Arriva il Summer Pride, la sfilata ideologica LGBT che nega mamma e papà

Arriva il Summer Pride, la sfilata ideologica LGBT che nega mamma e papà

Il 29 luglio sbarcherà a Rimini la seconda edizione del “Summer Pride”. Dal titolo sembra una festa, della serie Molo Street Parade e Notte rosa, in realtà si tratta del solito Gay Pride esibizionista e carnevalesco che considera un bambino “un diritto” e non più un “soggetto di diritto”. E che strizza l'occhio al mondo della notte. Il tutto patrocinato da Regione e amministrazioni comunali di sinistra locali.

Lo chiamano Summer Pride, perché detto in inglese fa più fico. Si enfatizza tanto sull’estate per coinvolgere soprattutto il pubblico più giovane e per farlo diventare un evento “turistico”. Viene descritta come una festa sotto al sole aperta a tutti. Nulla di strano fino a qui, se non fosse per il fatto che dietro tutto ciò si cela in realtà l’ennesima carnevalata esibizionista: il classico Gay Pride, rinnovato a colpi di marketing, ma sempre di quello si tratta. Si, proprio così. È la classica sfilata ideologica LGBT che ogni anno, sotto il marchio della bandiera arcobaleno, con la scusa dell’omofobia e dimenticandosi le regole del buon costume mostrando qualche chiappa nuda (se non peggio) qua e là, rincara la dose portando avanti le più folli richieste mascherate come diritti e fatte passare come tali in modo martellante davanti all’opinione pubblica. Quasi che a qualcuno senza pensarci tanto viene voglia di chiedersi: “come è possibile che non ci abbiamo mai pensato prima?”. Un motivo razionale grazie a Dio c’è. Andiamo con ordine.

Che cosa sono questi fantomatici “diritti LGBT”? Per chi non lo sapesse il Summer Pride e più in generale le associazioni LGBT, supportate da certa politica, lottano per iniettare nella società una visione del mondo che potremmo tranquillamente definire ultra-relativista, secondo la quale non esisterebbero valori e verità assolute. Ciò si scontra con le evidenze (non opinabili), come ad esempio il fatto che in ogni caso nessuna legge cambia la realtà, perché ogni bimbo nasce sempre grazie a una mamma e a un papà. È proprio in questo scenario che entra in campo il sentimentalismo, arma subdola ed efficace che riesce a coniare slogan all’insegna del “volemose bene” come “love is love”. In questa maniera, con una modalità strappalacrime, chiedono incessantemente di stravolgere radicalmente tutto, mettendo in discussione la famiglia, il cardine della nostra società fondata su quella ricchezza unica e inimitabile che è la complementarietà tra uomo e donna. Verità che, piaccia o non piaccia, origina la vita e non sarà mai smentita. Il relativismo grazie al sentimentalismo è in grado di creare ingenti danni, ma la combo da sola non è sufficiente.

Giunti a questo punto gli ideologi LGBT si pongono una domanda. Come rendere accettabile un’idea inaccettabile? Secondo la finestra di Overton, ovvero aggiungendo un piccolo particolare. Il tutto deve essere rigorosamente fatto passo dopo passo. Strategicamente. Un esempio? Le “unioni civili” approvate in Italia dai finti cattolici Renzi e Alfano. Direte: “ma che male c’è? Cosa tolgono a te?”. Già, come si può essere contro le “unioni civili”? Il giochetto sta proprio qua. Le unioni civili si sono rivelate un vero e proprio simil-matrimonio gay che già per via giuridica apre alle adozioni. Uno potrebbe replicare: “Ma quindi non gli concediamo nessun diritto?”. In realtà alcuni diritti ai quali chiunque può appellarsi e che spesso i movimenti LGBT sbandierano a destra e a manca per imbonirsi la gente, esistono già e sono garantiti dal diritto pubblico e privato, basterebbe informarsi. Nuove istituzioni giuridiche come le unioni civili servono solo a completare la strategia, step dopo step. Oggi, purtroppo, sono già a buon punto del progetto.

