Agrippina Minore non ferma “Acqua Arena”: carotaggi archeologici eseguiti senza sorprese

Agrippina Minore non ferma “Acqua Arena”: carotaggi archeologici eseguiti senza sorprese

Nell'area interessata dal progetto "Acqua Arena" si è già conclusa la campagna di indagine per verificare la consistenza di eventuali stratificazioni

Nell’area interessata dal progetto “Acqua Arena” si è già conclusa la campagna di indagine per verificare la consistenza di eventuali stratificazioni ancora conservate in quel sottosuolo che in passato ha restituito il busto bronzeo di Agrippina Minore (nella foto), attualmente esposto al Metropolitan Museum of Art di New York, una tomba romana ed altri preziosi reperti.
Sono stati realizzati circa 40 carotaggi fino ad una profondità di cinque metri ed un piccolo scavo in trincea in un’area di particolare interesse. Si attende la relazione conclusiva degli archeologi incaricati dal Comune di Rimini ma si può già dire che viene esclusa la presenza di tracce archeologiche meritevoli di tutela.
C’era chi aveva scommesso che questo sarebbe stato il risultato. Perché a cinque metri di profondità, considerando che in quel sito negli anni 70 fu scaricato terreno proveniente, pare, dal cimitero monumentale per “livellare” un’area concava quale era quella della cava, ex Fornace Fabbri, non si sarebbe potuto trovare granché. Solo argilla. E qualcuno sostiene che i carotaggi sarebbero dovuti scendere ad otto metri per garantire una indagine più veritiera.
I sondaggi preventivi sono stati prescritti dalla Soprintendenza archeologica di Bologna. Era questo l’ultimo “tappo”, a quanto pare saltato senza incidenti di percorso, che bloccava il via libera ai lavori della parte pubblica.
Per il resto tutto procede come prima, l’area in questione resta a bassa potenzialità archeologica mentre, stante i ritrovamenti puntuali di particolare valore, dovrebbe forse essere quantomeno ripromossa (vedremo perché) a media potenzialità archeologica.
Era stato il consigliere pentastellato Luigi Camporesi (per conto di “Cuore di Rimini”) circa un anno fa a porre la questione con una interrogazione che aveva portato alla luce anche un clamoroso errore nell’ubicazione della tomba nelle carte del Psc, non proprio una lacuna da nulla. Il passo successivo che Camporesi reclamava, quello più importante, non è però stato fatto. Il sito che ospitava la tomba è infatti identificato a media potenzialità archeologica ma l’area (particella 3386 foglio 85) è a bassa potenzialità. La richiesta era quella di trasformarla in media aumentando quindi le tutele in caso di lavori sull’area, come sta accadendo con Acqua Arena e il comparto commerciale, residenziale, direzionale che sarà realizzato da Conad. Peraltro, sosteneva Camporesi, “già nel 1983 tale area era identificata a media potenzialità archeologica”. Niente da fare.
Da poco (perché nel frattempo Camporesi ha lasciato il consiglio comunale e la sua interrogazione era rimasta in sospeso) è arrivata la risposta del direttore pianificazione e gestione territoriale del Comune di Rimini, Alberto Fattori, ai quesiti posti dall’ex consigliere 5 Stelle. Spiega che il Psc prevede per tutti i “gradi” di potenzialità (alta, media e bassa) l’archeologia preventiva e nel caso di interventi relativi a beni vincolati, di proprietà o di interesse pubblico o nell’ambito di lavori segnalati nel Psc (come piani particolareggiati) è necessario avvisare preliminarmente la Soprintendenza”. Relativamente alla media potenzialità archeologica che era stata attribuita all’area, Fattori sostiene che “è conseguenza del fatto che all’epoca del rinvenimento del reperto (1983) il sito non fu tutto indagato e pertanto, per tutelare la possibilità di rinvenire eventuali altri possibili reperti, si è deciso di dare un grado di tutela maggiore di quello che avrebbe avuto lo stesso ritrovamento in condizioni di approfondimento d’indagine del sito stesso”. E aggiunge che i singoli siti possono avere una potenzialità media o alta pur trovandosi in un’area che genericamente è indicata a bassa potenzialità.
Il direttore della pianificazione aggiunge altri due particolari. Sovrapponendo il progetto preliminare di Acqua Arena col vecchio Palacongressi “si evince che la vecchia struttura occupa gran parte dell’area oggetto di intervento” e per costruire il centro congressi demolito furono conficcati pali di fondazione “ad una profondità minima di 20 metri, cunicoli interrati a -2,50 metri dall’attuale piano campagna e, per la struttura a destra del patio (lato via Simonini) un ampio interrato a -4,50 metri”. Come dire, Acqua Arena non nasce su un terreno “vergine” ma già abbondantemente esplorato. Fattori si esprime anche sulla controversa ubicazione di quel “campo dei Linardi” che regalò il busto di Agrippina Minore: “Qualche tempo prima di fare la Carta delle potenzialità del Comune di Rimini, alcuni membri dell’ARRSA (Associazione Riminese per la ricerca storica e archeologica), incuriositi della questione hanno preso il Catasto Calindri della fine del XVIII secolo e verificato dove si trovassero le proprietà Banditi nella zona. E’ così emerso che il Campo dei Linardi era verosimilmente ubicato nelle adiacenze dell’attuale parco Ausa tra quella che oggi è Banca di Rimini e l’ex distributore di benzina verso nord-ovest. Quindi sempre nell’area della ex fornace Fabbri ma più a ridosso della città”. Anche su questo si discuterà ancora a lungo e c’è chi sostiene che il podere Banditi si trovi invece da tutt’altra parte.

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