Su Ezra Pound, Harold Bloom: una “cosciente schizofrenia”

Su Ezra Pound, Harold Bloom: una “cosciente schizofrenia”

Sulla dedica del Campone di Castel Sismondo all'autore dei Cantos si è alzata qualche voce critica. "Perché il nome del poeta rimane comunque legato alla sua adesione alla sfortuna e al crepuscolo del nazismo e del fascismo", scrive Giovanni Rimondini. Il suo intervento apre la riflessione sul tema. Altri ne seguiranno.

Sulla ventilata dedica del Campone ad Ezra Pound.
L’argomento Pound ha creato e crea negli Americani una sorta di ‘cosciente schizofrenia’, i più lo considerano un grande poeta senza dubbio, ma lo disprezzano come ‘traditore’ del suo paese, alleato attivo dei regimi fascista e nazista, antisemita e complice del genocidio. Harold Bloom (1930-2019), forse il più grande critico letterario americano contemporaneo, è il più duro dei critici letterari americani, e a proposito dei poeti Eliot e di Pound ha scritto:
“Ignoro gli esegeti che difendono lui [Eliot] ed Ezra Pound, nella migliore delle ipotesi sono maldestri, nella peggiore sposano un atteggiamento omicida verso gli ebrei e l’ebraismo. Non leggiamo solo some esteti – anche se dovremmo – ma anche come uomini e donne responsabili. Secondo questo criterio Eliot [e Pound], nonostante il suo talento demonico, è inaccettabile una volta per tutte.” Il canone americano, p. 467.
Come si legge in questa citazione, Harold Bloom di famiglia ebraica, riconosce che si possono separare l’apprezzamento estetico dal giudizio politico. Del resto questa ‘cosciente schizofrenia’ a me sembra più accettabile del sentirsi una miniatura di Dio, vantare cioè un pensiero assoluto e unitario, dove tutto si tiene. Non ci sono tagli, ci sono contraddizioni che non siamo in grado di risolvere, anche se ci sentiamo, nel nostro piccolo, onniscienti e coerenti. Sono danni inevitabili del nostro essere limitato e dei nostri limiti conoscitivi.
Ora anche noi di Rimini siamo chiamati ad affrontare una simile ‘schizofrenia cosciente’ riguardo al poeta Ezra Pound.

RIMINI E SIGISMONDO PANDOLFO NELLA POESIA DI EZRA POUND

Certamente Rimini deve una certa riconoscenza a Ezra Pound perché con i Cantos malatestiani ha fatto conoscere la città e la sua storia alla grande società letteraria anglosassone, quella, diciamocelo pure, che conta nel mondo; inoltre il suo giudizio su Sigismondo Pandolfo è una chiave di lettura sulla vicenda malatestiana di tutto rispetto:
“Se considerate un fallimento i Malatesta, e Sigismondo in particolare, questi era in ogni caso un fallimento degno di tutti i successi della sua epoca” [citato in Luca Cesari, Passava per Rimini in giugni.., Ed. Montefeltro, Urbino 1990, p. 7.
Tuttavia il nome di Pound evoca, soprattutto oggi in fase di ondata reazionaria montante, anche la maledetta responsabilità di una sua tragica scelta storica, l’essersi schierato dalla parte di terrificanti assassini nel folle tentativo di cancellare un popolo di persone e la sua cultura. La figlia di Ezra Pound ha preso le distanze da Casapound, il noto covo di destra che si serve senza autorizzazioni del nome del poeta, ma il nome del poeta rimane purtroppo comunque legato alla sua adesione alla sfortuna e al crepuscolo del nazismo e del fascismo. Troppi giovani sono trascinati in questa marea montante di neofascismo, con il pericolo imminente di un governo Salvini che quella marea cavalca. Non vorrei però che i due fenomeni politici del fascismo e del nazismo venissero cristallizzati in una maledizione che ne faccia semplicemente dei malvagi assoluti, che blocchi le indagini di cercare di capire le ‘ragioni’ del loro apparire e del loro riapparire. Assistiamo ad una rimozione di massa del secolo passato, certamente uno dei peggiori della storia dell’occidente?

IL RAZZISMO SCONFITTO DALLA SCOPERTA DEL DNA

Dovremmo essere meno spaventati adesso che gli studi sul DNA hanno sconfitto il razzismo volgare del ‘900 che non si basava su dati oggettivi? L’esame del DNA di alcuni giovani neonazisti tedeschi, ha rivelato in questi individui l’eredità psicosomatica di generazioni di semiti e anche di sangue africano. Cosa dovremmo pensare se avessimo il DNA di Hitler e se dalla sua analisi venisse confermato il sospetto che la sua famiglia sia di discendenza ebraica? Tutti noi, dai biondi del nord agli indigeni australiani, varianti dell’Homo sapiens, siamo assai più imparentati tra tutti che divisi in termini di razze e persino di culture.

