Due rinoceronti per il Fellini Museum

Due rinoceronti per il Fellini Museum

Uno staziona in piazzetta San Martino. L'altro, la diva Rina, va in tournée per richiamare l'attenzione sul polo museale costruito nel nome del Maestro. Allestito con un investimento milionario che andrà tenuto in vita con la vendita di biglietti e gadget. Quanto è costato realizzare le due sculture molto diverse l'una dall'altra? Leggete qua.

D’altra parte ce lo ripetono da un anno che «nulla si sa». E infatti non si sa nemmeno quanti rinoceronti stiano circolando dentro e fuori Rimini. Si può immaginare. Seguendo degli indizi. E non si sa nemmeno quanto siano costati, ufficialmente non l’ha spiegato ancora nessuno, nemmeno in una noterella a margine dei comunicati stampa che si occupano della rinocerontessa in tour. Ma arrivate in fondo a questo articolo e le cifre verranno svelate.

Passando per piazzetta San Martino l’occhio anche in questi giorni cade sul rinoceronte. «Ma come, non era in trasferta alla Festa del Cinema di Roma, dove rimarrà fino al 24 ottobre presso i Giardini Pensili dell’Auditorium Parco della Musica?». Così si interrogavano ieri un lui e una lei, cattolichini in trasferta al museo Fellini per far vedere al nipotino il cerchio magico del circo in piazza Malatesta. Come loro in tanti pensano che di rinocerontesse il museo Fellini ne disponga una, che fa i bagagli quando viene chiamata (o forse spinta fuori Rimini per richiamare l’attenzione sul Fellini Museum) altrove.

E in effetti sì, una rinocerontessa, come annunciano le news di palazzo Garampi, nella Capitale c’è e lì soggiornerà fino a domenica. Ma resta al suo posto anche quella di piazzetta San Martino, che non ha il dono dell’ubiquità.
E allora viviamo nel mondo immaginario di Eugène Ionesco in mezzo a un’epidemia di rinocerontite? In realtà il Comune ha fatto realizzare due esemplari. Quella che si mette in mostra e attraverso l’appeal mediatico cerca di far parlare del museo Fellini, ha pure un nome. Si chiama “Rina”. Lo rivelò al grande pubblico l’allora candidato sindaco Jamil sulla sua pagina Facebook il 5 settembre scorso, spostando sulla celluloide una campagna elettorale un po’ cellulitica che ha nascosto i grandi temi scottanti di casa nostra: «La rinocerontessa ‘Rina’ oggi ha dato spettacolo alla storica regata di Venezia. Rimini e Fellini Museum presenti!» Applausi alla diva, “mi piace” a pioggia. Evviva Jamil. Baci alla star. Quando non viaggia (Rina, non Jamil) pare se ne stia tranquilla al secondo piano del Fulgor. Ma di uscite ne ha già fatte parecchie ed altre le ha in calendario.

Rina. E’ lei l’ambasciatrice del Fellini Museum, la star che calca le passerelle.

Fra il rinoceronte di piazzetta San Martino e quello che ama le trasferte (Rina) c’è un abisso. Come fra Pina Fantozzi e Anita Ekberg. Forse il primo risponde al nome di Rino? Ma no, assicura Marco Leonetti della Cineteca comunale, perché E la nave va porta in scena una femmina di rinoceronte visto che la sua caratteristica è quella di produrre latte. Per chi volesse approfondire si trova online l’articolo del compianto Paolo Fabbri Il rinoceronte dà un ottimo latte (qui).
Ma esteticamente parlando si capisce lontano un miglio che sono due perissodattili di diversa caratura. Dorata splendente quella che percorre le passerelle, nobile e altezzosa. Bronzeo e incupito quello costretto a stazionare fra i locali della piazzetta e a sentirne e vederne ogni sera delle belle. Su una barchetta che galleggia sul cemento, ristretto in un recinto di corde e paletti che sembrano i Casetti, perché veniva scambiato per una giostrina del luna park e in molti facevano a gara per salirci sopra e scattarsi una foto.
Rina è «il simbolo del nuovo Fellini Museum», spiega la nota stampa di palazzo Garampi. L’ambasciatrice del museo, insomma. E la sorella invece che simbolo è? E poi seguono le misure, tipo top model 90-60-90: Rina è «lunga 4,5 metri, alta 2,5 metri e pesante 200 kg, è una copia fedele, in polistirolo e resina, della scultura realizzata da Valeriano Trubbiani che appare in alcune delle scene più potenti e suggestive dell’immaginifico film del maestro riminese». Già rivelare il peso di una signora non è elegante, definirla “pesante” suona orribile. Ma la sventola è lei.

Vorrei brucare ma non posso. Il rinoceronte imprigionato a vita in piazzetta San Martino.