Cosa chiede in sintesi il Summer Pride? Il matrimonio egualitario, che comporta l’abolizione dell’articolo 29 della Costituzione, secondo cui: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Non a caso la nostra Costituzione parla di famiglia come “società naturale”. Dovremmo far caso anche alla parola “riconosce”, perché non significa “stabilisce”. In poche parole la famiglia non si tratta di un costrutto legislativo dello Stato da variare a piacere, ma di un dato preesistente di cui si prende semplicemente atto. Un’evidenza, come la famiglia naturale, si riconosce. Capisco che possa risultare di difficile comprensione per chi guarda la realtà con gli occhiali arcobaleno, ma tant’è. Quello che in tanti si ostinano a non percepire è che dal momento in cui si mette in discussione la qualità, ovvero il rapporto uomo/donna, si mette in discussione pure la quantità. Della serie: “chi lo ha detto che bisogna essere in due per sposarsi?”. Infatti in Colombia sono già arrivati al matrimonio tra tre uomini. Non è fantascienza, ma quello a cui stiamo andando incontro. Si chiama odio verso la complementarietà. Non a caso il senatore del Mov5Stelle Carlo Martelli ha messo in dubbio il “matrimonio binario”, aprendo seriamente al “poliamore tra 4, 5 o 6 persone” durante un discorso in Parlamento, tacciando il Pd di essere troppo “moderato”. Follia pura.

Il matrimonio gay vuole ridisegnare pubblicamente la famiglia sotto una chiave ideologica, mettendo in discussione il riconoscimento da parte della legge della complementarietà tra uomo e donna, relativizzando l’ovvio. Ciò comporta le annesse adozioni per le coppie dello stesso sesso nel pacchetto che ci vorrebbero rifilare. Il dramma qui, oltre al capriccio ideologico, è la visione che si ha sull’uomo. Un bambino viene letteralmente considerato un “diritto”, come se fosse qualcosa da pretendere, da chiedere insistentemente, qualcosa che ti spetta, qualcosa di tua proprietà. Ma da quando in qua le persone sono dei “diritti” e non più dei “soggetti di diritto” che hanno a loro volta dei (veri) diritti? Immaginate se io andassi a sfilare in piazza gridando: “Ho il diritto di avere una moglie”. Mi prendereste tutti per pazzo, giustamente. Se ad un Gay Pride gridano: “Abbiamo il diritto di avere un bambino” di questi tempi vengono presi sul serio e viene dato anche credito a queste richieste che si sono spinte fino alla legittimazione dell’abominevole pratica dell’utero in affitto, orribile mercificazione del corpo della donna e compravendita dei bambini. Perché la “nuova frontiera dei diritti” oggi è arrivata perfino a trattare i bimbi come se fossero dei bambolotti da acquistare in un negozio per giocattoli. La madre originale viene vista come un “forno” che lo custodisce per 9 mesi, poi una volta partorito, dietro pagamento, arriva la consegna del prodotto: un essere umano.

Ci chiamano bigotti, retrogradi, medioevali, ma in realtà sono loro quelli che vorrebbero fondare e normalizzare lo schiavismo del ventunesimo secolo. Per non parlare di un altro tema caldo per il Summer Pride, la cosiddetta educazione di genere che vorrebbero imporre in tutte le scuole d’Italia. Questa “ideologia gender” separa ideologicamente il sesso dal genere, per cui uno non sarebbe più maschio o femmina in base al suo inconfutabile dato naturale, ma ciò che si sente di essere. A loro dire esisterebbero una vastità di generi in continua crescita: genderfluid, pangender, bigender, transgender, agender. Il sesso cromosomico sarebbe irrilevante. Ditemi cos’è questa se non un’ideologia scollegata totalmente dalla realtà e dalla biologia.
Ecco cosa chiede il Summer Pride, una sfilata che non si può scambiare solo per una festa nel bel mezzo dell’estate. Sia chiaro, nessuno deve discriminare nessuno, ma appare evidente che ce ne passa per arrivare da questo principio a certe pretese. Quello che dobbiamo sempre tenere a mente è che si combatte l’ideologia, non la persona.

