Museo Fellini: i primi dati sui visitatori, sperando nel 2022

Museo Fellini: i primi dati sui visitatori, sperando nel 2022

Quanto pubblico, pagante e non, si è accalcato per vedere l'opera culturale più costosa mai realizzata dal Comune di Rimini? Dal 19 agosto (data di apertura di Castel Sismondo) al 31 dicembre, 14.404 persone.

Il museo Fellini ha mosso i primi passi: quale gradimento sta riscontrando? La domanda è destinata ad avere una risposta convincente solo nel medio e lungo termine, ma considerati i fattori in gioco – l’investimento fatto (circa 13 milioni di euro), l’occupazione di spazi di prima grandezza (come Castel Sismondo) e le altissime aspettative sulla capacità di catturare visitatori italiani e stranieri – è opportuno cominciare a darne conto.
Il museo all’interno di Castel Sismondo è stato inaugurato il 19 agosto 2021 e il Fulgor più di recente, nel pomeriggio del 12 dicembre. I dati ufficiali di cui riferiamo sono compresi fra la seconda metà di agosto e il 31 dicembre, per un totale di 135 giorni: gli ingressi sono stati 14.404. Facendo una media teorica: 106 visitatori al giorno, ma è chiaro che è solo teorica. L’effetto novità ha giocato a favore degli afflussi nei primi giorni di apertura, fra l’altro quando si poteva accedere senza pagare il biglietto. Il 23 agosto l’amministrazione comunale riferiva di «un lungo weekend inaugurale con quattro giorni che hanno fatto il pieno di visitatori per il Fellini Museum» e «più di 2500 persone, a ritmo serrato, hanno passeggiato tra le stanze del castello e all’interno del Fulgor» (qui). Altro momento di punta è stato quello natalizio, con visite guidate (qui) e un forte battage promozionale.
Il dato registra quindi principalmente il movimento alla rocca malatestiana, pur accorpando anche le due settimane di operatività del palazzo del Fulgor, «dagli spazi più raccolti rispetto a quelli di Castel Sismondo, è luogo deputato all’informazione, allo studio e alla ricerca, aperto a un pubblico che si immagina eterogeneo, fatto di cittadini, studenti, turisti, curiosi, appassionati e ricercatori» spiegava l’amministrazione comunale in occasione del taglio del nastro. Qui trovano posto l’archivio digitale (disegni, lettere e testimonianze dal Fondo Fellini), la stanza delle parole, il cinemino, il convivio ed altro. I numeri scorporati fra Castello e Fulgor non sono disponibili perché il Comune non li conteggia come entrate suddivise, il biglietto è unico per entrambi.
Si può aggiungere poco al momento rispetto al freddo risultato relativo a meno di cinque mesi, perché manca ovviamente lo storico relativo ai visitatori e il periodo è troppo breve per trarre qualunque tipo di conclusione. Ma qualche parametro può essere fornito per soppesare il debutto dell’opera culturale più dispendiosa mai messa in campo prima d’ora dal Comune di Rimini.
La Domus del chirurgo nel suo primo anno di apertura (spalancò le porte al pubblico il 7 dicembre 2007) richiamò 63.500 visitatori, poi ulteriormente cresciuti. Nel 2019 il teatro Galli è stato ammirato da 10.500 persone. La Fortezza di San Leo nel 2019 ha richiamato 69.327 visitatori. Tutti i musei della provincia di Rimini nel 2017 avevano accolto 361.324 visitatori. In Romagna, un luogo di splendida bellezza come la Basilica di Sant’Apollinare in Classe 194.853 ingressi nel 2019.
D’altra parte su scala nazionale stando all’indagine condotta dall’ufficio di statistica del Ministero per i beni e le attività culturali, nel 2019 quasi 55 milioni di visitatori (di cui 1.151.487 in Emilia Romagna) si sono accalcati in musei, monumenti e aree archeologiche statali, un bilancio eccezionale, poco al di sotto del record storico che era stato raggiunto nel 2018 (55,3 milioni di visitatori), con introiti per più di 242 milioni di euro. E va detto che la parte del leone la fanno monumenti e aree archeologiche (28 milioni 944 mila), e in cima alla classifica troviamo Colosseo, Pompei, Castel Sant’Angelo, Venaria Reale, Reggia di Caserta.
Ma se dal 2010 al 2019 i musei statali erano cresciuti al ritmo di 1,7 milioni in più in media ogni anno, la pandemia ha fatto perdere 19 milioni di visitatori. Ed è da qui che bisognerà ripartire.
«I musei hanno due grandi leve, le scuole e il turismo, ed entrambe hanno dovuto fare i conti con la pandemia», spiega Marco Leonetti direttore della Cineteca. «Se guardiamo al Museo della Città, che ha sempre evidenziato degli ottimi ingressi, anche se raffrontati a livello regionale, nel periodo pre-Covid, ovvero intorno alle 80-100 mila presenze all’anno, adesso viaggia sulle 12.000-15.000 presenze».
Una verifica più ponderata sulla attrattivi del Fellini Museum potrà essere fatta nel 2022: «Per recuperare il pubblico pre-pandemia ci vorranno un paio di anni, ma questa estate dovremmo riuscire a capire qualcosa di più».
Se invece si domanda a Leonetti se, tenendo conto delle campagne promozionali che sono state attuate per far conoscere il Fellini Museum, della vetrina della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (martedì 31 agosto il ministro Franceschini ha presentato il museo dedicato al regista riminese), dell’impegno dell’ambasciatrice “Rina“, degli articoli di stampa nazionale e internazionale che sono stati dedicati al tema, ci si potesse attendere qualcosa di più e se dunque si respiri soddisfazione oppure un po’ di delusione per i visitatori totalizzati dal «polo museale diffuso di nuovissima concezione», la risposta è la seguente: «No, nessuna delusione. Noto che oggi il museo Fellini rispetto alla offerta museale della città è quello che attrae di più, anche se è nato da poco. Esercita una forte attrazione su un segmento di visitatori molto importante, che però fino ad oggi è stato limitato dalla situazione contingente. I primi segnali però fanno ben sperare. Il lavoro di semina è stato fatto e la comunicazione è arrivata, per il raccolto migliore dobbiamo attendere, con fiducia, almeno il 2022». E attendiamo.

COMMENTI

DISQUS: 0