LE “RAGIONI” DEI NAZISTI

Quello che hanno fatto i nazisti e i fascisti, la distruzione di un intero popolo presunto inferiore – oggi abbiamo scoperto che tutti possiamo avere nel DNA parenti ebrei – ricorda un tetro sospetto che riguarda tutti noi come parte dell’Homo sapiens, è cioè la responsabilità dei nostri primitivi antenati nella scomparsa delle prime quattro migrazioni umane dall’Africa. Su questo argomento consiglio di vedere su Google le belle e documentate ipotesi del filosofo della scienza e biologo evoluzionista Telmo Pievani.
Ma ci sono delle ‘ragioni’ storiche più vicine a noi da esplorare, senza ridere e senza piangere, come raccomandava Spinoza. Nel libro Un uomo solo di Christopher Isherwood, il protagonista, che è un professore universitario di letteratura inglese, risponde a un giovane ebreo, suo studente:

“E ora arriva una domanda che George [il professore] si aspettava. Myron Hirsch, questo infaticabile rompiscatole di un goym [una parola ebraica che significa popolo o nazione, ovviamente ebraica], “Signore, qui a p.79 [del libro Il mondo nuovo di Aldous Huxley], il signor Propter dice che la più stupida frase della Bibbia è essi mi hanno perseguitato senza ragione. Vuol dire con questo che i nazisti avevano ragione di odiare gli Ebrei? Huxley è antisemita?”
George trae un lungo sospiro. “No” risponde dolcemente. E poi – dopo un silenzio carico di attesa; la classe è quasi senza fiato per l’impunitaggine di Myron – ripete a voce alta e severa “Il signor HuxIey non è antisemita. I nazisti non avevano ragione di odiare gli Ebrei, ma il loro odio verso gli Ebrei non era senza ragione…”

L’ultima “Ragione” non sta per scusa, ma per causa, per causa storica, relativa al difficile rapporto, e certo non per loro colpa, degli Ebrei con la Chiesa e con le nazioni e gli stati europei. Il ragionamento sugli Ebrei di Isherwood prosegue in modo forse discutibile sulla impossibilità di discutere “obbiettivamente degli Ebrei per i prossimi vent’anni”. Ahimè, con Israele le possibilità di giudicare obbiettivamente si sono complicate e costringono a molte ‘coscienti schizofrenie’ ma sull’Olocausto è impossibile sospendere il giudizio, lo si deve solo condannare.

L’AMBIVALENZA DI ODIO E AMORE. OMOFOBI E OMOSESSUALI DOPO LA SCOPERTA DEL BISESSUALISMO FATTA DA KINSEY 1948 E ANCHE L’ODIO PER I NERI

L’argomento dell’odio agli Ebrei è strettamente connesso a quelli dell’odio per gli omosessuali e per i neri, come da repertorio neonazista. L’odio e anche l’amore sono sentimenti “ambivalenti”, anche solo con la psicologia, se esaminati con attenzione, rivelano tratti sorprendenti. L’omofobia può apparire infatti un fenomeno interno della realtà sociale omosessuale. Gli omofobi che conosco personalmente sono tutti o omosessuali “nell’armadio” o bisessuali con predominanza di desideri omosessuali, che, non potendo reggere il pensiero di un desiderio omosessuale che li assale, proiettano violentemente sulle loro vittime innocenti, omosessuali veri o presunti, facendone uno specchio, il loro terrore, per un desiderio che provano con il panico di ‘essere’ omosessuali.
Rompendo gli specchi, sperano di liberarsi dal loro terrore. Non ci riescono e ricominciano.
Nel 1948 uscì Il comportamento sessuale dell’uomo del biologo e esperto di statistica Alfred Kinsey (1894-1956) con la scoperta statistica della predominate bisessualità umana, certamente già notata da Freud. Kinsey aveva documentato statisticamente che la maggior parte dei maschi prova due desideri sessuali, uno per le femmine e uno per i maschi. Malgrado questa scoperta il nostro sapere sessuale è ancora polarizzato: o si è eterosessuali, e si ha il solo desiderio per le femmine, o si è omosessuali, e si ha il solo desiderio per i maschi. Ma questa polarizzazione, che già appare nel Simposio di Platone – che pure ad Atene viveva nella bisessualità – potrebbe essere la causa della reazione paranoia del bisessuale che prova desideri omosessuali e non se li ‘spiega’ con la bisessualità ma teme di ‘essere’ o diventare omosessuale. Nella realtà sociale, come aveva già brevemente notato Freud, una minoranza di bisessuali soddisfa entrambi i desideri, ma la maggioranza va fuori di testa e, come s’è notato, sperando di liberarsi perseguita gli omosessuali, veri o presunti, con spedizioni punitive che arrivano anche all’omicidio.
La conoscenza dei due desideri, il superamento della loro rimozione individuale e sociale aiuta a fare una scelta etica, può portare alla decisione di non realizzare il desiderio omosessuale e di rimanere fedeli al solo desiderio eterosessuale.
Ora, esistono anche Ebrei – etiopi, che si dicono eredi di Salomone e della regina di Saba – cioè neri e, per ragioni di statistica, un 5 o 10 % anche omosessuali, senza contare i bisessuali… ebreo-negro-omosessuale, pensate a che concentrazione di odio possono suscitare in fascisti e neonazi.
Ho appena finito di leggere In fondo alla palude dello scrittore texano Joe R. Lansdale. Un personaggio minore di nome Red, appartenente al Ku klux klan, in apparenza bianco scopre di avere una madre nera. La uccide e si uccide dopo essersi coperto di catrame e avere inciso sul suo petto la parola “negro”. Nel film americano Latter Days uno dei due protagonisti, il ragazzo mormone gay Aaron afferma che l’umanità è un infinito numero di punti interconnessi… L’odio si capisce, l’odio si smonta. Spero che mi abbiate capito.

