Bando “Leon Battista Alberti”, cartellino rosso dell’Anticorruzione al Comune

Bando “Leon Battista Alberti”, cartellino rosso dell’Anticorruzione al Comune

La notizia è decisamente clamorosa. L'Autorità Nazionale Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone ha alzato il cartellino rosso nei confronti del

La notizia è decisamente clamorosa. L’Autorità Nazionale Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone ha alzato il cartellino rosso nei confronti del Comune di Rimini e lo ha fatto su un appalto da oltre 6 milioni di euro. L’importo complessivo dei lavori ammonta a quasi 6 milioni e 300 mila euro. E’ quello relativo alla ristrutturazione del complesso storico “Leon Battista Alberti” i cui locali sono destinati al polo universitario.
Una grana, come vedremo, per l’amministrazione comunale, perché l’organismo che si occupa di prevenzione della corruzione nell’ambito delle amministrazioni pubbliche e della vigilanza sui contratti pubblici, smonta – per non dire demolisce – la sostanza del bando di gara.

La comunicazione di Anac diretta al Comune di Rimini è datata 28 aprile e fa seguito ad una precedente datata 4 febbraio. Si concentra sulle richieste contenute nel bando, che risale all’ottobre dello scorso anno e che aveva come termine per la presentazione delle offerte il 7 gennaio scorso. Uno dei rilievi mossi è proprio quello della tempistica scelta da Palazzo Garampi, cioè i termini ristretti di consegna delle offerte, per di più coincidenti col periodo delle festività natalizie. Un particolare che messo insieme agli altri dà l’idea della bocciatura su quasi tutta la linea della procedura seguita dal Comune.

Prima di tutto nel bando – dice Anac – sono state inserite opere che non erano comprese nel progetto esecutivo posto a base d’asta. Il riferimento è all’area cortilizia, che dovrebbe diventare la “piazza degli studenti”, 2.500 mq, per la quale è stata prevista una valutazione molto alta (un punteggio massimo di 19 punti su 100), addirittura più dell’offerta economica (15 punti). Cosa anomala perché la realizzazione dell’area cortilizia è tutt’altro che scontata e dipenderà da passaggi successivi, vale a dire dall’assenso dell’Università e dall’autorizzazione della Soprintendenza, essendo un’area vincolata. Non solo. Nell’offerta economica l’area cortilizia proprio non compariva. E allora come si spiega addirittura un punteggio così alto?
Ma Anac contesta anche un’altra strana e inusuale richiesta del bando: quella di presentare un progetto esecutivo (e non definitivo) “che va a ricadere sulle imprese che sono state chiamate ad anticipare l’elaborazione progettuale ad un momento antecedente la stipula del contratto”.

L’Autorità Anticorruzione mette complessivamente in fila quattro irregolarità: “La non corretta determinazione della procedura di gara”, in quanto sarebbe stato inserito in un appalto di sola esecuzione, la progettazione di altre opere, cosa non contemplata dal Codice dei contratti pubblici in materia. Ancora: “La possibilità che nell’appalto di sola esecuzione, l’individuazione dell’aggiudicatario sia condizionata dalla progettazione di opere di cui non è certa l’esecuzione, con evidente alterazione delle finalità dell’appalto, stante anche il peso rilevante, nell’ambito del procedimento di valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, attribuito alla progettazione”. Secondo Anac nel bando mancava anche la richiesta di adeguati requisiti del progettista e, da ultimo, potrebbe esserci stata una limitata partecipazione proprio a causa della progettazione richiesta e dei termini ristretti per la presentazione delle offerte.

Ora l’amministrazione comunale potrà presentare le sue controdeduzioni ma l’affare si complica. Il 10 aprile è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’aggiudicazione del bando: dieci le offerte pervenute e al primo posto si è piazzata una ditta di Fano, al secondo una di Rimini. Come ha anticipato il Corriere di Rimini esiste già un ricorso al Tar (per “irregolarità tecniche”) presentato da Conscoop, arrivata terza alla gara. C’è però un grosso ma. Già a febbraio Anac aveva scritto al Comune di Rimini evidenziando presunte irregolarità e chiedendo di fornire una serie di spiegazioni, cosa in effetti avvenuta. L’amministrazione ha però ugualmente proceduto nell’aggiudicazione del bando, col rischio di infilarsi in una strada complicata e che potrebbe avere conseguenze “costose”.

L’autorità a guida Cantone si è attivata a seguito dell’esposto presentato da un noto tecnico riminese, che evidentemente è stato ritenuto fondato. Una miccia, quella accesa sotto al complesso Leon Battista Alberti, di impatto assai più forte delle 18 irregolarità che Anac ha contestato al Comune di Rimini e reso di dominio pubblico il 16 aprile: hanno a che fare con la mancata applicazione delle regole sul calcolo del valore degli appalti nell’affidamento dei contratti senza gara (periodo 2010-2015) in base alle soglie comunitarie.
Di altra natura le contestazioni relative al caso “Leon Battista Alberti” e secondo qualche addetto ai lavori non sarebbe l’unico meritevole di finire al vaglio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Staremo a vedere. (c.m.)

Coopsette e Gecos presentano il conto al Comune per il lungomare (che non c’è) griffato

Doveva essera la “nuova cartolina” di Rimini il lungomare firmato dalle archistar, che però si è fermato al plastico. Adesso Coopsette e Gecos, che in quel progetto avevano creduto mettendo al lavoro progettisti famosi e costosi, presentano il conto al Comune di Rimini: quasi 1 milione e 200 mila euro (700 mila li chiede Gecos). La procedura concorsuale portò alla presentazione di tre progetti: Impresa Mantovani/Studio Altieri (capofila progettuale, Architetto Julien De Smedt) e Gruppo Coopsette (capofila progettuale, Architetto Jean Nouvel) per il tratto piazzale Boscovich – piazzale Kennedy, più il Gruppo Gecos (capofila progettuale, Studio Norman Forster) per il tratto piazzale Kennedy – piazzale Marvelli.
Ad un incontro pubblico sull’urbanistica organizzato da Dreamini, Claudio Marcella di Gecos, si soffermò proprio sull’incredibile storia dei project del lungomare, lasciando intendere che il nulla di fatto bruciava parecchio. Nel 2007 l’amministrazione comunale lanciò il bando, Gecos (così come altri) rispose presente e si mise al lavoro con impegno e dispendio di energie, coinvolgendo “uno dei maggiori studi di progettazione, quello di Norman Foster”, aveva detto Marcella. “Poi l’amministrazione ha chiesto due varianti rispetto alla nostra proposta progettuale e dopo circa sei anni di lavoro ci è stato detto che non si poteva fare niente. Avevamo sperato in un risultato diverso, purtroppo è stata un’occasione persa, sia per Gecos, che ha investito soldi e tempo, e sia per la città”. Fra l’altro, ha puntualizzato, “fu proprio l’amministrazione comunale, al momento del bando, a chiedere determinate cose: un progetto che realizzasse la famosa cartolina di Rimini e che offrisse la possibilità commerciale di vivere questa parte della città 24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno”. E Bruno Morandi, grande capo di Gecos (che nel frattempo ha presentato domanda di concordato al tribunale) sostiene che solo la parcella a Foster è costata 1,4 milioni di euro.
Tranquillo il sindaco Gnassi, che risponde così: “Quei progetti avrebbero creato problemi anziché risolverli. Ci opponiamo alla richiesta danni perché siamo in pace con le nostre scelte e sicuri delle nostre ragioni, che nel 2013 ci hanno portato a dichiarare non di pubblica utilità quei progetti”.

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