vissuti personali intimi. Siamo peraltro ovviamente molto critici nei confronti di questa reiterata, e a questo punto volutamente strategica, volontà di contrabbandare una visione relativista della “Famiglia” mettendo sullo stesso piano ed in confusione, situazioni totalmente differenti e quindi non omologabili. Ribadiamo che la Famiglia è espressa unicamente da una presenza genitoriale composta da padre-maschio, madre-femmina con o senza figli”.

Favorevoli nei confronti di ogni forma di espressione delle libertà individuali e collettive, aggiunge, ma il Sumer Pride “da un lato è certamente da considerare come la rivendicazione legittima di chi ritiene che una certa libertà sia stata negata in Italia, dall’altra presenta a nostro avviso fortissimi aspetti controversi che sfociano non di rado nel pessimo gusto, nell’ostentazione dell’oscenità, nella violazione di ogni senso della decenza e nella manifestazione  di comportamenti umani privati, sgradevolmente manifestati in un pubblico contesto”.

Marina Mascioni non condivide la processione (“logica integralista cattolica”) perché su questi temi “i dovuti approfondimenti” vanno fatti “all’interno della Comunità Cristiana e del Confessionale, senza necessità di esporsi in termini di manifestazione pubblica in concomitanza con la manifestazione Summer Pride”.

COMMENTI

DISQUS: 0