Come venne cancellata la chiesa dei Teatini

Come venne cancellata la chiesa dei Teatini

Acquistata dal Comune e restaurata dopo il terremoto del 1916, qualche anno dopo fu trasformata in palestra e vennero demoliti gli arredi di valore. Le bombe della seconda guerra mondiale fecero il resto, e anche se qualcuno tentò di farne il nuovo museo cittadino, lasciò il posto prima a un parcheggio e poi all'attuale giardino.

Prima di giungere all’argomento è necessaria un’ovvia premessa, per poi capire il seguito che narreremo.
In questi giorni nel Museo della Città è stata inaugurata la sezione, ampiamente rinnovata negli spazi e arricchita nella proposta artistica e divulgativa, comprendente il periodo dall’Alto Medioevo al Quattrocento. Si è trattato di un evento speciale, non solo perché restituisce ai visitatori un segmento fondamentale della storia dell’arte riminese, ma anche perché ciò avviene a cento anni dalla creazione della Pinacoteca, al tempo allestita presso l’ex convento di San Francesco, poi sede dell’intero Museo fino ai tragici bombardamenti dell’ultima guerra.
In questo nuovo contesto si sono potuti ammirare reperti storici provenienti da chiese ormai scomparse quali S. Colomba, e del Pluteo con croci del VI secolo proveniente dalla chiesa dei Santi Andrea, Donato e Giustina indagata dal Tonini. In pratica un orgoglio riminese di uno dei tanti ricchi periodi storici che ha interessato la città. Oltre al ritorno dell’affresco del Giudizio Universale, cosa molto apprezzata dai visitatori, fino a poco tempo fa costretto in mezzo a cose non pertinenti, come peraltro il luogo che lo “ospitava”, e che è in attesa di restauro.
Un grande evento di grande partecipazione di pubblico quindi meritevole di un’altrettanta pubblicizzazione fuori territorio, che avrebbe sicuramente attratto molto interesse di visitatori ben oltre i confini riminesi; e questa è la dimostrazione che vere iniziative culturali hanno grande seguito.
Poi, come ormai consumando un rito stanco, ecco l’abbinamento che si legge sui quotidiani: “Per aderire a questa festa anche il Fellini Museum sarà aperto eccezionalmente con ingresso gratuito…”. Cosa c’entrerà mai un’associazione del genere con un evento così importante, sebbene non reso con la dovuta dignità che merita; in pratica il solito tentativo di accodare ed agganciare un’operazione da leggersi quindi tra le righe come bisognosa di promozione, costata peraltro una fortuna, ad altra di grande spessore culturale. Ma arriviamo al dunque.
La tradizione di utilizzare impropriamente i monumenti cittadini per scopi bizzarri, non è cosa nuova anche se in un recente passato e presente ha conseguito notevoli successi (sic!). Il museo Fellini per esempio sistemato in un capolavoro del ‘400, il Part in un edificio che nulla ha a che vedere con ciò che esprime e via discorrendo. Ma nella creativa casistica cittadina compare una ripetizione nel tempo: la palestra ginnica.
È un recente ricordo che la parte danneggiata, e poi insensatamente distrutta del Teatro cittadino, fu per tanti anni adibita a palestra e campo di pallacanestro per la squadra locale. Ma in passato vi fu un altro triste precedente, la palestra Teatini. Presso l’Archivio di Stato di Rimini, nel fondo “Archivio Storico del Comune di Rimini”, troviamo qualcosa che ci racconta la storia di quella che doveva essere una pregevole chiesa che, dopo essere stata oltraggiata finì per essere distrutta dagli eventi bellici.

L’ANTEFATTO
Durante i mesi di maggio e agosto del 1916 Rimini, come è noto, fu colpita da un violento terremoto. Il sisma oltre agli innumerevoli danni, non risparmiò neppure la chiesa dei padri Teatini, bell’edificio religioso del XVII secolo che allora sorgeva sull’area dell’omonima piazzetta. La stima dei danni approvata dal R. Genio Civile, ammontò allora a Lire 6.700.

