Il bagno Nettuno e le banchine del porto sono in ammollo. Nel secondo caso per un problema strutturale, nel primo no.
Dicono che la climatologia del mondo stia cambiando. Pare che dovremo abituarci a subire sempre più spesso l’assalto improvviso di tifoni, bufere, diluvi e mareggiate. Di segnali in tal senso se ne sono avuti anche a Rimini già nel novembre del 2017, giusto per citarne uno.
All’epoca, l’allagamento del bagno Nettuno (e limitrofi) fu imputato alla mancata delle dune di sabbia che in previsione vengono erette alla fine dell’estate a protezione degli stabilimenti balneari.
Le barriere sabbiose furono poi all’uopo ammucchiate il 5 dicembre successivo. Quest’anno sembra accaduta la stessa cosa. E con analoghi risultati.
Se non siamo stati informati male, le montagnole di rena hanno fatto la loro comparsa sulla scena solo dopo che il crimine è stato consumato. L’intero stabilimento ora è delimitato (verso il mare) da un argine purtroppo tardivo. In compenso, l’acqua che ha invaso la zona è sapientemente imprigionata: e non scapperà tanto facilmente.
L’altro anello debole della città, in caso di forti piogge e mareggiate, è l’area del ponte di Tiberio. Quando fu prospettato di bucherellare le mura (non medieval-malatestiane!) per il lancio di una passerella pedonale, gli abitanti del quartiere chiesero (e non ottennero) che piuttosto si facessero altri lavori ben più utili, ma meno di immagine: quelli necessari per evitare i continui allagamenti dovuti alle banchine troppo basse.
Furono ascoltati? Naturalmente no. E come loro i tanti che negli anni si sono preoccupati di segnalare questo vulnus, che risulta di natura “strutturale” (come si può leggere sotto). Invece, prima di porre rimedio alla vexata quaestio delle banchine, si è pensato di piazzarci la passerella galleggiante. Ma in giornate come queste, a meno di non essere come quel tale che camminava sulle acque, la passerella la puoi solo guardare da lontano e non certo percorrerla.
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