Il complesso “delle Celibate” e la ricostruzione mancata

Il complesso “delle Celibate” e la ricostruzione mancata

Fu demolito nel 1965 ma la prevista riedificazione rimase lettera morta. Andò distrutto anche l’elegante portale dell’edificio ex Teatini. Così scriveva Mario Zuffa al sindaco: «Conoscevo per diretta esperienza l’assoluta insensibilità di molti funzionari tecnici di questo nostro Comune in rapporto ai problemi monumentali, ma che si potesse arrivare agli estremi cui si è giunti non lo avrei mai pensato».

Dopo avere raccontato la triste storia e fine della chiesa dell’importante ordine monastico dei Teatini (qui), in passato molto apprezzato a Rimini, restiamo in tema occupandoci di una parte di quel complesso poi detto “delle Celibate” (ordine religioso). Anche questa volta ci avverremo dai documenti del fondo del genio Civile, custoditi presso l’Archivio di Stato di Rimini.
Come vedremo, il fabbricato sorgeva in Via IV Novembre nel retro della distrutta chiesa del monastero; superstite fino al 1963, a fianco dell’attuale Asilo Baldini, e che da un certo momento in poi fu utilizzato per ospitare la scuola media Nazario Sauro.

IL COMPLESSO MONUMENTALE

Grazie ad una fotografia pubblicata dal quindicinale “La Lucciola” scopriamo la forma della facciata principale che si affacciava sulla predetta via, ma anche il portale di accesso di cui parleremo in seguito. Con un aspetto sobrio ed essenziale, mostrava una sua elegante dignità meritevole di essere fatta oggetto di un recupero che, al contrario, non ci fu.

Fotografia della facciata dell’edificio tratta dal quindicinale “La Lucciola”. Fonte Archivio di Stato di Rimini.

L’USO DEL FABBRICATO

Nel Catasto Gregoriano al posto del fabbricato, sono individuati due corpi vicini distinti con i numeri 544 e 545 adiacenti al soppresso ex Convento dei Teatini, e nel relativo Brogliardo risultano a destinazione di abitazione e rispettivamente di proprietà di Bornaccini Clemente e Vernocchi Angelo.

Nel libro delle Partite catastali del 1919 si apprende che il fabbricato, unica unità, è classificato come “Collegio con 2 orti” situato tra Via Quintino Sella e Via Patarina (ora Via IV Novembre). In seguito manterrà le stesse caratteristiche.

Le planimetrie catastali redatte tra il 1941 e 1942 ci aiutano a capire la consistenza interna del complesso, che dalle caratteristiche, a quel tempo, pur di proprietà del Comune, doveva avere una destinazione d’uso a civile abitazione. Stranamente perché poi in tutti i documenti inerenti alla demolizione, si parlerà di scuola media N. Sauro.

IL PRELUDIO DELLA FINE E LA CONCLUSIONE

Dopo le tante distruzioni belliche e la successiva furia per completare quella nefasta opera in nome di una “pelosa” incolumità pubblica, anche “La Lucciola” già nel 18 marzo 1963 alimentava quel fuoco. Nella fotografia che ritraeva l’immobile, ma anche qualcosa in più che rimaneva della chiesa dei Teatini in un’area aggredita da autovetture parcheggiate alla bell’e meglio, così si leggeva:
“Non è un rudere dell’epoca romana, ma minaccia di diventarlo grazie alla indecisione dell’Amministrazione Comunale, preoccupata quasi esclusivamente di stare a galla”. Evidentemente in un periodo in cui demolire era meglio che porre in atto opere provvisionali o restauri al patrimonio monumentale sopravvissuto, non se ne aveva avuto ancora abbastanza. Ciò che al contrario si stava preparando, smentiva invece la polemica e provocatoria affermazione del giornale.

La zona prima della distruzione delle ex Celibate. Sullo sfondo altre testimonianze residue della ex Chiesa dei Teatini, cancellate completamente con la demolizione del fabbricato. Fonte Archivio di Stato di Rimini.

Il 18 marzo 1963 il Sindaco scriveva alla Sezione Autonoma del genio Civile, affermando che “Questa Amministrazione deve provvedere alla demolizione di un fabbricato pericolante di proprietà Comunale, sito in Via IV Novembre … trattandosi di un bene sinistrato dalla guerra…”, chiedendo il nulla osta per quel fine.
In seguito in data 28 ottobre 1963, lo stesso inviava al Genio Civile il progetto di ricostruzione del fabbricato da demolirsi, per destinarlo ad uso scolastico “N. Sauro”.
“Finalmente” (sic!) il 30 novembre di quell’anno giunge il nulla osta del Genio Civile affinché “…il Comune di Rimini proceda a proprie spese alla demolizione del fabbricato scolastico “N. Sauro” (ex Celibate)…”. Era quindi stata riconosciuta la pericolosità dell’edificio; ma bisogna pensare che al tempo ogni funzionario di ente pubblico, in quel clima, e visti i molteplici precedenti e successivi, tendeva ad una certa eccessiva prudenza.
Il 15 luglio 1965 il Sindaco di Rimini emanava l’Ordinanza di demolizione del fabbricato pericolante ex Celibate, avvertendo tutti gli enti interessati affinché procedessero per propria competenza. L’operazione era prevista per la giornata di “Martedì 20 c.m.”. Ma prima ancora, dopo avere sollecitato il benestare della Soprintendenza in modo epistolare, era avvertito il Prefetto che in caso di mancata autorizzazione alla ricorrente demolizione, sarebbe stato (il Sindaco) costretto “a chiudere al traffico la via IV Novembre … il che creerebbe una grave condizione di disagio per la popolazione”.