EDUCARCI ED EDUCARE I GIOVANI E I VECCHI ALLA STORIA – STORIA VERSUS ARTE – CON COSCIENTE SCHIZOFRENIA

I giovani in generale, ma anche molti ‘vecchi’, si mostrano qui a Rimini e in Italia senza un minimo di cultura filosofica, religiosa e senza informazioni di storia; non conoscono la storia del Novecento, con le sue due guerre mondiali che hanno prostrato l’Europa. Ho le mie colpe. E’ colpa anche di noi vecchi insegnanti che non siamo arrivati mai nei programmi di storia di scuola media oltre la prima guerra mondiale.
Molti giovani picchiatori sembrano in preda a deliri personali e collettivi di odio, certamente causati dalla vita e dalla società in cui vivono, e forse anche dalle loro storie psichiche, dai loro romanzi familiari, sul tipo di quelli di sopra accennati, storie che vanno messe in luce e che per il carattere persecutorio implicano derive paranoiche. Basterà ricorrere per spiegare questi pensieri e comportamenti al ben noto meccanismo politico del “capro espiatorio”? Spiegazioni politiche ne dà.
Bisognerà trovare il modo di educare i nostri contemporanei e il nostro futuro umano, sorprendendo i nostri simili problematici con un altro specchio ‘scientifico’, l’indagine psicologica e la narrazione storica, che li mostri a loro stessi come sono e come possono fare per guadagnarsi un futuro umano decente. Ma intanto nella politica concreta dagli States spira sull’Europa e sul mondo un vento gelido di destra. Qualcuno ha affermato che i nostri governi dipendono dalle elezioni dei presidenti negli USA. Intanto bisogna contenere la violenza dei giovani ultras politici, certamente usando il potere che noi “di sinistra” o “progressisti” come ci diciamo, abbiamo ancora nelle istituzioni e nella società.

Non possiamo, a mio avviso, in questo momento perdonare i cattivi maestri, nemmeno se sono grandi poeti. Non possiamo da “uomini e donne responsabili”, onorare Ezra Pound con una dedica urbana, anche se non smetteremo di leggerlo, di citarlo e di ragionare sui Cantos.

DEDICHE A GIOVANNI SORANZO DEL CAMPONE E A FILIPPO BRUNELLESCHI DEL PRATO DIETRO L’ARENGO

Sono d’accordo con Giovanni Luisè e con Andrea Montemaggi. Andrea ha proposto di dedicare il Campone a Giovanni Soranzo (Padova 1881-1963), lo storico dei primi decenni del ‘900 che ha scagionato Sigismondo Pandolfo dalle deliranti accuse di papa Pio II, il folle ed eretico umanista di vaglia – altra ‘schizofrenia cosciente’ – che lo aveva condannato all’Inferno da vivo, con una sorta di nuovo dogma, che aveva, è vero, dei precedenti danteschi. Proporrei anche di dedicare il prato dietro l’Arengo e parte della piazza Malatesta a Filippo Brunelleschi, l’architetto più grande di tutti i tempi – ma queste dichiarazioni così perentorie non vi faranno male? – che ci ha regalato il castello più bello e il più famoso del Rinascimento, ai suoi tempi e ai nostri, ma non ancora a Rimini adeguatamente valutato e onorato.

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