Aprite Porta Galliana prima che passi alla storia come la nostra fabbrica di San Pietro

Aprite Porta Galliana prima che passi alla storia come la nostra fabbrica di San Pietro

Estate 2020, marzo e poi giugno 2021. Le date di ultimazione dei lavori sono cambiate diverse volte. Ora sembra tutto pronto ma l'area resta recintata e continua a somigliare ad un cantiere, con il grande rendering vandalizzato. Cosa succede? Lettera.

A Roma affermare “è una fabbrica di San Pietro” indica una sola cosa: l’inconcludente determinazione di chi inizia e non finisce mai. Ma anche noi, nel nostro modesto ambito di città provinciale, abbiamo qualcosa di simile e si chiama Porta Galliana.
Nell’intenzione del cessato sindaco avrebbe dovuto assolvere l’antica funzione, ovvero quella di collegare la zona della marina al Centro, fantasiosamente rinato in base a personalissime interpretazioni della storia, dell’arte e … delle cantinette o similari. E da qui la bislacca invenzione del cambiamento del senso di marcia in Via Bastioni Settentrionali e il sacrificio di Via Ducale, forse, per non attuare quanto si doveva in alternativa al Ponte di Tiberio, e non nuocere quella parte del cosiddetto “Borgo Fortunato”.
Nel dicembre del 2019 in uno dei soliti spot sindacali trattando della riqualificazione di quel sito, si affermava che i lavori sarebbero stati conclusi entro l’estate del 2020.
Guardando l’allora cartello dei lavori, si scoprì invece che gli stessi principiarono nel giugno del 2020 e dovevano completarsi entro il marzo 2021, cosa che puntualmente non avvenne. Ma quella data rimase affissa comunque in quel supporto per lungo tempo ancora.

Pulsava però la frenesia inaugurale, date le vicine elezioni amministrative, e il giorno 13 aprile, a tempi scaduti quindi, la compagine amministrativa di allora si premurava a mezzo stampa di dare giustificazioni circa il secondo ritardo. Ma sempre in preda a quell’enfasi, si assicurava il termine del cantiere – tutto – entro il giugno 2021.
Secondo una certa logica tutta politica è comprensibile che visto l’approssimarsi di quella scadenza, si celebrasse questo rito per magnificare l’operato del sindaco con la valigia, e la successiva promessa pedissequa continuità.
Poi conclusasi la tornata elettorale, “fatta la grazia gabbato lo santo” come si suol dire, e Porta Galliana entra nell’oblio.

Oggi sebbene apparentemente completati i lavori, è ancora recintata ed è di fatto un cantiere con materiale ancora al suo interno. Nessun comunicato, nessuno “spot” pubblicitario ci spiega il perché a ben sette mesi dalla ennesima data di [ri]ultimazione dei lavori, il sito giace ancora in quello stato e non è aperto al pubblico. E il rendering sfasciato e vandalizzato è il simbolo di quell’abbandono.
Non credo che si possa trattare di pratiche di collaudo in corso, perché per altri siti, (a caso: la piazza degli incubi® o del “Rino” che sia), alle varie ultimazioni al trancio ne è subito conseguita l’apertura al pubblico; o forse qui non c’è fretta dato che il sito non può ospitare pedane o dehors, chissà.
In una città trasparente ben vengano i comunicati relativi alle opere pubbliche messe in cantiere, ma non viziate da mirabolanti scenografie come accaduto finora, ma anche la narrazione in corso d’opera di ciò che poi avviene, ritardi compresi.
È una comunicazione a senso unico, che mostra solo l’apparire e non la sostanza.
Infine, poiché abituati ad assistere a pose in cui amministratori pubblici appaiono con cartelli con tema “Vergogna” di fronte a qualche luogo, a quando una foto analoga dinnanzi a Porta Galliana?

Salvatore de Vita

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