La chiusura del ponte di Tiberio agli automobilisti costa una fortuna

La chiusura del ponte di Tiberio agli automobilisti costa una fortuna

Quasi nessuno è abituato a quantificare quale sia l'impatto sul portafoglio nel percorrere un chilometro in più o in meno in città districandosi nell'attuale confusione viaria. Ma qualcuno ci ha pensato ed ha ricostruito che i 10.500 che transitavano dal ponte e che di punto in bianco sono stati costretti ad allungare per arrivare a destinazione, sopportano una spesa annua di circa 2 milioni 200mila euro.

L’alternativa alla chiusura del Ponte Tiberio è arrivata alla resa dei conti, stavolta quelli economici in tasca ai residenti e frequentatori della città.
Non è semplice arrivare a quantificare quello che in realtà costa questo importante aspetto dell’improvvisata gestione della mobilità cittadina, ma ci proviamo cercando di ragionare come i tecnici esperti del traffico e della progettazione delle infrastrutture legate a quel settore.
C’è da fare una doverosa premessa. Il cittadino riminese, per svariati motivi, è da sempre abituato a muoversi con mezzi alternativi all’auto, specie a piedi o in bicicletta quando gli è possibile. Non è autolesionista tanto da utilizzare l’auto per dannarsi nella mischia del caos della viabilità nostrana, e ricorre a quel mezzo solo in situazione di necessità. Non abbisogna quindi di rieducazioni in tal senso, parola che evoca passati di cui è meglio perdere la memoria.
Nessuno di noi, a meno che lo faccia per lavoro, quantifica mai quanto valga economicamente percorrere un chilometro in più o in meno in un percorso, oltretutto nell’inestricabile confusione viaria locale. Cifre irrisorie si pensa, ma se parametrate al flusso di traffico su base annuale il conteggio riserva non poche sorprese.
Ritorniamo quindi sul tema della mancata realizzazione dell’alternativa alla pedonalizzazione del Ponte Tiberio, e segnatamente al non costruito tunnel parallelo, non per accanimento, ma perché esso rappresenta l’apoteosi della disastrosa pianificazione della mobilità ad opera di chi l’ha progettata in sella ad una bicicletta.
Partiamo da questo semplice calcolo in cui ricorrono le voci unitarie che totalizzano il predetto costo, considerati i componenti con valori assunti in modo assai prudenziale.

Ed ora veniamo alle conseguenze pratiche, utilizzando le misurazioni nelle mappe digitali interattive, con l’obiettivo di raggiungere la rotatoria del Castello, baricentrica rispetto sia al parcheggio Scarpetti che all’area di sosta Italo Flori, data la loro centralità rispetto a tanti siti importanti e altrettanti servizi.

1. La soluzione del tunnel interrato prevedeva dalla rotatoria della Via XXIII Settembre 1845, all’intersezione con Via Tonale e Labriola, fino ai predetti parcheggi, una distanza di circa 1,43 chilometri. Tale partenza è motivata dal fatto che in quel punto convergono le direttrici di intensa percorrenza sia da monte che da mare provenienti da Rimini nord.

A sinistra il percorso di attraversamento del ponte di Tiberio nell’ipotesi del tunnel, a destra quello attuale “costretto” dal ponte off limits alle auto.

2. Attualmente giunti alla rotatoria Vannoni, o Suor Isabella Soleri, il traffico viene dirottato per via Matteotti; e tramite il Ponte dei Mille e la Via Bastioni Settentrionali verso la rotatoria del Castello.

Qui il percorso rispetto alla soluzione in tunnel, si allunga di 0,60 chilometri circa; solo? Ma monetizzando il tutto con un costo unitario rapportato ai 10.500 veicoli al giorno che transitavano dal Ponte di Tiberio, e che dalla sua chiusura devono percorrere un tratto di strada maggiore, arriviamo ad un totale annuo di € 2.230.515, pari a € 185.900 circa mensili, e € 6.200 circa giornalieri; vi pare poco?