E LA SOPRINTENDENZA?

Con nota N°1638 del 13 aprile 1965 dopo avere preso atto dell’Ordinanza sindacale si raccomandava “…di limitare la demolizione dell’edificio in questione salvando in modo più assoluto le strutture della chiesa dei Teatini”.
In questo contesto fu coinvolto anche il professor Mario Zuffa nel suo duplice ruolo di Direttore dei servizi culturali del Comune, ed Ispettore Onorario della Soprintendenza.
Il 31 marzo 1965 veniva notificata ufficialmente al Direttore dei Musei, l’approvazione della spesa per la demolizione dell’edificio “ex Celibate” – Lire 611.606 -, e il nome dell’impresa che avrebbe eseguito i lavori. Nella stessa si pregava il destinatario di prendere contatti con i soggetti interessati “al fine di garantire la conservazione di eventuale materiale archeologico”.
Ne seguì la pronta risposta dell’interessato che, richiamando una sua missiva di pari data che con tutta probabilità manifestava il disappunto circa quella decisione, e per la quale non avendo, e non potendo, avere più nulla da aggiungere o fare chiedeva solo “…che ne sia ben documentato l’aspetto, (dell’edificio) con fotografie e rilievi, in modo da renderne possibile una ricostruzione grosso modo fedele”. Nel frattanto egli si era come al solito battuto strenuamente, ma invano, per evitare quanto stava prospettandosi.

Fonte: Archivio di Stato di Rimini.

Il 22 luglio 1963 il fabbricato era stato completamente demolito così come comunicava l’Ingegnere Capo del Comune di Rimini ai vari soggetti interessati. Nella stessa si continuava chiedendo all’Amministrazione la necessità di “una Commissione Tecnica allo scopo di verificare il grado di staticità o meno di tali ruderi”, riferendosi a quelli rimasti in piedi della ex chiesa Teatini, che continuava a non avere pace.

IL PORTALE LAPIDEO DELLE CELIBATE

All’inizio di questa nostra narrazione abbiamo accennato al portale di ingresso all’edificio, che merita una considerazione a parte e che per suo tramite, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ci fa comprendere la considerazione che mancò allora per la tutela dei beni monumentali superstiti, e che essa comportò nel decidere la qualità della Rimini del futuro.

Particolare del portale lapideo oggetto del vano tentativo di salvataggio da parte di Mario Zuffa.

Durante la demolizione delle Ex Celibate, il giorno 17 luglio 1965, il professor Mario Zuffa così scrive al Sindaco:
“Oggetto: Deplorazione per demolizione portale casa ex Celibate.
Conoscevo per diretta esperienza l’assoluta insensibilità di molti funzionari tecnici di questo nostro Comune in rapporto ai problemi monumentali, ma che si potesse arrivare agli estremi cui si è giunti non lo avrei mai pensato.
Contro precisi accordi, più volte ribaditi, di ricuperare e conservare gli elementi di pietra costituenti l’elegante portale dell’edificio ex Teatini – Celibate in corso di demolizione, ho dovuto amaramente constatare nel sopralluogo compiuto alle ore 8 di stamane che il portale in questione è stato barbaramente demolito a colpi di caterpillar e ridotto in miserabili scaglie.
Si è, cioè, proceduto nei suoi confronti allo stesso modo brutale con cui si usa con le muraglie pericolanti, rovinando forse irrimediabilmente un manufatto che si era sempre inteso conservare (come, mi pare, è anche ribadito nel capitolato d’appalto di demolizione).
Non vi sono scusanti per i tecnici dell’Ufficio Tecnico che hanno sovrinteso ai lavori, né – penso – per l’impresa appaltatrice e, quindi, credo che si imponga – data l’estrema gravità della cosa – di accertare le responsabilità amministrative e disciplinari di chi ha mancato, procedendo poi di conseguenza.
Con ossequio”.

Ndr: chi scrive dubita fortemente che vi furono conseguenze alle negligenze che portarono alla distruzione del portale.

LA RICOSTRUZIONE MAI AVVENUTA

Come già accennato in precedenza sempre nel Carteggio del Genio Civile si trova un elaborato tecnico contabile dal titolo «Progetto di ricostruzione ex edificio scolastico “N. Sauro” in via IV Novembre», redatto con data 12 ottobre 1963 dall’Ufficio Tecnico sezione Edilizia Scolastica, con cui se ne prevedeva appunto la riedificazione, per un importo pari a Lire 40.000.000. Ma, come risulta, nonostante i soliti buoni propositi anche questo non ebbe mai seguito.

LA ZONA OGGI

Sebbene in centro città e di fronte al Tempio Malatestiano, è quasi un non luogo. Occupato in parte da alieni dehors il resto è degrado, ben rappresentato dallo stato dei poveri trascurati resti del Convento dei Teatini, tra muri scalcinati, scritte vandaliche e pressoché mancanza di cura di alcune parti di suolo destinate ad aiuola. In cui peraltro campeggia una scultura del Castagna, monca da tempo immemore per la quale sembra impossibile operarne il ripristino (qui) https://www.riminiduepuntozero.it/la-testa-mancante-della-scultura-di-pino-castagna-giace-in-un-disordinato-deposito/ .

Un’altra pagina della storia nera di Rimini si era conclusa con il solito scontato epilogo.

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