Aeroporto, paradossi dell’interesse pubblico: Provincia e Cciaa “premono” sul Consiglio di Stato per ribaltare la sentenza del Tar

Aeroporto, paradossi dell’interesse pubblico: Provincia e Cciaa “premono” sul Consiglio di Stato per ribaltare la sentenza del Tar

Provincia di Rimini e Camera di Commercio provano a cambiare il corso degli eventi all'aeroporto di Rimini. Nel consiglio provinciale di oggi (ore 16.

Provincia di Rimini e Camera di Commercio provano a cambiare il corso degli eventi all’aeroporto di Rimini. Nel consiglio provinciale di oggi (ore 16.30) torna la delibera che era stata ritirata nella precedente seduta del 30 novembre a seguito della richiesta venuta dall’opposizione, anche perché non aveva avuto il tempo per esaminarla essendo stata presentata all’ultimo momento.
In buona sostanza la Provincia presieduta da Andrea Gnassi, che com’è noto è coinvolto in prima persona nella inchiesta Aeradria, essendo stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio per il fallimento della società di gestione del “Fellini”, e le accuse vanno dalla associazione a delinquere, all’abuso d’ufficio e alla truffa, è intenzionata a proporre un intervento “ad adiuvandum” (che ha lo scopo di sostenere le ragioni degli enti che hanno presentato ricorso, ovvero Enac e Airiminum) innanzi al Consiglio di Stato relativamente al ricorso contro la sentenza del Tar Emilia Romagna dell’11 settembre scorso.
Qual è la ratio dell’atto di indirizzo? Evitare al territorio il danno economico conseguente ad un’altra chiusura dello scalo di Miramare. Se il Consiglio di Stato dovesse confermare la sentenza del Tar, ragiona la Provincia, si verificherebbe l’interruzione di un servizio di pubblico interesse e una lunga fase di stallo perché quasi sicuramente bisognerebbe attendere una nuova gara da parte di Enac.
Anche la Camera di Commercio è intenzionata a muoversi nella stessa direzione, procedendo insieme alla Provincia in sede giurisdizionale. Bisognerà attendere lo svolgimento del consiglio provinciale per conoscere la decisione, che pare veda l’opposizione decisa ad esprimersi in maniera contraria.
La Provincia vuole dimostrare di essersi impegnata per scongiurare la chiusura dell’aeroporto? Se è un passo “politico” quello che sta valutando di compiere, bisogna considerare che secondo il Tar Emilia Romagna “la stazione appaltante (Enac, ndr) avrebbe dovuto inserire nel bando i requisiti minimi di capacità ed esperienza per la partecipazione alla gara – es. precedenti gestioni di complessi aeroportuali o di complessi similari – in modo da impedire l’aggiudicazione del servizio in favore di soggetti privi di qualsiasi professionalità nella specifica materia o in materia analoga”. E dunque Provincia e Cciaa dovrebbero sentirsi danneggiati dall’aggiudicazione di Enac, più che affiancarsi all’Ente Nazionale per l’aviazione civile. E davanti ad un danno per l’economia del territorio, quale quello della chiusura del “Fellini”, gli enti territoriali riminesi dovrebbero chiederne conto proprio ad Enac, anziché andarne in soccorso.
Il Tar Emilia Romagna, davanti al ricorso presentato dal “Consorzio per lo sviluppo dell’Aeroporto di Rimini San Marino” che ha portato all’annullamento del provvedimento Enac del 13 novembre 2014 di aggiudicazione della concessione di gestione dell’aeroporto, ha chiarito che “il potere discrezionale di cui si tratta deve essere sempre coerente con il complesso degli interessi pubblici e privati coinvolti dal pubblico incanto e alla stregua di tale criterio, il suo concreto esplicarsi non può essere disgiunto da una sostanziale osservanza dei principi comunitari e dell’ordinamento interno in materia di appalti”. Quindi non sarebbe stato rispettato l’interesse pubblico. E invece la Provincia vuole dare manforte ad Enac che, secondo il Tar, non ha garantito l’interesse pubblico? Il cortocircuito appare paradossale.

 

Aggiornamento 17.20 – Il consiglio provinciale ha approvato (il centrodestra non era presente) la delibera decidendo – come abbiamo anticipato nel pomeriggio – insieme alla Camera di Commercio di proporre davanti al Consiglio di Stato l’intervento ad adiuvandum.

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