Amàzzon

Amàzzon

"Quello che caratterizza la Fiera di San Martino non è tanto l’acquisto d’un insaccato di Mora Romagnola quanto l’andarci fisicamente, alla fiera, con la sua calca, il suo contatto umano. Ora, immaginate un mondo dove il fattore antropologico, il rapporto umano, la cordialità genetica, il senso dell’ospitalità insomma non conta più niente. Un mondo in cui uno si mette al computer, entra nel sito di Amàzzon, ordina un salame di Mora Romagnola piuttosto che un lardo di Colonnata e il giorno dopo la merce gli arriva dentro casa".

Uno dei tratti distintivi dell’anima Santarcangiolese (in quanto Romagnola DOC) è la cordialità umana, il senso dell’ospitalità e una disponibilità all’accoglienza che è esattamente ciò che ha generato il fenomeno fieristico.
Perché quello che caratterizza la Fiera di San Martino non è tanto l’acquisto d’un insaccato di Mora Romagnola quanto l’andarci fisicamente, alla fiera, con la sua calca, il suo contatto umano, quella prossimità carnale che è proprio ciò che spinge la gente, nel suo brulichio orgiastico, a venire a Santarcangelo.
Ora, immaginate un mondo dove il fattore antropologico, il rapporto umano, la cordialità genetica, il senso dell’ospitalità insomma non conta più niente.
Un mondo in cui uno si mette al computer, entra nel sito di Amàzzon, ordina un salame di Mora Romagnola piuttosto che un lardo di Colonnata e il giorno dopo la merce gli arriva dentro casa.
Senza rapporto umano, senza prossimità antropologica, senza l’eccitazione della Fiera dei Becchi.
Che mondo sarebbe?
Il mondo appunto di Amàzzon che, come dice la parola stessa, ammazza e desertifica quel tessuto commerciale e sociale fatto di fiere ma anche di negozi di vicinato, di botteghe di familiarità e spacci d’umanità varia molto più che merci e basta.
Come è successo col primo Iper in carne e ossa di Amàzzon a Seattle o come già succede in Italia nelle sedi logistiche di Milano e Torino col servizio prime now, che prevede le consegne entro un’ora trasformando un’attività di distribuzione in una attività di vendita al dettaglio.
In questo senso Amàzzon è il nemico mortale non solo della Fiera dei Becchi, ma di Santarcangelo in quanto tale, e aver assistito allo spettacolo d’un sindaco che scondinzolava gioiosa alla notizia del suo insediamento significa non aver capito niente del mondo in cui viviamo e di ciò che in quel mondo, IL NOSTRO MONDO, accade.
Esattamente come è successo a un Festival dei Teatri così sradicato da una città come Santarcangelo, fatta di calore Mediterraneo ed empatia nazional-popolare, da esser diventato irriconoscibile e immangiabile.
Stravolto com’è da un politicamente corretto pieno di performer che pisciano in piazza e attori che si nudificano a teatro, applauditi però da un sindaco (guarda un po’ presidente del suddetto Festival) che nemmeno si rende conto della sua, di Lei e di Lui, mutazione genetica.
Come sarebbe accaduto al tessuto civile e commerciale di New York se una vera e propria insurrezione popolare non avesse impedito ad Amàzzon di insediarsi nel suo territorio.
Noi invece che facciamo?
Nel nostro provincialismo beccone plaudiamo all’evento in nome di cosa?
Ma della “modernità”, che diamine!
Perché si sa: i Newyorkesi starnazzano come le oche mentre noi siamo più furbi d’i cuchèl e quindi ben venga Amàzzon ad ammazzarci come e quando vuole.
Tanto, chi c’Amazza ma noi?

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