Aveva un ordine del giorno "indolore" l'assemblea di banca Carim che si è svolta questa mattina nella sala Manzoni: l’approvazione di alcune modifiche
Aveva un ordine del giorno “indolore” l’assemblea di banca Carim che si è svolta questa mattina nella sala Manzoni: l’approvazione di alcune modifiche statutarie e l’autorizzazione, richiesta a Bankitalia, alla costituzione di un ‘Fondo Acquisto Azioni Proprie’ (entrambi i punti approvati). Per quanto riguarda il primo punto “le modifiche statutarie si propongono principalmente di accentuare la tutela apprestata per i piccoli azionisti rafforzandone il ruolo nella governance di Banca Carim”, spiega l’istituto di credito. E’ stata introdotta la riduzione (dal 10% al 5%) della percentuale di capitale sociale necessaria per la convocazione dell’assemblea su iniziativa dei soci, l’aumento del numero dei consiglieri indipendenti (da due a tre), la facoltà della ‘lista di minoranza’ di designare un solo candidato indipendente, l’attribuzione della carica di presidente del collegio sindacale al candidato designato nella ‘lista di minoranza’ se questa (che come in precedenza potrà essere presentata da tanti soci che detengono almeno il 2% del capitale sociale) raccoglie in assemblea almeno la percentuale del 5% e infine la possibilità che le liste siano costituite anche da un numero di candidati inferiore a quello da eleggere, così da agevolare la formazione di ‘liste di minoranza’.
Ma ad incombere sui lavori dell’assemblea è stato ovviamente il terremoto provocato dai 26 avvisi di garanzia agli ex vertici della banca. Se il presidente Bonfatti ha fatto riferimento a questa vicenda in apertura precisando che il consiglio di amministrazione dedicherà da subito la necessaria attenzione all’argomento, ha però anche cercato di tenerla per quanto possibile fuori dalla porta: “Non credo sia utile e produttivo affrontare in questo momento argomenti dei quali abbiamo conoscenza solo attraverso i media. Il cda ovviamente affronterà l’argomento con il senso di responsabilità che ha sin qui sempre dimostrato”, ha detto Bonfatti. “A coloro che ci chiedono di agire immediatamente, posto che questo non è compito del consiglio di amministrazione, assicuriamo che verrà svolto un puntuale esame sul merito delle questioni per successivamente creare una sede di discussione”. E non ha nascosto di essere dispiaciuto “che le modifiche allo statuto proposte ed approvate, tutte nella direzione di valorizzare il ruolo dei piccoli azionisti nel governo della Banca e che abbiamo voluto proporre oggi proprio per consentirne l’applicazione per le imminenti e prossime nomine, non siano state colte da una parte degli intervenuti in assemblea. L’attenzione ai piccoli soci, da parte di questo cda è nei fatti”.
Il primo a dimostrarsi insoddisfatto è stato il grande accusatore di banca e Fondazione Carim, l’ex comandante provinciale della Guardia di Finanza, Enrico Cecchi.
“Dopo il compianto sul Cristo oggi è il momento del compianto su Carim”, ha esordito. E’ andato all’attacco del presidente Bonfatti sulla mancata azione di responsabilità verso i due precedenti cda della banca e citando le parole che il numero uno di Carim avrebbe pronunciato all’incontro dell’11 novembre 2014 alla presenza del direttore generale e di tutti i membri del direttivo del comitato dei piccoli azionisti (ad esempio sull’inopportunità di far esprimere l’assemblea Carim su una eventuale azione di responsabilità verso gli ex amministratori, dal momento che a ciò era palesemente contrario l’azionista di maggioranza, ovvero la Fondazione), le ha definite “di una gravità inaudita” perché – ha argomentato – da esse “emerge che la Fondazione o peggio ancora, alcuni suoi esponenti, si è illegittimamente ingerita nell’amministrazione della società conferitaria”. E in buona sostanza Cecchi ha accusato Bonfatti di essere succube dei voleri della Fondazione. Da qui la richiesta al presidente Carim delle “dimissioni irrevocabili”.
Ma non è tutto. Sulla sua pagina facebook Cecchi ha pubblicato la “versione estesa” del suo intervento nel quale punta il dito anche su altro. “Il tasso di default del credito erogato nel passato ha continuato a crescere in misura preoccupante, come è attestato dalla dinamica delle sofferenze e delle partite incagliate e la categoria onnicomprensiva dei crediti deteriorati è cresciuta a 808 milioni di euro complessivi, con un incremento di 120 mln (+17,8%). L’ultima semestrale evidenzia altri 82 milioni di euro di “crediti in default” e 40,7 milioni di euro di “accantonamento prudenziali su credito” e 100 milioni di euro di rettifiche”.
E a proposito dell’immobilismo dell’attuale cda Carim circa l’azione di responsabilità (tema cavalcato stamattina in assemblea anche dai piccoli azionisti) invita a guardare alla “composizione nell’anno 2008 della Banca Interprovinciale di Modena, partecipata al 10% dalla Carim, oppure a conoscere chi ne sia stato fino al 2013 il vicepresidente”. Con seguito di nomi e cognomi.
Fra i j’accuse di Cecchi anche i “compensi a professionisti esterni per 3,361 milioni di euro”. Richiesta di dimissioni anche per il presidente della Fondazione, Massimo Pasquinelli.
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