Al sindaco di Rimini e alla sua pista di ghiaccio in Piazza Cavour. Modesta proposta

Al sindaco di Rimini e alla sua pista di ghiaccio in Piazza Cavour. Modesta proposta

I vecchi se lo ricordano, i meno vecchi pure: il turismo a Rimini è nato con pensioncine ricavate allargando la casa di proprietà, con famiglie intere

I vecchi se lo ricordano, i meno vecchi pure: il turismo a Rimini è nato con pensioncine ricavate allargando la casa di proprietà, con famiglie intere che, dopo aver lavorato tutto il giorno, andavano a dormire in garage per lasciar spazio agli ospiti: paganti, naturalmente.
Nonostante questo (anzi forse per questo) Rimini era una città allegra, straripante, vogliosa di divertirsi e scopare, lontana le mille miglia dal chimismo di stato del trasgressificio Gnassiano.
Ecco perché la gente veniva in vacanza qua, in forza d’un calore umano, d’una carnale simpatia che per vichinghe teutoniche e giunoniche albioni, così come per l’impiegato di Tradate, costituiva un’attrattiva irresistibile: Rimini era per tutti il Paese dei Balocchi.
Senza bisogno di Notti Rosa e Molo Street Parade, usati oggi come disperati bocca a bocca per rianimare un turismo che quarant’anni di idiozia amministrativa all’insegna de “il modello tiene” hanno distrutto.
Erano i tempi che Gnassino faceva il pioniere Urss all’interno di quel Pci responsabile d’uno sfascio cui questo sindaco, che di quell’allegra brigata faceva parte (anche giudiziaria, Aeradria docet), c’ha sempre messo oggettivamente del suo.
Salvo inventarsi adesso, dopo quattro anni persi in anelli verdi e deliri ciclabili, un Pacco del Mare che non sta in piedi da nessuna parte, né normativa né urbanistica né finanziaria.
Tanto da ipotizzare, nel progetto dell’amministrazione, che siano i privati a sostenere gran parte della spesa, col ricatto della manifestazione d’interesse per non perdere il treno.
Peggio il tacòn del buso, verrebbe da dire, con l’aggravante che, per quanto riguarda gli eventi di Natale e Capodanno oggi (sempre a spese nostre), dove va a piazzarli il nostro Caro Lider?
Forse a Piazzale Boscovich, Fellini, Kennedy o Tripoli, dove la cosa avrebbe un senso per i turisti stipati (si fa per dire) negli alberghi a mare?
Mocché mocché, la sua fantasmagorica pista di ghiaccio Gnassi la posiziona in pieno centro, a Piazza Cavour, quanto di più lontano possibile dall’agibilità dei turisti di Natale e Capodanno.
Dal che si deducono due cose.
Primo, che è questo il vero motivo della deportazione del mercato ambulante: far spazio al protagonismo da Art Director della città (sempre a spese nostre) del sindaco.
Secondo, che a lui delle sorti del turismo non gliene frega una mazza, visto che a svirgolare sulla pista di pattinaggio non saranno i foresti, bensì, per ragioni logistiche, quei figli e nipoti dei riminesi che una volta andavano a dormire in garage, e oggi sono una razza che non esiste più.
Sono loro infatti, i giovin signori della Rimini d’oggi, che fra un po’ andranno a votare, mica i turisti!
Si apre però, a questo punto, il problema di come riempire la pista.
Ecco allora la nostra modesta proposta.
Chieda il sindaco al suo gemello in patacate istituzionali, quello di Palazzo Ghigi, quello che vuol rispondere all’Isis con brustoline e cultura intesa come oppio dei popoli, di destinare sì i cinquecento Euri ai diciottenni locali, ma solo se li spenderanno nei ticket d’ingresso al velodromo di Piazza Cavour.
Non è forse cultura (oltretutto cultura di poppolo) anche questa?
Oltreché lampante sfida alla barbarie islamista: ve lo figurate voi il jaidista siriano pattinare sul ghiaccio con kalashnikov e sottanoni modello Raqqa?
Ridere, please.

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