Andrea, come here!

Andrea, come here!

Nemmeno i cinesi, che a Taipei hanno riprodotto per filo e per segno anche Loreto e la casa della Madonna, avrebbero il coraggio di fare ciò che sta facendo il nostro sindaco.

Siamo contenti dei 9 milioni di euro che il ministero dei Beni Culturali darà a Rimini “per riqualificare e promuovere il patrimonio monumentale e artistico italiano”, utilizzando – o ancora una volta sfruttando – nome e fama di Federico Fellini. Però ci piacerebbe capire meglio il progetto che Gnassi presenta, “senza enfasi”, e per fortuna!, in un video postato sul sito del Comune, dove si riempie la bocca di parole come “nuovo asset di sviluppo della città”, “volano”, “uno dei più grandi hub culturali d’Europa”. Insomma, aria fritta. Più preoccupanti dei termini retorici e vuoti che il sindaco usa, però, sono le parole che, ahimè, si capiscono. Le solite: “riempire”, “esplodere”, “sviluppare”.
Come sempre in primissimo piano, molto eccitato e dinamico, con lo sguardo del gatto che si è appena mangiato il topolino, Gnassi dice che il museo ha vinto il finanziamento “per la forza del pensiero, della coordinate progettuali”. Ahia, suona malissimo. Dei tre assi su cui si articola il progetto, il primo pare il più innocuo: il Fulgor, la casa del cinema, il museo vero e proprio dedicato alla memoria del maestro. La fregatura arriva all’ultimo piano, dove Gnassi immagina – parole sue – “un posto non statico [aggettivo inquietante, in epoca di terremoti] dove sdraiarsi e, con delle cuffie, contemplare le musiche di Fellini, le visioni, i film”. Sdraiarsi.
Il secondo asse è alla Rocca Malatestiana, “il nostro Guggenheim”. Gnassi parla delle sale rinascimentali che ospiteranno i set dei film, “per rivivere le emozioni”: “Immaginate la fontana di Trevi dove Anita, invece di dire Marcello, dice Paolo perché chi entra si chiama Paolo”. Nella sala di Isotta, ci si potrà perdere nella nebbia insieme al vecchietto di Amarcord o immergersi nell’aria satura di “manine”. Solo un commento al volo: nemmeno i cinesi, che a Taipei hanno riprodotto per filo e per segno anche Loreto e la casa della Madonna, avrebbero il coraggio di fare una cosa così. Quanto a Fellini, pittore di una Rimini graziata da uno sguardo d’amore, già lo sapeva che ci facciamo sempre riconoscere e da lassù ci perdonerà.
Terzo asse, tra la Rocca e il Fulgor, un quadrante urbano che, “invece di un luogo degradato, di asfalto, di auto, di abbandono”, diventa “una piazza delle arti dove ci sono i segni dell’onirico”. Ora, aspettiamo a vederli, questi segni, tra il circo, il tiro a segno e il luna park del baraccone Rimini. Ma perché definire degradato un luogo dove ci sono asfalto ed auto, cioè una città normale, con strade, macchine e soprattutto parcheggi per accedere alle nuove meraviglie che Gnassi ci prepara?

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