Aureliano Bonini: “Bonfatti è uno dei raccomandati di Bankitalia? Sarà eterno in Carim?”

Aureliano Bonini: “Bonfatti è uno dei raccomandati di Bankitalia? Sarà eterno in Carim?”

Avevamo una banca. Non ce l'abbiamo più. Facciamoci qualche domanda: chi l'ha chiamato l'attuale presidente? Sembra che sia eterno. E' nella manica di palazzo Koch?

Fiondarsi a pagina 13 del Carlino oggi in edicola. C’è la lettera di Aureliano Bonini, il ben noto Aureliano Bonini, che dice così: “Caro direttore, ahimè sono stato consigliere della Fondazione Carim, quando possedeva il 76% delle azioni della Banca. Allora le cose andavano così bene che noi ‘dovevamo’ approvare i bilanci senza leggerli e discuterli. Adesso che abbiamo perso la banca Le chiedo come sia arrivato alla Carim il presidente Sido Bonfatti. Sembra che sia eterno e le chiedo se per caso è uno dei raccomandati dal team della Banca d’Italia. Spero che Lei e il giornale ne sappiate più di me. Sapendolo, il Natale sarebbe meno amaro. Grazie”. Firmato Aureliano Bonini.

Alla moviola. 1. Abbiamo perso la banca. 2. Come è arrivato alla Carim il presidente Bonfatti. 3. Sembra che sia eterno (visto che si parla della sua riconferma da parte di Crédit Agricole Cariparma). 4. Per caso è uno dei raccomandati dal team della Banca d’Italia?

Allora non è vero che tutta Rimini è distratta, assopita dai pistolotti del guru di palazzo Garampi, all’inseguimento dell’effimero. C’è anche chi osserva e legge pure quello che i quotidiani non scrivono.

La risposta di Stefano Muccioli è questa. “Gentile lettore, per quel che ne so fu il precedente presidente della Fondazione, Massimo Pasquinelli, a scegliere di affidare la Carim a Sido Bonfatti, modenese, e uomo estraneo alle guerre tra poteri locali. La Cassa di Risparmio in quel momento veniva da due anni di commissariamento della Banca d’Italia (siamo nel 2012) che aveva chiesto una ricapitalizzazione di 120 milioni di euro. Di certo il nuovo presidente ha avuto un ruolo molto importante nel reperire risorse da investire nella ricapitalizzazione della Carim. La risposta del territorio, invece, è stata deludente e dei 120 milioni chiesti da Palazzo Koch ne sono arrivati solo 80. Allo sforzo della Fondazione (che si è dissanguata per mantenere il controllo della banca) si è aggiunto soprattutto quello di investitori di fuori provincia. Sacrifici tanto pesanti quanto inutili perché nella pancia della banca c’erano ancora troppi crediti inesigibili (quasi tutti precedenti all’arrivo di Bonfatti) che dopo cinque anni hanno consegnato la Carim ai nuovi proprietari di Crédit Agricole. Le vicende della Cassa riminese e il ruolo giocato da Banca d’Italia meriterebbero perfino un passaggio nella commissione d’inchiesta parlamentare che sta tentando di far luce sul dissesto di tante banche. Quanto al suo caso personale, credo che il consigliere di una Fondazione abbia il dovere di leggere e discutere i bilanci prima di approvarli: non sempre le cose vanno così bene come sembra, meglio evitare le brutte sorprese. Auguri di Buone Feste”.

Quindi: sul punto 2 la risposta c’è: ce l’ha portato Pasquinelli. Per il resto pare di capire che le colpe siano del territorio e dei vertici di Carim precedenti a Bonfatti. Misteri inquietanti su Banca d’Italia. Andrà proprio scritta la vera storia di Carim.

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