Conad fa omaggio di 150 stalli all'amministrazione comunale che elemosina aree di sosta dai privati perché si è dimenticata di pianificarle. Ma su questo ampio terreno acquistato per oltre 5 milioni di euro c'è in programma una «trasformazione urbanistica».
«I disagi da traffico per noi a Rimini sono vita, economia, posti di lavoro», Jamil Sadegholvaad
Rincorrere il tempo perduto in tema di parcheggi, compiere scelte con l’acqua alla gola in vista di una estate che si preannuncia turisticamente affollata ma senza aree di sosta al di sotto della ferrovia (e al di sopra non va meglio), rischia di trasformarsi in una buccia di banana.
In mancanza di una pianificazione degna di una grande città turistica in materia di parcheggi, la giunta in carica, costretta a darsi una svegliata, dietro la spinta di una protesta crescente, sta via via affastellendo piccole o medie piazzole in cui poter lasciare l’auto. L’ultimo annuncio riguarda i 150 posti tra via Giuliani e via Fada, che sarà messa a disposizione gratuitamente e collegata al mare da servizi di navetta. Di chi è questo terreno di 4.200 mq circa? Di Conad, che se l’è aggiudicata all’asta.
Oggi la stampa riferisce che per tutta l’estate questo tesoretto che aggiungerà un pochino di refrigerio all’arida offerta di stalli sarà affidato al Comune. Esultano il sindaco e l’assessora alla mobilità per l’area strategica piovuta da Conad che in fretta e furia viene momentaneamente trasformata in “parcheggio scambiatore”. Ma Conad si è messa a fare beneficenza? Dichiara l’ad di Conad che «c’è un rapporto storico tra Conad e la comunità di Rimini e quando il sindaco ha rappresentato l’esigenza ci siamo immediatamente messi a disposizione per attrezzare a parcheggio pubblico gratuito per residenti e turisti l’area di via Giuliani, che è in posizione privilegiata verso la zona mare, su un’arteria ad alto scorrimento». Ma aggiunge anche che «ovviamente, questo avviene in modalità provvisoria, in attesa di una più ampia trasformazione urbanistica». Si ferma qui, per il momento, senza accennare a cosa significhi questa «più ampia trasformazione urbanistica». La giunta attraverso un comunicato stampa ufficiale si era spinta addirittura a parlare di «partnership pubblico privata» e di «collaborazione tra Comune di Rimini e il gruppo Conad» (qui).
Non è un particolare da poco perché su quest’area, più ampia di quella messa a disposizione del Comune, è stata presentata una “manifestazione d’interesse” e dunque scatterà una “trattativa” che attraverso un Piano urbanistico attuativo o un accordo di programma andrà a definire il “mattone” da edificare. C’è dunque anche una questione di opportunità sul “regalo” fatto all’amministrazione comunale in stato di necessità in quanto a ricerca di aree di sosta. Ma è comunque significativo che l’ente pubblico debba andare a bussare dai privati, in zona Cesarini, per colmare una lacuna grave, perché mette in luce una volta di più che chi gestisce la cosa pubblica non è stato in grado di programmare un servizio fondamentale qual è quello dei parcheggi, dopo averli cancellati con il parco del mare (e fortuna che ci eravamo dotati di un piano strategico in grado di pianificare il futuro di Rimini!). Ma il sindaco perde l’occasione buona per chiedere nuovamente scusa e silenziarsi in attesa di quel piano della sosta che aveva promesso in campagna elettorale e che ancora non si vede all’orizzonte, lanciandosi invece in una dichiarazione che vorrebbe scavalcare a sinistra quanti a Rimini criticano la mobilità immobile, mentre mostra il lato comico della politica che rincorre l’emergenza: «I disagi da traffico per noi a Rimini sono vita, economia, posti di lavoro» (Carlino Rimini, 20.4.2022, pag. 2). Questo ha il coraggio di dichiarare in una città nella quale muoversi in auto è diventato impossibile e mentre con affanno va a chiedere parcheggi ai privati perché nel decennio del rinascimento qualcuno deve essersi dimenticato che viviamo nel terzo millennio e a Rimini contiamo oltre 600 automobili per ogni 1.000 abitanti. Ma il tempo perso in coda, allungando la strada per seguire percorsi contorti e alla ricerca dei parcheggi è denaro buttato al vento.
Coglie la palla al balzo Gloria Lisi: «Dal blocco del mattone alla rincorsa al palazzone», attacca. «Quando avevo accettato la proposta del Sindaco Gnassi di ricoprire il ruolo di sua Vicesindaca nel 2011 uno dei motivi che mi avevano convinta maggiormente era stato quello di andare verso un consumo zero del suolo. Erano già in atto i cambiamenti climatici che stiamo vivendo con sempre maggiore frequenza ed una scelta forte e decisa di quel tipo mi aveva convinta che stessimo andando verso la giusta direzione. Purtroppo andando avanti le decisioni non sono state più coerenti a quel cambiamento che avevamo messo in atto». Ma qualcosa è cambiato. «Possibile che dopo il “taglia mattoni” del sindaco Gnassi tra mille polemiche e ricorsi giudiziari (con assessori Biagini e poi Jamil) oggi sia tutto magicamente cambiato? A Rimini è esplosa la “mattone-mania”, chi gira per strada vede solo traffico e palazzine nuove ovunque che stanno nascendo come funghi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la nuova area acquistata in via Giuliani dalla Conad per circa 5 milioni di euro. Anche lì dal verde, dai campi nasceranno con tutta probabilità gli ennesimi palazzi con consumo del territorio (altro che parcheggi). Dopo un blocco dell’edilizia dovuto a delibere ma forse più dalla crisi economica, oggi tutto riparte e la “mattone-mania” è riesplosa in attesa del destino dello stabile della nuova questura di via Ugo Bassi dove il destino sembra già scritto». E conclude: «A Rimini servono parchi e strade scorrevoli e invece nascono palazzi, smog, traffico e addirittura lo stesso parco della Cava viene tagliato e sacrificato. Ma nel programma dell’assessore Frisoni oltre alle case sono previsto nuovi parchi pubblici?». Al di là della polemica politica, siamo allo stallo, ma non quello a forma di nastro, pettine o spina. Piuttosto quello che il dizionario della lingua italiana definisce condizione di attesa e d’inazione forzata, soprattutto per non avere vie d’uscita o soluzioni alternative e risolutive.
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