Portare i Foo Fighters a suonare a Cesena. Da un obiettivo sulla carta irrealizzabile è nato l'evento musicale dell'anno. Idea e regia di Fabio Zaffagnini. Che in questa intervista spiega nascita e sviluppi della startup più incredibile che abbia mai visto la luce.
Con i suoi 27 milioni 702 mila e 52 clic è il video più cliccato del 2015 su Youtube in Italia e questo record per un video comparso sul web a luglio. Mille tra batteristi, chitarristi, bassisti e cantanti hanno eseguito Learn to fly per omaggiare e invitare a Cesena i Foo Fighters, la rock band americana di Seattle fondata nel 1994 da Dave Grohl. Una band che viaggia per il mondo con cachet che vanno da mezzo a un milione di dollari a spettacolo. E lo stesso giorno in cui è stato pubblicato ha raggiunto l’obiettivo prefissato di invitare la band ad un concerto a Cesena. Infatti subito i Foo Fighters hanno risposto con un tweet e poi con un video di ringraziamento e una promessa.
Detta così sembra facile ma provateci voi… Ecco il motivo per cui sentiamo Fabio Zaffagnini, un 39enne cesenate che dopo il liceo scientifico a indirizzo linguistico (ha studiato tre lingue) e la laurea in geologia ha cominciato subito a lavorare al Cnr poi in proprio fino a quando, forse un po’ stufo della ‘professione da scrivania’, ha messo in piedi una sua startup sulla mappatura dei sentieri escursionistici, una sorta di google map ad uso di chi all’aereo, all’auto o ad altri mezzi di trasporto a motore preferisce il ‘cavallo di San Francesco’. Intanto Fabio continuava a suonare la sua chitarra e coltivava la sua ‘passionaccia’ per il rock e i viaggi, insieme alla ‘mission impossible’ di portare Grohl a suonare a Cesena. Ha cominciato a dirlo agli amici che, anche se all’inizio non credevano alle loro orecchie (una di loro gli ha detto: ‘Sarebbe come se il mio nipotino volesse invitare un vero Batman alla sua festa di compleanno’) ma alla fine tutti gli hanno risposto: ‘Io ci sto’. Era il maggio 2014, idea che divenne un vero e proprio progetto nel settembre dello stesso anno e il 14 dicembre venne lanciata sul web. Il 14 marzo 2015 il teatro Verdi di Cesena ospitò un affollato Rockin’1000 party. E poi la campagna del fundrasing, per cercare i musicisti e la pubblicazione sul web, il 26 luglio, di questo video da record. Il 30 luglio Davide Grohl risponde sul video con poche ma commoventi frasi in italiano in cui dice: ‘Ma che bellissimo questo video’ e promette che verrà a Cesena ringraziando. Il 3 novembre è accaduto quello che nessuno avrebbe mai pensato potesse accadere a Cesena: il concerto dei Foo Fighter. Nel giro di poco più di un anno il sogno era diventato realtà.
Fabio, come è nato questo video e perché?
All’inizio era poco più che una goliardata, nata per gioco; io amo questa band americana e volevo che venisse a suonare a Cesena. Obiettivo praticamente impossibile da raggiungere perché questa band ha una fama mondiale e cachet stratosferici. Figuriamoci poi a Cesena. Perché per i tour di queste band servono strutture da decine di migliaia di posti. Da questa ‘impossibilità’ è nata l’idea del più grande tributo che fosse mai stato fatto nella storia del rock.
Quali difficoltà avete incontrato e come le avete affrontate?
La prima cosa che ho fatto è stata quella di mettere in piedi un team di amici, ma ottimi professionisti giovani con una grande esperienza in tutti i settori necessari per lo sviluppo di questo progetto: un proget manager di eventi, la social media manager, una sceneggiatrice, un fonico, un commerciale. Insomma un team che sostenesse questo evento, anche perché io prima di allora non avevo mai organizzato niente di simile, anche se sono esperto di tematiche della social innovation e nel coinvolgimento di persone nella comunicazione. Ho esperienza come startupper e nell’organizzazione aziendale.
Ed è stato facile mettere e fare lavorare insieme questi professionisti?
Sono una persona fortunata e ho tanti amici preparati in questi settori e mi è bastato raccontare questa pazza idea e c’ho messo pochissimo a convincerli. Poi il lavoro di preparazione è durato più di un anno in cui tutti noi abbiamo sacrificato e impiegato molto del nostro tempo. Tutti avevamo un altro lavoro e abitavamo in città diverse: Torino, Milano, Bologna, Firenze e dunque tutto è stato faticoso e complicato ma alla fine siamo riusciti, in maniera armonica e con un rispetto reciproco delle varie competenze. Eravamo molto responsabilizzati e ciascuno nel proprio ambito ha dato il meglio.
Come avete trovato i mille musicisti protagonisti del video?
Abbiamo creato un sito web nel quale ci si poteva iscrivere e candidare, lasciando le proprie generalità e un video che noi avremmo giudicato se accettare la partecipazione. Quattro persone erano responsabili per ogni strumento e sono arrivati centinaia di promo che ci hanno permesso di scegliere queste persone.