Quest’anno al Summer Pride sarà presente per la prima volta la senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà, una tra le massime artefici delle battaglie animaliste e LGBT in Parlamento. Questa signora quando era delegata per il Comune di Roma, firmò un provvedimento per tutelare il diritto dei cuccioli di cani e gatti di non essere strappati dalle madri prima dei 60 giorni di vita. Curioso notare che con l’utero in affitto (tanto caro alla nostra Monica) i bambini vengono strappati dal seno materno alla nascita per essere ignobilmente venduti. Sarebbe da chiedere alla Cirinnà se per lei un cucciolo valga più di un bambino. Durante un incontro svolto recentemente arrivò ad affermare che in molti casi le figure genitoriali (madre e padre) non sono altro che uno “stereotipo” e un “pregiudizio” e che i bambini non hanno il diritto di avere una mamma e un papà. Del resto non potevamo aspettarci niente di meglio da chi sogna una società in cui si possa negare arbitrariamente un padre o una madre.

In questa foto e sotto, scene dallo spettacolo blasfemo al Tunga

Con l’ausilio di alcune note discoteche, il Summer Pride sta diventando una vera e propria potenza. Diversi sono gli staff e i circoli che organizzano party nella città per sostenerlo concretamente, dando così anche una impronta economico-commerciale all’evento. Ed è proprio in questo modo che cercheranno di coinvolgere la massa giovanile. Fra questi troviamo il Classic Club, il Kennedy Cake e per finire il Coconuts. Proprio in occasione del Summer Pride il Tunga e il Classic Club, le due realtà LGBT più grosse della Riviera, terranno un evento intitolato Fusion Pride Party. Il Tunga è quel night club che nel 2016 si rese protagonista di uno spettacolo/insulto contro i cattolici a dir poco indecente in cui venne fatto di tutto: parodia dell’eucarestia, allusioni sessuali e ragazze vestite da suore che ballano la lap dance. Poveri blasfemotti che non hanno nemmeno più fantasia.

Oltre alle discoteche, la sfilata rainbow gode di alcuni sponsor: Chiringuito Bagno 26, Ristorante Strampalato, Ristorante Zodiaco, Ruota Panoramica e Il Giardino. Ovviamente un evento come il Summer Pride non poteva che essere patrocinato dalle locali giunte “progressiste” di sinistra come Rimini, Santarcangelo, Ravenna, Misano Adriatico, San Mauro Pascoli, Cesenatico, Cervia, Gradara, e infine Cattolica in mano al Mov5Stelle. Anche la Regione Emilia Romagna ha deciso di dare il supporto alla marcia arcobaleno, ma questa non è una novità. Mentre i comuni dove regna il centrodestra come Bellaria-Igea Marina, Riccione e Gatteo non si sono piegati al pensiero unico dominante non concedendo il patrocinio. Tra le adesioni al Summer Pride, invece, oltre alla Cgil e alle varie associazioni LGBT, troviamo anche la Croce Rossa Italiana comitato provinciale di Rimini. Curioso notare che proprio la CRI porti avanti regole basilari, i cosiddetti 7 principi, tra i quali compare quello della “neutralità” che recita: “Al fine di continuare a godere della fiducia di tutti, il Movimento si astiene dal partecipare alle controversie di ordine politico”. Un po’ contraddittoria la vicenda, no? E pensare che il vice-sindaco di Rimini, Gloria Lisi, da catechista con laurea in scienze religiose ed ex presidente e responsabile legale della cooperativa “Madonna della Carità” non manca mai all’appello per prostrarsi alla propaganda ideologica LGBT, quest’anno compreso. L’ipocrisia divampa, ma saranno loro a farne le spese.

Fonti:


Intervento del Sen. Claudio Martelli (M5S) su poliamore (matrimonio tra più di due persone)


Monica Cirinnà: “I bambini non hanno il diritto a una mamma e un papà. Madre e padre stereotipo e pregiudizio”

Tunga (Parodia dell’eucarestia, insulto ai cattolici)

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