A Rimini la mafia c’è ma non si vede

A Rimini la mafia c’è ma non si vede

L'allarme della Commissione parlamentare antimafia: molti i reati spia, troppo alta la concentrazione di esponenti di ndrangheta, camorra, cosa nostra, mafia pugliese che si sono insediati sul territorio. Giulia Sarti chiama in ballo l'aeroporto di Rimini.

C’è, eccome se c’è, ma non si vede. La criminalità organizzata di stampo mafioso in Romagna e in particolare a Rimini è una presenza che riesce a passare inosservata, non del tutto ma quasi. Si vedono solo le orme, ovvero i cosiddetti reati spia (“tanti”, secondo l’onorevole Giulia Sarti), segnali evidenti della sua familiarità col territorio. “C’è più mafia di quella che è stata trovata fino ad oggi”, ha detto la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, in conferenza stampa. E lo ha ripetuto in vari modi, ma senza stancarsi di mettere l’accento sulla necessità di fare di più per aggredire organizzazioni ancora ampiamente in grado di lavorare nell’ombra. Una visita programmata da tempo, quella a Rimini e San Marino (dove la Commissione si recherà nella giornata di domani e a proposito del Titano Rosy Bindi ha detto che il “clima è cambiato, qualche anno fa avremmo trovato più da fare, oggi c’è più collaborazione, tutti ce l’hanno confermato”), cioè all’inizio della legislatura – ha spiegato Rosy Bindi – per “prestare la massima attenzione a quei territori che presentavano e presentano delle criticità” al riguardo. Ha svolto le audizioni dei prefetti di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena, quelle della Procura Distrettuale di Bologna e delle Procure Circondariali di Rimini e di Forlì.
In Romagna, in generale, ma come è stato più volte sottolineato nel corso della conferenza stampa a “Rimini in particolare”, sono sempre parole della parlamentare a capo dell’Antimafia, “c’è una concentrazione di reati spia troppo evidenti, sintomi rivelatori della presenza della mafia”, ma anche un numero altissimo di “esponenti di ndrangheta, camorra, cosa nostra, mafia pugliese, che soggiornano qui per loro scelta e da tempo, che si sono insediati in questo territorio”. Non è finita. Rosy Bindi ha parlato di una provincia di Rimini segnata da “un rilevante traffico e consumo di stupefacenti” e di una pericolosa mafia straniera “in particolare albanese, legata al traffico di stupefacenti e alla prostituzione”.
La “grande industria del turismo”, così l’ha definita, e tutto ciò che ad essa è collegata, è una calamita per la criminalità organizzata. Nella lista ci ha messo anche il “gioco cosiddetto legale, che è finito per assorbire anche quello illegale”. Insomma, una “situazione ideale nella quale la mafia può svolgere le proprie attività criminali illecite e poi riciclare i proventi in attività economiche”.
Bisogna fare di più per tagliare i tentacoli della infiltrazione mafiosa, prima di tutto bisogna individuarli. “C’è sicuramente attenzione da parte della prefettura e delle forze di polizia, ci sono indagini da parte della magistratura circondariale e distrettuale, non abbiamo trovato una sottovalutazione”, ha detto senza mezzi termini Rosy Bindi, “ma l’idea che ci siamo fatti è che stiamo trovando meno mafia di quella che forse c’è. Sarà nostro dovere segnalare alle istituzioni competenti una maggiore attenzione nei confronti di questo territorio sia per quanto riguarda l’organizzazione della Procura distrettuale e sia per la presenza di nuclei specializzati delle varie forze di polizia che posseggono gli strumenti per tracciare meglio la presenza della criminalità organizzata. Il fatto che si debba ricorrere ai reparti speciali, che sono a Bologna e ad Ancona, quando si devono fare indagini a Rimini, certamente dà un terreno di vantaggio alle organizzazioni mafiose”.
Bene la collaborazione fra le forze dell’ordine a Rimini, ha aggiunto la parlamentare grillina Giulia Sarti, ma c’è bisogno di rafforzare il lavoro anche per risolvere “problemi di pianta organica e sedi che vanno avanti da troppo tempo”. L’esponente 5 stelle ha messo in guardia sul tema della “rete dei professionisti”: “C’è da prestare maggiore attenzione all’operato delle banche, dei commercialisti, di tutte quelle figure professionali che potrebbero permettere alla criminalità mafiosa di insediarsi” facendo attenzione ai “reati fiscali e finanziari”. Un tasto battuto anche da Rosy Bindi: “Ci sono presenze di mafie tradizionali (forse tra di loro anche collegate, e forse collegate anche a mafie straniere, anche se non si può parlare di un vero e proprio insediamento), ci sono personaggi di rilevo che trovano interlocuzione nel territorio e che agiscono con un metodo che si fa fatica a capire. Non è una presenza ostentata ma agisce fuori dai riflettori, usa sempre meno il metodo violento anche perché trova grandi complicità e collaborazione dal professionista, dall’imprenditore, dal prestanome, da chi si presta al riciclaggio”.
Giulia Sarti ha messo sul tavolo anche un tema destinato ad aprire discussioni: “Abbiamo parlato anche dell’aeroporto di Rimini – ha detto -, c’era stata la presenza all’interno della compagine societaria di un soggetto interessato da procedimenti penali, che poi è stato escluso dalla società di gestione perché moroso e non tanto per i precedenti penali… comunque ci sarà un costante monitoraggio nei confronti del nostro aeroporto”.
Anche per il senatore Enrico Buemi risulta evidente “l’eccesso di personalità con uno spessore criminale rilevante, elemento che deve preoccupare” e che, ha aggiunto, “francamente non riscontro in altri territori”. Da qui la richiesta che “a questa presenza debba corrisponderne una adeguata di forze di contrasto, che non mi pare emerga nonostante l’ottimo lavoro svolto dalle forze dell’ordine. C’è un debito nazionale nei confronti di questo territorio che deve essere rapidamente riequilibrato”.

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