Banche, eccoli di nuovo: Sora, Vitali e le fusioni mancate di Carim

Banche, eccoli di nuovo: Sora, Vitali e le fusioni mancate di Carim

Si torna a parlare di fusione tra Carim e Cassa di risparmio di Cesena, ma l’esito più probabile è che un istituto di medie-grandi dimensioni si “pap

Si torna a parlare di fusione tra Carim e Cassa di risparmio di Cesena, ma l’esito più probabile è che un istituto di medie-grandi dimensioni si “papperà” le due banche locali. Aiuto! Stefano Vitali pontifica di banche e politica. Ricordate Riccardo Sora, commissario di Bankitalia in Carim? C’era lui anche in Banca Etruria.

Si torna a parlare di un progetto di fusione tra Carim, Cassa di risparmio di Cesena e Cassa di risparmio di Cento. Un progetto che ciclicamente torna all’ordine del giorno. La fusione con Cesena era stato il cavallo di battaglia di Alfredo Aureli quando l’industriale era alla guida di Fondazione Carim, ma proprio l’avversione della cordata concorrente, guidata da Massimo Pasquinelli, fece naufragare il progetto che all’epoca era estremamente interessante perché proposto nei tempi e nei modi giusti. Il progetto provocò una guerra all’interno della Fondazione che si risolse con l’abbandono polemico di Aureli e la vittoria di Pirro di Pasquinelli. La mossa attuale, che guarda caso viene riproposta negli stessi modi in cui era stata presentata nella primavera del 2014, appare tardiva e con scarsi effetti pratici. Sia Carim che Carisp Cesena infatti devono ricapitalizzare a breve ed ormai appare evidente che le due banche faticano a sostenersi con le proprie gambe. La ricapitalizzazione di Carim sarà molto più gravosa di quella di Cesena. La necessità di alleanze è invocata dai massimi dirigenti di Banca Carim ed invece vista ancora con diffidenza dalla Fondazione che notoriamente è composta da persone non proprio avvezze ai temi economici, ma più a quelli “politici” e “sociali”. Nella realtà, suggeriscono i bene informati, si tratta della mossa di chi non naviga in buone acque. In più, aggiungono, se la fusione in altri tempi era vista con favore da Bankitalia, adesso anche Palazzo Koch nutre parecchi dubbi sul progetto che somma, più che forze, debolezze locali. E in questo momento a parlare di banche locali in Bankitalia si rischiano occhiatacce fulminanti. Più probabile, nell’ambito del grande risiko bancario che andrà a svilupparsi nei prossimi mesi, che la “fusioncina” tra Rimini e Cesena porti entrambe le banche nell’orbita di un istituto di credito di medie-grandi dimensioni. Infatti sia Carim che Carisp Cesena mantengono un certo appeal per il loro radicamento e i loro rapporti intensi con il tessuto imprenditoriale di realtà importanti.

Qualcuno fermi Stefano Vitali. Sulle questioni bancarie, anche alla luce del “salvataggio” delle quattro banche voluto dal governo che sta terremotando il sistema italiano, interviene anche l’ex presidente della Provincia Stefano Vitali che, di fronte al disastro, se ne esce con una proposta geniale. Cosa dice Vitali? Che in soldoni di fronte a questo fallimento deve ritornare la politica nella gestione delle banche del territorio. Urge che qualcuno, avvezzo ai temi della finanza e del credito, suggerisca a Vitali che proprio l’intromissione della politica ha creato il disastro attuale. Non si fa banca con prestiti agli amici degli amici, guardando alle elezioni e al controllo del territorio. Si fa banca guardando a chi si prestano i soldi, dandoli a chi ne ha bisogno per le sue esigenze di imprenditore o di privato, ma, condicio sine qua non, che sia in grado di restituirli. E che voti a destra o a sinistra non conta nulla. Invece per troppo tempo si è prestato a chi aveva agganci nei posti giusti e poi, guarda caso, ha lasciato voragini nei bilanci delle banche. E basta con la retorica, utilizzata per l’ennesima volta da Vitali, della “banca del territorio”. Le “banche del territorio”, alla prova dei fatti, stanno saltando una alla volta proprio perché gestite con criteri più politici che aziendali.

Sora: ancora tu? Sempre a proposito del “salvataggio” delle quattro banche. Chi è stato uno dei commissari di Banca Etruria fino a quando il decreto del Governo ha “salvato” l’istituto disponendo l’azzeramento delle azioni e soprattutto delle obbligazioni subordinate che sta creando “l’emergenza umanitaria” all’ordine del giorno? Riccardo Sora, già commissario di Carim. Già nel febbraio di quest’anno Ennio Lannutti, presidente di Adusbef, aveva tuonato contro Bankitalia che aveva mandato, come commissario di Banca Etruria, proprio Riccardo Sora che in quei giorni riceveva un avviso di conclusioni indagini per alcuni suoi atti mentre era commissario di Carim. L’accusa era quella di indebita restituzione di conferimenti. Secondo la Procura i commissari Sora e Piernicola Carollo “consentivano l’acquisto da parte di Carim Spa di 1.300.000 azioni proprie a un prezzo illecitamente maggiorato”, di fatto rendendo possibile l’indebita restituzione di conferimenti nei confronti dei soci. In questi giorni lo stesso Lannutti, che continua la sua battaglia contro Bankitalia, accusata di non controllare adeguatamente, ha rispolverato questa vicenda. La posizione degli ex commissari Carim, e quindi anche quella di Riccardo Sora, è stata poi archiviata e i due uomini di Bankitalia non dovranno presentarsi al processo che inizierà il prossimo 8 marzo. Ma proprio su questo punto c’è a Rimini chi mastica amaro: ma come – si chiedono alcuni – i commissari sono stati “salvati” mentre per lo stesso reato vecchi amministratori, consiglieri e revisori andranno a processo… (f.f.)

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