Navette, shuttle e bicicletta: la strada per il mare passa dalla rieducazione

Navette, shuttle e bicicletta: la strada per il mare passa dalla rieducazione

«Cambiare le proprie abitudini». E ovviamente le abitudini sbagliate sono quelle dei cittadini. Lo dice chiaramente l'assessora che concede interviste sui parcheggi che non ci sono. La colpa non è dei pubblici amministratori che prima pedonalizzano il lungomare e poi si accorgono che mancano le aree di sosta. Ma non sono loro che dovrebbero trovare soluzioni concrete per migliorare la mobilità e la sosta in favore di residenti, attività economiche e ospiti di una grande città turistica quale è Rimini? Lettera.

Siamo alla mobilità insostenibile, contrariamente alle altre città in cui si persegue l’esatto e giusto contrario. Basta leggere la recente intervista su un quotidiano locale all’assessora con delega all’Urbanistica e Pianificazione del Territorio, Roberta Frisoni, dal titolo eloquente: “Rimini, è ora di camb(i)are abitudini: usiamo navette e mezzi pubblici”.
In pratica non un progetto che tiene conto di esigenze diverse che vanno dalla necessità di usare l’auto, specie da fuori città e ad ogni valido titolo, all’invito complementare all’utilizzo di mezzi alternativi, ma un’imposizione; quasi la dichiarazione di una supponente rieducazione.
È la reazione al malcontento che molti cittadini ed operatori commerciali stanno esternando in questi giorni, dopo essersi finalmente resi conto delle assurde scelte di quest’ultimo decennio ed ora continuate dagli eredi politici di quelli di allora. Ma parimenti si tratta di una sterile difesa per la caotica situazione creata, data dall’assenza di un minimo di programmazione e visione della peculiarità di una città; ad essere più benevoli, un’idea utopistica, onirica, di chi continua ad immaginare qualcosa che non esiste, e da qui il caos della viabilità in genere completa l’insieme.
Nella predetta intervista poi, il solito mantra. I consueti due parcheggi interrati da 400 posti l’uno, in piazzale Fellini e Tripoli, manco finanziati neppure per il triennio a venire, e gli “adattamenti” che nel frattanto verranno (?) attuati in aree già fortemente stressate da ciò e dal traffico.
Poi le navette, a iosa immagino, toppa di tutte le criticità possibili che collegheranno aree sosta come quella in via Chiabrera, vicina all’Sgr, e alla stazione, o ancora in un nuovo parcheggio da 1.500 posti nell’area della “nuova” questura in via Ugo Bassi. Sorgerà, si dice, chissà quando e come su un’area di cui il Comune è entrato in possesso lo scorso ottobre, e partiranno a breve i lavori (!). Come pure le altre aree di cui si sa solo l’intenzione, ma non quando, non dico oggetto di interventi, ma di ultimazione degli stessi. Ma intanto l’estate è alle porte.
Belle intenzioni se così sono, ma astrazioni che fanno il paio con l’incapacità di comprendere la necessità di realizzare i parcheggi interrati sotto il cosiddetto parco del mare, non solo nei tratti già realizzati ma anche negli attuali stralci, e
di cui se ne perseguirà la pratica, immagino, per quelli a venire. Scelta quanto mai scontata, che non nuoceva oltremodo al traffico che tuttora persiste nelle strade parallele.
I tempi cambiano e si valutano nuovi scenari per cercare di migliorare il sistema economico, sociale e turistico delle città, ma qui si continuano a perseguire vecchi, stanchi ed obsoleti schemi ossequiandoli quasi come fossero dei testi sacri inopinabili.
Infine l’asso di briscola, l’annuncio degli annunci. Alla domanda se gli shuttle funzioneranno anche di notte, la risposta è disarmante: «Per il momento il servizio previsto è quello dell’anno scorso, dalle 9 del mattino alle 9 di sera. Ma con il contributo delle categorie commerciali si può estendere anche al notturno». E da qui due risvolti.
Il primo: cari concittadini, turisti ed ospiti in genere, dopo avere trascorso una giornata in spiaggia, e magari frequentato qualche locale, o dopo esservi spostati dal vostro albergo, affrettatevi a rientrare a destinazione entro le 9 di sera. Perché se tale scadenza non verrà risolta, ed anche qui l’incertezza regna sovrana, con il “contributo delle categorie commerciali”, vi rimane solo il monopattino se non una bella passeggiata a piedi.
Il secondo: i commercianti oltreché essere penalizzati da una sgangherata mobilità e sosta, dovranno quindi anche contribuire economicamente a ciò.
Dimenticavo, ce n’è anche un terzo: e se i fautori di questa situazione facessero un dignitoso passo indietro?

Salvatore de Vita

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