Una botta d’orgoglio per il vino di Rimini

Una botta d’orgoglio per il vino di Rimini

Da oggi al Teatro degli Atti una tre giorni per conoscere lo stato dell'arte sulla viticoltura riminese. Ma anche per assaggiare, gustare, centellinare il meglio della produzione locale.

I vini bevibili soprattutto con amore sono come le belle donne, differenti, misteriosi e volubili, ed ogni vino come una donna va preso.
Luigi Veronelli

Inizia oggi al Teatro degli Atti, la tre giorni dedicata al vino Riminese.
Quando, in illo tempore, pontificavo sul vino delle nostre splendide colline a Furlè, in te Zitadoun, mi guardavano storto, pensando in cuor loro che bestemmiassi… Avevano ragione, i raspaterra del Consorzio Agrario, loro erano più avanti in campo enologico di almeno vent’anni.
In casa nostra è mancata quella nobiltà agricola illimitata presente in Toscana e in Piemonte. I nostri contadini che avevano fame e voglia di lavorare sono diventati albergatori, bagnini, ristoratori e se non fossero arrivati, che Dio li benedica, quelli che noi chiamavamo con sufficienza “maruchin” i marocchini/marchigiani che bussavano con i piedi, la cultura della vite sarebbe scomparsa nell’agro riminese. Ma questa non è storia, è preistoria. Guardiamo al presente, anzi al futuro. Abbiamo la possibilità di conoscere lo stato dell’arte sulla nostra viticoltura e volendo, assaggiare, gustare, centellinare il meglio della produzione locale. Una botta d’orgoglio, ogni tanto, fa bene.
Rurali Sempre.

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