Ora che mestiere fai?
Continuo con la mia startup e adesso questo del video è diventato un vero e proprio lavoro nel senso che sto organizzando per il futuro nuove cose che sicuramente saranno differenti da Rockin’1000 perché questa resterà un’esperienza irripetibile ma si sono aperte possibilità che vorremmo iniziare a percorrere e magari, chi lo sa, vivere anche di questo.
Con le persone che hanno partecipato alla performance sia nello staff che nel video continui ad avere dei rapporti?
Tutti abbiamo vissuto un’esperienza che non dimenticheremo mai. Nessuno si aspettava un successo del genere con un risultato ottimo anche nella qualità del video. Anzi per chi abbiamo invitato la sorpresa è stata davvero inaspettata perché in loro c’era molta curiosità ma non sapevano precisamente a cosa andavano incontro. Alla fine si sono ritrovati protagonisti di un successo mondiale. Immagina questo migliaio di persone che certo hanno una grande passione per la musica rock ma mai sono riusciti a sfondare, tanti suonano nei loro scantinati e nei pub per pochi soldi e si sono ritrovati alla ribalta mondiale divertendosi e così hanno fatto anche amicizia tra di loro e si è aperta una comunità fortissima e continuiamo a sentirci anche ora con alcuni quotidianamente soprattutto attraverso Facebook.
Cosa è successo dopo la pubblicazione del video?
Quasi subito a loro volta i Foo Figter hanno pubblicato un paio di tweet e il loro leader Dave Grohl ha registrato un video in cui ringraziava per quello che avevamo fatto e ci hanno promesso di venire a Cesena a tenere un concerto. E’ stata una grande sorpresa inaspettata.
Ma visti i cachet che chiedono, a Cesena come è andata?
Non ho idea delle cifre dei costi, perché a parte il video il concerto ovviamente è stato organizzato non da noi. Sicuramente però ti garantisco che non avranno chiesto i soldi che chiedono di solito, anche se per loro, come si può immaginare, è stato difficile trovare una data da inserire in un tour mondiale che prevede uno spettacolo ogni tre giorni. E a Cesena avevamo a disposizione il Carisport che non poteva contenere più di 3mila persone quindi i biglietti sono stati esauriti nel giro di pochi minuti dopo l’apertura delle vendite visto che le richieste sono state diverse decine di migliaia. E il biglietto costava poco meno di 70 euro, che si può considerare comunque il biglietto di un loro concerto ‘normale’ per i Foo Fighter. Rispetto alla ‘normalità’ a Cesena invece c’è stata anche la straordinarietà del fatto che si è trattato di un concerto ‘intimo’: vi hanno partecipato tutti quelli che hanno aderito alla campagna di fundraising ed human resources, tanti di Cesena ma comunque si è trattato di una ‘festa tra amici’.
Tu, sei laureato in geologia marina e poi hai lavorato per molti anni per il Cnr come direttore tecnico, responsabile marketing ma da questa estate hai lasciato…
Si ho lasciato perché l’impegno di Rockin’1000 è stato talmente forte e impegnativo che non riuscivo più a contemperare le due cose. Adesso, dopo l’evento estivo, ci siamo costituiti come società, un’altra startup che si aggiunge alla mia prima nata per i viaggiatori e che realizza mappature dei sentieri. Quello che Google ha fatto per le strade noi facciamo per i sentieri che si percorrono a piedi. Qualche anno fa ho ideato uno zaino che fa la stessa cosa delle automobili di Google che forse qualcuno avrà visto in giro e così mappiamo i sentieri in montagna, foreste, parchi.
Ma chi fa questo?
Non noi ma degli escursionisti che ci contattano sul web e a cui mandiamo a casa i nostri sistemi di acquisizione e poi pubblichiamo il sentiero ‘mappato’ sul sito trailmeup.com; queste mappe noi le vendiamo anche agli enti turistici dei territori. Il processo è simile a quello di Rockin’1000: nasce ‘dal basso’. Praticamente gli escursionisti si iscrivono in un sito web dicendo quale zona vorranno battere e quando noi decidiamo se la zona ci interessa, ricontattiamo i candidati e gli inviamo a casa lo zaino, glielo lasciamo il tempo necessario poi mandiamo un corriere a riprenderlo. Abbiamo sentieri prevalentemente in Italia (perché è più facile l’organizzazione) però abbiamo acquisito mappe anche negli Stati Uniti, in Tanzania, Etiopia, Turchia, Nuova Zelanda, Australia, Cuba, Malesia.
Progetti per il futuro?
Stiamo lavorando in questo momento e quindi non posso essere più preciso; posso solo dire che vogliamo creare qualcosa di sostenibile dal punto di vista economico e interessante dal punto di vista dei risultati. Certo non potrà essere qualcosa di uguale a Rockin’1000 che resterà un’esperienza irripetibile e unica mantenendo lo stesso spirito di coinvolgimento.
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