L’ACQUISTO
Con deliberazione della Giunta in data 12 ottobre 1917, presieduta dal Sindaco Marchese Adauto Diotallevi, il Comune di Rimini decideva di acquistare e restaurare l’ex Chiesa dei Teatini. Chiusa al culto con Decreto Luogotenenziale del 1 marzo 1916, era di proprietà dell’Amministrazione dello Stato che dopo varie trattative l’alienò al Comune per la somma di Lire 4.100 rispetto all’originale richiesta di Lire 4.500.
Del resto il perito incaricato dal Comune di stimare il valore dell’immobile, nel suo elaborato affermava che “…il fabbricato è stato talmente danneggiato dai terremoti d’essere cadente ragione per cui di questo si fa la stima a valore dell’area ricavabile oltre al valore dei materiali ritrattabili netto dalle spese di atterramento”. Perciò il tecnico rendeva una valutazione di Lire 4.500.
La vendita fu subordinata ad alcune precise clausole, che prevedevano la salvaguardia dei marmi dell’altare maggiore e secondari, il distacco del “dipinto che trovasi attaccato alla cupola della chiesa…”, “…le due nicchie di marmo che trovansi nei pilastri della chiesa…”, oltre ai mobili e l’organo; il tutto poi da ritirare a cura dell’Amministrazione demaniale. Altra ovvia prescrizione consisteva nel fatto che il successivo restauro fosse approvato dalla Soprintendenza di Ravenna.

I LAVORI
L’inizio dei lavori affidati all’Impresa Masini Michele avvenne il 1 giugno 1918 e gli stessi ebbero termine il 2 settembre dello stesso anno. L’importo della stima fu superato ed ascese a ben 11.968,30 Lire per imprevisti, tra i quali “la ricostruzione dell’arcone all’ingresso in corrispondenza della cupola”.

LO SCOPO (GENIALE) DELL’ACQUISTO
Nella seduta del 9 gennaio 1922 N°1011 = 4203 la Giunta deliberava: l’“adattamento dell’ex Chiesa Teatini ad uso Palestra Ginnastica per la R. Scuola di Arti e Mestieri…” per un importo di Lire 7.909 per lavori, ed altro.
La relazione dell’Ufficio Tecnico comunale della “perizia di adattamento di Palestra Ginnastica della Chiesa dei Teatini”, prevedeva l’abbassamento del piano rialzato dell’altare maggiore e del coro, ma pure quello degli altari laterali per ridurre ad un unico livello tutto il piano di calpestio; poi lo sgombero delle “fosse carnaje” e la rimozione di tutti i decori lapidei presenti. E quel poco altro che si individuerà nella parte contabile (vedi sotto).

LA NUOVA PALESTRA, ALTRE IPOTESI E… LA FINE
I lavori di trasformazione iniziarono il 10 agosto 1921 per terminare il 10 settembre successivo. Nel “Preventivo dei lavori” si legge di opere realizzate definibili sconcertanti se si considera che furono eseguite in un edificio monumentale di tale importanza. Fu demolito tutto il pavimento – anche gli altari immagino – e snaturato tutto l’edificio. Anche in questo caso, come per altri, pressoché coevi ma anche recenti, la Soprintendenza assunse un atteggiamento benevolo in diverse trasformazioni.
Negli anni ’60 il sito fu anche oggetto dell’ipotesi di insediarvi il nuovo museo cittadino da realizzarsi (qui) con sommari disegni autografi del professor Mario Zuffa.

Dopo una lunga e travagliata agonia, ed oltraggio, il complesso monumentale venne distrutto completamente dai bombardamenti, e alcuni annessi nel dopoguerra. Nel suo sedime dapprima si ebbe un parcheggio nel quale si affacciavano varie attività merceologiche diverse e – oggi – definibili “di prossimità” e artigianali. In seguito fu realizzato un giardino, mesto luogo non molto frequentato in sé ma congeniale ai diversi dehors che ne occupano una buona parte, a servizio di nuove attività che hanno nel tempo sostituito quelle tradizionali.
Anche quella volta la città non era stata capace di tutelare quel poco che era rimasto del convento, uno dei suoi tesori culturali, e Rimini diventava un po’ più brutta.

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