E ora veniamo ai lineamenti dell’ungulato dall’espressione triste, che passata la prima apparizione ormai tutti ignorano. Le sue misure siamo costretti a ricavarle da una determina dirigenziale che si è occupata della «realizzazione ed installazione di un’opera in Piazzetta San Martino nell’ambito dell’allestimento del Museo Fellini». Un’opera. Non lo chiamano nemmeno per nome.
«Altezza cm 226 circa, lunghezza cm 550 circa». E’ un po’ più bassetto rispetto a Rina, ma è anche più allungato. Lei in polistirolo e resina, lui in «jesmonite 730 con armatura metallica e placcata con fibra quadriassiale alcali resistente e ricoperto di protettivo». C’è qualche tecnicismo di troppo negli atti che parlano il burocratese ma risulta chiaro che il colosso è dotato di una massa di muscoli che non la scalfisci nemmeno con la fiamma ossidrica. The Thing. Sembra “la Cosa” dei Fantastici quattro.
Se osservate con attenzione le due fotografie messe a confronto noterete che i rinoceronti non sono due gocce d’acqua e divergono non solo per il colore ma anche per la forma e il “rivestimento”. I musi, i corni, le increspature della pelle e tanti altri dettagli li diversificano, anche se sono usciti dallo stesso laboratorio.
E quanto costano i due rinoceronti? Quello statico è costato alle casse del Comune quasi 50mila euro. La famosa determina elenca dettagliatamente: lo studio romano che l’ha realizzato «ha formulato un preventivo, comprensivo di consegna e posa in opera del manufatto di euro 47.580 (di cui euro 39.000 di imponibile ed euro 8.580 di Iva al 22%)» che l’amministrazione comunale ha «ritenuto congruo ed equo rispetto ai valori correnti di mercato».

La diva in laguna. Si spera che l’ambasciatrice del museo Fellini riesca ad attrarre visitatori a Rimini.

E Rina? Senza barchetta (ce l’ha invece la scultura di piazzetta San Martino) è costata 15mila euro più Iva, quindi 18.300.
Non hanno badato a spese per il museo che porta il nome del Maestro, 12 milioni di euro il totale di cui si è sempre parlato. Si tratterà di vedere quanti biglietti verranno strappati e se saranno sufficienti per ripagare l’investimento. E’ ancora troppo presto per fare bilanci (è stato inaugurato il 19 agosto) ma entro fine anno qualche numero dovrebbe uscire e si potrà così cominciare a farsi un’idea della capacità attrattiva dei vari allestimenti dislocati fra Fulgor, spazi esterni e Castel Sismondo. Rina globetrotter la sua parte la sta facendo. Speriamo che il pubblico non risulti appagato della sola visione della rinocerontessa felliniana e decida anche di passare dal botteghino del Fellini Museum. Altrimenti addio sogni di gloria.
Intanto sarà bene fissarsi a futura memoria questi numerini: «l’incasso stimato dalla vendita dei biglietti del Museo Fellini è quantificabile in euro 130.000 nel 2021 e in euro 275.000 negli anni successivi». Lo ha scritto l’amministrazione comunale negli atti che stabiliscono l’acquisizione temporanea delle varie licenze d’uso dei film (ma anche delle fotografie) di Fellini utilizzati negli allestimenti del museo. Sono bassine le cifre indicate, non all’altezza delle dichiarazioni altisonanti sul museo internazionale (paragonato dal sindaco Gnassi al Guggenheim di Bilbao, che però prima della pandemia viaggiava quasi sul milione e mezzo di visitatori all’anno) che si sono ascoltate negli ultimi mesi a Rimini. Per avere un termine di paragone è sufficiente sapere che la Rocca di Gradara nel 2020 ha fatto segnare 80.544 visitatori per un introito lordo di 429.456 euro (fonte ministero della cultura: qui).

«Un museo per 16 milioni di turisti, firmato Fellini». (Il Giornale dell’Arte, 14 settembre 2021)

«Questo sarà un museo unico al mondo». Con un obiettivo dichiarato, in termini di presenze turistiche, decisamente alto: oltre 400mila visitatori all’anno». (Andrea Gnassi, Il fatto quotidiano, 18 gennaio 2020)

«Il museo Fellini diventerà quello che per Bilbao è stato il Guggenheim museum. Noi avremo il nostro ‘Guggenheim felliniano’ e produrremo tra i 300mila e i 400mila visitatori all’anno». (Andrea Gnassi, Riminitoday, 15 gennaio 2020)

«Il Museo Federico Fellini e il Museo di arte contemporeanea realizzato con San Patrignano hanno la funzione di strutturare questa sensibile crescita d’interesse dei Paesi d’Europa e non solo nei confronti di Rimini, ipotizzando una crescita ulteriore di 500mila presenze turistiche, gran parte delle quali estere». (Andrea Gnassi, Riminitoday, 15 gennaio 2020)

«Rimini città d’arte, con un quadrante urbano migliore del Guggenheim di Bilbao». (Andrea Gnassi, Newsrimini, 22 ottobre 2018)

«Nel nome di Fellini Rimini può aumentare, e in modo consistente, la quota di pernottamenti dei turisti stranieri – spiega il primo cittadino –. Oggi abbiamo all’incirca 7 milioni di presenze l’anno. Ma il potenziale che il museo diffuso dedicato a Fellini avrà, sui turisti stranieri in particolare, è enorme: possiamo incrementare quasi del 10% le presenze annue». (Andrea Gnassi, Carlino Rimini, Federico Fellini, a Rimini il museo più grande del mondo, 8 gennaio 2017)

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