Questo è il risultato dell’urbanistica furbetta che ha modificato il tracciato verso i predetti parcheggi, e che per il senso contrario di percorrenza ha sacrificato via Ducale e il quartiere Clodio entrando di fatto nell’isola pedonale.
“Una riorganizzazione che accompagnerà la pedonalizzazione definitiva del Ponte di Tiberio e che rientra nell’intervento strutturale sulla mobilità del quadrante urbano tra Statale e le due sponde del Marecchia fino al mare allo scopo di raggiungere uno degli obiettivi contenuti nel Pums e cioè alleggerire la mobilità veicolare privata delle auto nei pressi del centro storico allontanando il traffico di attraversamento. La riorganizzazione che interesserà via Bastioni Settentrionali e via Circonvallazione Occidentale va in questa direzione, nell’ottica di una città circolare, con una viabilità più fluida, organica e sostenibile” (qui). Era il 29 gennaio scorso quando l’assessore alla Mobilità Roberta Frisoni dichiarava quanto sopra. La presunta provvisorietà dell’utilizzo di Via Ducale divenne continuativa come risulta anche dalle ultime dichiarazioni. (qui). Il traffico è rimasto lo stesso, anzi per certi versi più caotico di prima, come pure lo è l’operato di questa giunta.
Questi sono i costi che stanno subendo tutti coloro che per validi motivi si devono muovere su mezzo privato, e che con tempi contingentati, impegni ed esigenze non possono fare diversamente specie nel periodo invernale.
Se una soluzione credibile fosse stata realizzata nel 2008 quando la Giunta Ravaioli si pose il problema e ne avviò la risoluzione, a quest’ora avremmo già non solo risolto il problema, ma ripagato ampiamente quell’investimento a beneficio della città evitandoci, oltretutto, inutili e costosi lavori in corso con cifre a cinque zeri, e tutti i disagi che essi recano alla cittadinanza.
Quell’amministrazione aveva ben pianificato alcuni interventi strategici, viabilità e parcheggi, che non furono accolti da quelle successive, animate dall’autoreferenzialità a tutto campo e dalla presunzione della tuttologia che da essa ne discende inevitabilmente. In sintesi le esigenze della cittadinanza, sacrificate e annichilite alle astratte e infondate idee.
Adesso siamo arrivati alla fine della fiaba, ad una realtà diversa di quella della “Rimini felix”, quasi un enorme e felice parco tematico del divertimento – “spritzland” – che il cessato, o quasi, sindaco narratore ci ha raccontato per un decennio.
Oggi siamo a fine spettacolo ma si prosegue a braccio, ad opera di assessori che emettono annunci sulla stampa locale, salvo poi smentirsi tra loro, col famoso parcheggio di Piazza Marvelli che riappare ciclicamente e di cui viene dato come prossimo l’inizio dei lavori per il futuro autunno. A proposito, se qualcuno magari si recasse a vedere la situazione già caotica di quell’area e non solo, anche con lo strumento urbanistico della bicicletta, forse si accorgerebbe dell’assurdità di quell’idea. Mi chiedo come abbiano fatto i grandi esperti italiani di quel settore ad operare senza la dueruote (!).
E la confusione istituzionale in proposito continua, rimanendo a Rimini l’unica cosa certa, in attesa della ”annunciazione” che dovrà materializzarsi entro la corrente primavera con cui verrà svelata l’alternativa al Ponte Tiberio.
Ma anche l’interpello del nostro giornale (qui) che aveva richiesto una risposta tecnica del perché si abbandonò il progetto della Giunta Ravaioli, ha sortito una risposta tutt’altro che esaustiva, che fa sorgere il sospetto che quel progetto non sia stato neppure conosciuto. E da qui la convinzione della scelta solo politica, e non funzionale.
Dopo avere assistito ad un processo di degrado urbanistico e della mobilità oggi siamo in emergenza, e da qui pressati da più parti e resisi conto che la favola narrata non ha avuto quel lieto fine promesso, ecco l’annuncio del sindaco. Da maggio si recherà in giro per la città per confrontarsi con i cittadini circa i grandi temi.
Peccato che ciò avvenga a tempi scaduti, neppure supplementari, e che dal 2011 in poi non abbia avuto questa illuminazione; magari si sarebbero potuti evitare i tanti errori giunti al capolinea ed ormai inemendabili. E questa tardiva apertura ha invece il sapore di rompere quell’assedio a cui questa giunta si è costretta, dimostrando visibile confusione ed affanno. E se non avesse avviato gli ulteriori lavori del cosiddetto “parco del mare” senza parcheggi, sarebbe stato un vero e tangibile segnale del cambiamento di passo.
Oggi e in questa situazione è molto difficile pensare ad una pianificazione, specie nell’immediato. Anzi, in questo clima si rischia di aumentare i danni. Volendo però, si potrebbe iniziare da adesso cambiando l’approccio operativo, ma ben sapendo che i risultati giungerebbero a lunghissimo termine; meglio che niente, sarebbe già qualcosa. Ma non con gli stessi attori attuali, che sarebbero più utili se dediti alle loro precedenti attività professionali alle quali, e ne siamo certi, manca la loro presenza e perizia.

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